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Il coreano o lingua coreana è una lingua parlata nella penisola coreana. I nomi locali sono: Chosŏnŏ (조선어?, 朝鮮語?) o Chosŏnmal (조선말?, 朝鮮말?) in Corea del Nord, e Hangug-eo (한국어?, 韓國語?) o Hangug-mal (한국말?, 韓國말?) in Corea del Sud. I diversi nomi derivano dalle diverse denominazioni della Corea del Nord o della Corea del Sud per il loro Paese.

Coreano
조선말 (Joseonmal), 한:국말 (Hangugmal)
Parlato in Corea del Sud
 Corea del Nord
 Cina
 Russia
 Stati Uniti
Locutori
Totale81,7 milioni (Ethnologue, 2022)
Classifica15 (2021)
Altre informazioni
ScritturaHanja (raro)

hangŭl/chosŏngŭl (dal XV secolo)

TipoSOV agglutinante
Tassonomia
FilogenesiForse lingue altaiche [1][2][3][4][5][6]
 Coreano
Statuto ufficiale
Ufficiale in Corea del Sud
 Corea del Nord
Regolato daIstituto nazionale per la lingua coreana (국립국어원 / 國立國語院)
Codici di classificazione
ISO 639-1ko
ISO 639-2kor
ISO 639-3kor (EN)
Glottologkore1280 (EN)
Linguasphere45-AAA-a e 45-A
Estratto in lingua
Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1
모든 인간은 태어날 때부터 자유로우며 그 존엄과 권리에 있어 동등하다. 인간은 천부적으로 이성과 양심을 부여받았으며 서로 형제애의 정신으로 행동하여야 한다.
Traslitterazione
McCune-Reischauer

Modŭn Ingan-ŭn T'aeŏnal ttaebut'ŏ chayuroumyŏ Kŭ Chon-ŏmgwa Kwollie Issŏ Tongdŭnkhata. Inganŭn Ch'ŏnbujŏgŭro Isŏnggwa Yangsimŭl Puyŏbadassŭmyŏ Sŏro Hyungjeaeŭi Chŏngsinŭro Haengdonghayŏyahanda.

Latinizzazione riveduta

Modeun Ingan-eun Tae-eonal ttaebuteo Jayuroumyeo Geu Jon-eomgwa Gwonrie Iss-eo Dongdeunghada. In'gan-eun Cheonbujeog-euro Iseong-gwa Yangsim-eul Bu-yeobad-ass-eumyeo Seoro Hyungje-ae-ui Jeongsin-euro Haengdongha-yeo-yahanda.


Diffusione del coreano nel mondo:

rosso: lingua madre; arancione: usato come lingua ufficiale; verde: minoranze coreane.

Al 2022, è parlata da 81,7 milioni di parlanti totali[7].


Classificazione linguistica


La classificazione della lingua coreana è un tema discusso. Una buona parte dei ricercatori sostiene l'appartenenza del coreano al gruppo delle lingue nipponiche, ma anche l'idea che si possa trattare di una lingua isolata.

A lungo sostenuta è una possibile parentela con il giapponese, con cui il coreano condivide notevoli tratti in comune dal punto di vista strutturale e grammaticale (anche se non sussistono praticamente somiglianze lessicali). In parte questa parentela linguistica è negata in base alle difficili relazioni storiche tra le due nazioni, non ultimo l'imperialismo giapponese.

La tesi del coreanista tedesco Andre Eckardt, secondo la quale la lingua coreana sarebbe addirittura imparentata con le lingue indoeuropee, che ha avuto diversi tentativi di dimostrazione con la somiglianza a prima vista impressionante di 500 vocaboli, oggi non è più accettata dalla maggior parte degli studiosi.

Anche una parentela con il cinese è presente. Infatti, l'espansione culturale dell'epoca Han ha definitivamente esercitato un'enorme influenza nelle aree circostanti. Attualmente, quasi metà dei vocaboli coreani sono stati risultati dei prestiti dalla lingua cinese (i cognomi coreani derivano dal cinese).

I seguenti tratti comuni portano a pensare che il coreano possa essere inserito nel gruppo delle lingue altaiche:

  1. Armonia vocalica nella formazione delle parole
  2. Restrizione del sistema consonantico ad inizio parola
  3. Agglutinazione
  4. mancanza di alternanza vocale - consonante
  5. mancanza di pronomi e di pronomi relativi e di congiunzioni
  6. Presenza di forme verbali composte

Ciò nonostante è difficile essere certi riguardo alla classificazione del coreano, tutt'oggi le tre teorie più accreditate sono quella legata alle lingue altaiche, alle lingue nipponiche e di una lingua isolata.


L'alfabeto hangŭl/chosŏngŭl



Nascita, fonti di ispirazione e sviluppo


La lingua coreana utilizza a partire dal XV secolo una propria scrittura, l'Hangeul (lett. "scrittura del popolo coreano" o, nel significato arcaico, "il grande alfabeto"). La sua creazione risale al 1443, quando il re Sejong il Grande (r. 1418-1450) della dinastia Joseon (1392-1910), insieme ad un gruppo di letterati confuciani del Jiphyeonjeon (lett. "Istituto per la raccolta della virtù", organo poi smantellato dal successivo re Sejo) ideò un sistema di scrittura che aderisse al meglio alla lingua della penisola. Venne così ideato lo Hunmin jeong-eum (in hanja, 訓民正音,lett. "giusti suoni (per) educare il popolo", che avrebbe preso il nome di Hangeul nel 1912).

Avrebbe subito un periodo di "rodaggio" della durata di tre anni, nei quali ne sarebbe stata saggiata la funzionalità, nonché studiata la recezione da parte del popolo. Non è un'esaltazione nazionalista considerare l'alfabeto coreano come una delle invenzioni più geniali della storia delle lingue nel mondo. L'hangeul è stato infatti preceduto da studi approfonditi sul coreano antico e su lingue limitrofe al territorio coreano o comunque aventi con esso contatti più o meno stretti, come il mongolo, il cinese e si pensa anche il sanscrito. Quest'alfabeto è estremamente preciso e scientifico perché in ogni sua sillaba riproduce per iscritto il movimento della bocca e lingua nell'articolare i suoni, comprese le consonanti senza rilascio di suono (vedi avanti).

Le teorie sulla nascita delle componenti grafiche dell'hangeul sono molteplici e focalizzate per la maggior parte sul perché della forma delle singole lettere dell'alfabeto. Le fonti e i commentari seguiti alla creazione riportano come ognuno dei componenti di questa singolare scrittura rappresentino anche visivamente gli organi coinvolti nel processo di fonazione; ad esempio, la /m/ rappresenterebbe una bocca chiusa nell'atto di pronunciare il suono. La grafia delle consonanti doppie, che sono raddoppiate di fila (ex. /k/ e /k͈/), ricorda poi la lunghezza doppia della tensione del suono "kk" rispetto a "g". La grafia di quelle aspirate, invece, ha un tratto orizzontale in più, che rimanda all'aggiunta di uno sbuffo d'aria al suono (ex. "k" ). L'alfabeto, al momento della sua creazione, aveva molti più suoni. Oggi molti di loro, come /v/ e /f/, sono caduti in disuso. Anticamente l'hangeul era mescolato agli hanja e si scriveva in verticale e a partire da destra, esattamente come il giapponese e cinese in alcuni contesti. Oggi si scrive secondo le convenzioni occidentali.

Non stupisce la somiglianza tra alcune lettere dell'hangeul e componenti di altri sistemi di scrittura. Infatti il re Sejong, personalmente o delegando il compito a terzi, fece la spola tra la penisola coreana e l'impero mongolo per studiarne lingua e sistema di scrittura. Allo stesso modo somiglianze evidenti sono riscontrabili con gli ideogrammi cinesi utilizzati nei sistemi di trascrizione antecedenti alla creazione dell'hangeul come tra ㄹ e 乙 (non a caso quest'ultimo aveva la funzione di segnalare il complemento oggetto 을/를 nello hyangchal). Oppure, la /m/ è simile al sinogramma/hanja che anticamente indicava la bocca, 口. Altri studiosi avanzano l'ipotesi di un'influenza da parte della scrittura sanscrita (quindi dal devanagari) e dal Phagspa mongolo ma, in ogni caso, rimarrebbe in secondo piano rispetto a quelle sopra citate. L'hangeul ha infine un significato filosofico in alcuni suoi componenti: il tratto orizzontale di alcune vocali indica il principio Yīn 阴 (lato non illuminato di una collina, passività, ombra, luna, freddo, polo negativo, nord, chiuso, acqua, umido, principio femminile) mentre il punto che distingue le vocali le une dalle altre indica il principio Yáng 阳 (lato illuminato di una collina, attività, luce, sole, caldo, polo positivo, sud, aperto, fuoco, secco, principio maschile). Il punto è poi evoluto in un trattino. Il tratto verticale di alcune vocali infine rappresenta l'uomo, che è l'entità che media tra i due princìpi.

L'han'geul non fu il primo sistema di scrittura dei coreani poiché, come già accennato, precedentemente erano stati usati gli ideogrammi cinesi, gli hanja. In passato, i burocrati e l'élite nobiliare si distinguevano come status e livello di cultura proprio per la conoscenza della scrittura. Nella Cina imperiale, in cui erano stati creati i sinogrammi, l'alta concezione della cultura e l'importanza fondamentale della scrittura erano analoghe e solo chi conosceva i caratteri e sapeva leggere i classici per eccellenza della letteratura (es. i Dialoghi di Confucio) e citarli nei saggi degli esami imperiali poteva diventare un burocrate.

Sebbene gli hanja fossero in parte scomodi per scrivere il coreano, quando il re Sejong presentò l'hangeul ci furono delle resistenze da parte dei nobili e dei confuciani perché l'esistenza di un alfabeto dal semplice funzionamento e dalle forme snelle avrebbe potuto allargare la soglia di alfabetizzazione e sveltire le tempistiche di apprendimento della scrittura: imparare un pugno di lettere è ben diverso da imparare e tenere a mente alcune migliaia di ideogrammi. L'élite avrebbe quindi perso parte della sua importanza. Alcuni nobili arrivarono a definire l'hangeul "l'alfabeto delle donne" ("Amgeul") in segno di scherno e disprezzo.

Per questo motivo l'alfabeto ebbe una circolazione molto più limitata di quella che Sejong aveva in mente. L'élite continuò a preferire gli hanja mentre l'hangeul era utilizzato dalle donne e dai semianalfabeti che non conoscevano gli hanja. In taluni testi antichi gli hanja sono affiancati dall'hangeul scritto in dimensione più piccole per indicare la pronuncia a chi non la conosce: veniva quindi usato anche come traslitterazione degli hanja. Questo tipo di utilizzo è analogo al furigana giapponese, che affianca l'hiragana ai kanji, l'equivalente giapponese degli hanja nati con l'importazione coreana degli hanja in Giappone.

A partire dalla seconda metà del Novecento la situazione si è rovesciata: l'hangeul è noto a tutti gli alfabetizzati, gli hanja sono poco usati e la grafia che mescola l'alfabeto ai sinogrammi (simile ad esempio a quella giapponese) è perlopiù sparita. Alcuni coreani usano gli hanja anche per trascrivere il loro nome in ideogrammi.


Lettere, romanizzazione, pronuncia, ordine dei tratti e trattamento dei suoni stranieri


La tabella comprende tutto il jamo (字母, l'alfabeto, lett. "caratteri-madre delle parole"). Parte con le vocali, i dittonghi che hanno già una scrittura a sé e finisce con tutto l'inventario delle consonanti. La romanizzazione usata è la Latinizzazione Riveduta della Lingua Coreana (Revised Romanization, "RR"), entrata in vigore nel 2000. In Nordcorea invece si utilizza ancora il vecchio sistema, il Sistema McCune-Reischauer ("MR"), creato intorno al 1937.

Lettera

hangeul

Pronuncia IPA Traslitterazione in RR Traslitterazione in MR Descrizione
/a/ a a A di aereo.

Riguardo all'ordine dei tratti per una grafia ordinata, si traccia prima la sbarra verticale a partire dall'alto e poi il trattino dalla propria sinistra alla propria destra.

/ja/ ya ya IA di iato.

In generale, per formare il dittongo iniziante con "i" semivocalica /j/ a partire dalla singola vocale, è sufficiente aggiungere un jamo (cioè un trattino) in più. La semivocale si traslittera con la lettera "Y".

L'ordine dei tratti non cambia, in più è bene ricordare che si scrive prima il trattino in alto e poi quello in basso.

/ʌ/ eo ŏ O di orso, con le labbra non arrotondate (o "distese" o "rilassate") e aperta (cioè con la bocca più spalancata, con il dorso della lingua molto più distante dal palato rispetto alla tipica /o/).

Siccome la vocale è messa in piedi come la ㅏ, si può riprodurre il suono in maniera rudimentale pronunciando la "o" tenendo la bocca spalancata come la "a". Tuttavia la /a/ è vocale centrale, mentre il suono che si cerca di riprodurre è posteriore.

In quanto non si legge /eo/ di fila, quando si legge bisogna cogliere in coppia, nella stessa misura in cui in italiano si differenzia "scena" da "vasca".

Si scrive prima il trattino (da sinistra a destra) e poi la sbarra verticale.

/jʌ/ yeo IO di fiore, con le labbra non arrotondate, aperta.

Anche in questo caso si scrivono prima i trattini a partire da quello in alto, poi si traccia la sbarra verticale.

/o/ o o O di orso chiusa (e quindi con il dorso della lingua vicino al palato) e "procheila", cioè con le labbra arrotondate.

In generale, tutte le vocali che hanno la sbarra orizzontale si scrivono sotto il primo membro della sillaba, non di fianco.

Si traccia prima il trattino dall'alto in basso e poi la sbarra orizzontale da sinistra a destra.

/jo/ yo yo IO di fiore, chiusa e con le labbra arrotondate.

Si tracciano prima i trattini a partire da quello più a sinistra e infine la sbarra orizzontale.

/u/ u u U di Ungheria chiusa, con le labbra arrotondate.

La lettera è ribaltata rispetto alla /o/ perché il suono /u/ è più chiuso: per pronunciare la /u/, in generale il dorso della lingua si deve avvicinare di più al palato.

Si traccia prima la sbarra orizzontale e poi il trattino verticale.

/ju/ yu yu IU di giudice chiusa, con le labbra arrotondate.

In generale, si può notare come le vocali chiuse e arrotondate siano di forma orizzontale e quelle aperte (tranne /e/) siano verticali.

Si traccia prima la sbarra orizzontale e poi i due trattini verticali.

/e/ e ë E di estate, chiusa.

Si traccia prima il trattino e poi le due sbarre verticali.

/je/ ye ye IE di fieno, chiusa.

Si tracciano prima i due trattini a partire da quello in alto e poi le due sbarre verticali.

/ɛ/ ae ae E di estate, aperta (cioè con la bocca più spalancata, con la punta della lingua molto più distante dal palato rispetto a /e/). È importante fare sentire la distinzione nel coreano standard.

La lettera si distingue dalla /e/ perché il trattino è in mezzo ai due bastoncini e, messo lì in mezzo, indica una maggiore apertura della bocca.

Si traccia la prima sbarra verticale, poi il trattino interno e infine la seconda sbarra verticale.

/jɛ/ yae yae IE di pieno, aperta.

Si traccia prima la sbarra verticale, poi i due trattini interni a partire da quello in alto e infine la seconda sbarra verticale.

/i/ i i I di inno, con la punta della lingua molto vicina al palato perché è una vocale chiusa.

È una semplice sbarra verticale tracciata a partire dall'alto. Siccome nei dittonghi che iniziano per semivocale /j/ si aggiunge un trattino in più alla vocale base, si può immaginare che una piccola "i" venga ribaltata e incollata alla vocale in senso ortografico e pure fonologico.

/ɯ/ eu ŭ U di Ungheria, con le labbra che stavolta sono non arrotondate e il dorso della lingua estremamente vicino alla zona tondeggiante e rigida del palato. Nel pronunciare il suono, le due arcate dentarie di solito sono tenute vicine.

È una semplice sbarra orizzontale che si traccia da sinistra a destra.

/ɰi̯/ ui ŭi UI di quinto, sempre con labbra distese, lingua vicinissima al palato e, di solito, una leggera accentazione sulla "i". Quest'ultima in IPA ha un trattino in basso per disambiguare che fa parte di un dittongo o trittongo. /ɰ/ invece è la versione semivocalica di /ɯ/, esattamente come /w/- per /u/ e /j/- per /i/.

Prima si traccia la sbarra orizzontale e poi, accanto a essa, quella verticale: l'ordine dei tratti segue l'ordine di pronuncia.

/wa/ wa wa UA di guardare.

In generale, la semivocale arrotondata chiusa /w/ è sempre traslitterata con una W.

L'ordine della grafia segue l'ordine della pronuncia: la "a" si traccia per ultima.

/wʌ/ wo wo UO di uomo, con la "o" non arrotondata e aperta.

L'ordine della grafia segue l'ordine della pronuncia: la "eo" si traccia per ultima.

/we/ we we UE di guerra, con la "e" chiusa.

L'ordine della grafia segue l'ordine della pronuncia: la "e" si traccia per ultima.

/wɛ/ wae wae UE di guerra, con la "e" aperta.

L'ordine della grafia segue l'ordine della pronuncia: la "ae" si traccia per ultima.

/wi/ oppure /y/ wi wi UI di guidare. Pochi parlanti la pronunciano /y/, cioè "I" di inno con le labbra arrotondate.

L'ordine della grafia segue l'ordine della pronuncia in forma di dittongo: la "i" si traccia per ultima.

/we/ oppure /ø/ we oe UE di guerra, con la "e" chiusa. Pochi parlanti la pronunciano /ø/, cioè "E" di estate con le labbra arrotondate.

La "i" si scrive per ultima.

-/ɡ/- e /k/-;

-/k̚/

g; -k G di gancio. Se completamente a inizio parola, è C di cane / K di koala, ma la romanizzazione non varia, altrimenti diventerebbe fuorviante. Quando è a fine sillaba, indifferentemente dal fatto che questa sillaba sia dentro la parola o anche alla fine, e contemporaneamente è seguita da un'altra consonante (diversa da ) o da nulla diventa una "consonante senza rilascio di suono". Per capire come si pronuncia, si prenda ad esempio la parola "pagare" pronunciata molto lentamente, prestando massima attenzione al movimento della lingua: dopo che si pronuncia "pa-", il dorso della lingua tocca la zona tra il palato duro e il velo palatino/"palato morbido" per prepararsi a pronunciare la "g" dura. Nel momento in cui la lingua si stacca, soltanto allora si sente il suono /g/ seguita dalla vocale, la seconda "a".

Ebbene, nel caso in cui la consonante sia una "consonante senza rilascio di suono" (cioè consonante a fine sillaba coreana), si effettua solo il primo movimento della lingua. In questo preciso caso, il dorso della lingua si poggia sulla zona velare senza poi scollarsi. Il suono "a" di "pagare" viene bruscamente interrotto dalla lingua, che ostruisce il passaggio del suono all'interno della bocca. Se quindi "pag" fosse una sillaba coreana, il risultato in IPA sarà /pʰak̚/, in romanizzazione "pak" e, ad un orecchio poco sensibile alle consonanti senza rilascio di suono sembrerà di sentire /pʰa/. I coreani, avendo questo tipo di suono nella loro lingua, al contrario hanno un orecchio molto sensibile. Questa lettera, se a fine sillaba, si traslittera "-k" e, in generale, le consonanti senza rilascio nei cluster influenzano la lettura della consonante successiva (quindi l'hangeul in svariati casi non si legge come si scrive: avviene il fenomeno delle mutazioni fonetiche, detto "sandhi consonantico"). Per i particolari, vedi avanti. Prima dell'invenzione dell'hangeul, le consonanti a fine sillaba si pronunciavano per intero. La "g-" in alcuni font, se affiancata ad una vocale avente riga verticale, ha il tratto discendente arcuato e piegato. Ciò vale pure con le due lettere successive ("kk-", "k-"). Come esempio già citato, si prenda il componente in basso al sinogramma .

Nel tracciarla, si parte dal trattino verticale e si disegna in un unico movimento (senza cioè che si stacchi la punta della penna dal foglio), esattamente come succede con le vocali ㅡ eㅣ.

/k͈/;

-/k̚/

kk; -k CC di tacca / KK di trekking / CCH di pacchetto. La versione doppia/geminata/tensificata di una consonante si scrive raddoppiando il segno accanto al primo e comprimendoli. Tutte le doppie sono sempre sorde. In generale, una qualunque consonante si dice "sorda" se, quando si pronuncia, il palmo della mano intorno alla gola non sente le vibrazioni delle corde vocali (si confronti ad esempio "mmm" e "vvv" con "ssss" e "hhhh").

Questa è una delle sole due lettere doppie che può apparire a fine sillaba, divenendo "-k" (quindi una consonante senza rilascio).

In generale, in coreano una parola può iniziare per cluster doppio preconfezionato. Se questa parola è completamente a inizio frase, chiaramente il cluster sarà pronunciato non doppio (o "scempio"). Sono tutti non tensificati tranne SS-. In generale, nel disegnare i raddoppi "preconfezionati" nell'hangeul, si disegna la letterina a sinistra e poi quella a destra.

/kʰ/-;

-/k̚/

k C di cane / K di koala ma con aspirazione sorda (cioè alla lettera si accompagna uno sbuffo d'aria che la distingue dalla ). Tutte le aspirate in coreano sono sorde e, in grafia, si ottengono aggiungendo un tratto orizzontale in cima alla consonante.

A fine sillaba, come ogni consonante aspirata in tale posizione, diventa una consonante senza rilascio di suono e il punto di stop è sempre in zona velare. Quindi si romanizza "-k". Sebbene la pronuncia della parola muti, l'ortografia non cambia.

Si traccia prima la /g/ e infine il trattino al suo interno, che indica lo sbuffo d'aria.

/n/ n N di nave. Per i suoni nasali e laterali non esiste una grafia doppia/con aspirazione a sé: si scrive infatti la N o M o L o NG seguita poi da una H e non una lettera singola.

In Nordcorea, i prestiti cinesi che iniziano per "N-" conservano questo suono sia in grafia sia in scrittura. Di conseguenza, nella produzione scritta sudcoreana o nei vocabolari sudcoreani, la grafia sarà diversa. Un esempio è "femminile": nord: nyeoja (녀자), sud: yeoja (여자). "nyeo" deriva dal cinese "nü" ().

I vocabolari risolvono eventuali dubbi di grafia.

Nella parlata molto rapida, il gruppo NB a livello fonetico può assimilarsi in /mb/, mentre NG (attenzione alla mancanza di un trattino come in "NG-") si pronuncia come "ng" di fango.

La lettera si traccia in un unico movimento a partire dal trattino verticale.

/l/ e -/ɾ/- l; -r- L di leva. Se intervocalica, diventa una R di arare monovibrante (cioè la lingua tocca gli alveoli una sola volta) e si romanizza "-r". Se questa consonante è doppia, si pronuncia /ll/, non è una "r" polivibrante.

Anticamente, nessuna parola poteva iniziare per "L-". Poi questo divieto è caduto per l'influsso dei prestiti inglesi.

I prestiti sino-coreani che iniziavano per "-" in Sudcorea sono stati adattati ortograficamente e foneticamente come "N-" (tranne se il prestito, cambiata la grafia, inizierebbe per "Ni-" o "Ny-": in tal caso, in ortografia, è stata eliminata la consonante iniziale). L'ortografia di tali parole in Nordcorea torna ad essere "-", pronunciata /ɾ/. Un esempio è "lavoro" - nord: rodong (로동), sud: nodong (노동).

Per scrivere questa consonante con l'ordine dei tratti corretto e una grafia abbastanza gradevole, bisogna pensare di incastrare una ㄱ con una ㅡ e infine una ㄴ. Può assomigliare ad un serpentello o una "S" scritta al contrario.

-/d/- e /t/-;

-/t̚/

d; -t D di dado. Se completamente a inizio parola, è T di tana, ma la romanizzazione non varia. Se a fine sillaba, diventa una consonante senza rilascio di suono e il punto di stop è in zona dentale. Si deve far sentire bene la differenza tra lo stop senza rilascio di suono velare e dentale.

Si traccia a partire dal tratto orizzontale in alto ㅡ che si incastra con ㄴ.

Nella grafia calligrafica e poco curata, è disegnata in un unico movimento ed è vagamente simile alla C latina.

/t͈/ tt TT di atto.

Si ricorda che solo il raddoppio "preconfezionato" e (vedi avanti) si può trovare a fine sillaba. Quindi questo non vi comparirà mai in tutto il vocabolario coreano.

Se la parola a inizio frase inizia per TT, si ricorda che a livello fonetico il cluster si pronuncia scempio.

-/dʱ/- e /tʰ/-;

-/t̚/

t T di tana, con aspirazione sorda.

Si tracciano prima i due tratti orizzontali ㅡ e ㅡ che infine si incastrano con una ㄴ.

/m/ m M di mano.

Nella parlata molto rapida, il cluster NM a livello fonetico può sentirsi "mm" di camminare. Si traccia a partire dalla sbarra verticale ㅣche si unisce con ㄱ avente l'angolo estremamente spigoloso; si ottiene quindi una specie di porticina che viene chiusa con il tratto orizzontale ㅡ in basso. Si deve avere la massima cura di controllare sin da subito i movimenti e renderla quindi con gli angoli netti e accentuati per non confonderla con qualcosa di simile a ㅇ (vedi avanti).

-/b/- e /p/-;

-/p̚/

b; -p B di burro. Se completamente a inizio parola, è P di palla, ma la romanizzazione non varia.

A fine sillaba diventa "-p" con punto di stop in zona bilabiale. Questo è l'ultimo dei tre stop presenti in coreano. Bisogna distinguere bene, nella parlata curata, tra stop velare, dentale e bilabiale.

Si ricorda il caso di assimilazione in NB.

Nel tracciarla con l'ordine dei tratti standard e curato, si disegnano prima i due tratti verticaliㅣeㅣ, poi si incastrano con i trattini orizzontali ㅡ e ㅡ scritti come al solito a partire da quello in alto.

In stile calligrafico, si traccia una specie di U a cui si aggiunge il trattino all'interno.

/p͈/ pp PP di zappare. Si ricorda che non si trova mai a fine sillaba in una parola coreana.

Vale l'assimilazione anche nel caso NPP.

Se la parola a inizio frase inizia con PP, si pronuncia scempio. In stile calligrafico, si disegnano due U a cui si aggiungono rispettivamente due trattini all'interno.

Nel caso estremo, si scarabocchia una ɯ a cui si aggiunge un unico tratto orizzontale che la taglia a metà.

-/bʱ/- e /pʰ/-;

-/p̚/

p P di pane, con aspirazione sorda. A fine sillaba è "-p" con punto di stop in zona bilabiale.

In alcuni font più calligrafici, i tratti possono apparire leggermente scollati tra loro.

Vale l'assimilazione anche nel caso NP. Se una parola coreana inizia per

Nel tracciarla, si disegna una ㅠ chiusa in basso da una sbarra orizzontale ㅡ.

-/d͡ʑ/- oppure -/d͡z/-;

/t͡ɕ/-

oppure

/t͡s/-;

-/t̚/

j; -t G di gelato fortemente palatalizzata, cioè con la punta della lingua spinta più in avanti. In altre parole, è come pronunciare il suono sopracitato con la lingua in posizione di "gn" di gnomo. Se completamente a inizio parola, è C di cena, palatalizzata o meno, ma la romanizzazione non varia.

In Nordcorea, si pronuncia come Z di zanzara (/d͡z/ e /t͡s/), sorda o sonora. In altre parole, non viene fortemente palatalizzata.

A fine parola diventa "-t" con stop in zona dentale: nonostante la posizione della lingua (con la prima variante di pronuncia) non sia quella di /t/, lo stop avviene con la lingua in questa posizione.

Non bisogna confondere "J" con la semivocale "Y".

In alcuni font il vertice del tratto orizzontale è fuso con il vertice della gamba della lettera orientata a sinistra. La lettera, quindi, non ha tre tratti ma due e la penna si stacca dal foglio una sola volta (si impiega un solo movimento). Come esempio già citato, si prenda il componente in alto al sinogramma .

Nella versione calligrafica, si traccia una ㄱ sinuosa a cui si aggiunge l'ultimo tratto \ .

Altrimenti si parte dalla sbarra orizzontale per poi tracciare i due svolazzi in due movimenti.

Le sillabe "DI" e "DY(+la vocale del dittongo)" scritte come...ㄷ이 e simili (con una risillabazione in mezzo, vedi avanti) si pronunciano /d͡ʑi/ e /d͡ʑj.../ per un fenomeno di palatalizzazione. Quindi, bisogna prestare attenzione all'ortografia.

Infine, nella pronuncia sudcoreana, la N nel cluster NJ può sentirsi assimilata in una "gn" di gnomo.

/t͈͡ɕ͈/ oppure /t͈͡s͈/ jj CC di acciaio. In Nordcorea è ZZ di razzo, sorda (/t͈͡s͈/).

Questo raddoppio preconfezionato non appare mai a fine sillaba in una parola coreana.

Se la parola a inizio frase inizia con JJ, si pronuncia scempio.

Nella pronuncia sudcoreana, vale l'assimilazione anche nel caso NJJ.

Nella grafia curata, si accostano due ㅈ, mentre in versione calligrafica e poco curata si traccia una sbarra orizzontale a cui si appendono quattro svolazzi.

-/d͡ʑʱ/- oppure -/d͡zʱ/-;

/t͡ɕ-/-

oppure

/t͡sʰ/-;

-/t̚/

ch; -t C di cielo, palatalizzata e con aspirazione sorda. In Nordcorea, è Z di zanzara con aspirazione. A fine sillaba è "-t" con stop dentale. Nella pronuncia sudcoreana, vale l'assimilazione anche nel caso NCH

In alcuni font, il tratto orizzontale sopra la lettera che si disegna per primo si trasforma in un trattino verticale o sbilenco.

Le sillabe "THI" e "THY(+la vocale del dittongo)" scritte come ㅌ이 (ex. 같이) si pronunciano /t͡ɕʰi/ e /t͡ɕʰj.../ per lo stesso fenomeno.

/s/- e -/z/-;

/ɕ/i/j- e -/ʑ/i/j-;

-/t̚/

s; -t S di sole. Davanti alla vocale "i" o ad un qualunque dittongo che inizia per semivocale /j/, è una SC di sciare fortemente palatalizzata, per lo stesso fenomeno. La romanizzazione è comunque sempre e solo una, anche quando la consonante può sentirsi sonora in mezzo alla parola. Ma in Nordcorea la "S" non è colpita da palatizzazione in questo contesto.

A fine sillaba, nonostante "s" sia un suono sibilante senza alcun contatto tra organi, diventa "-t" con stop dentale.

/s͈/;

/ɕ͈/i/j;

-/t̚/

ss; -t SS di asso, sempre e solo sorda e abbastanza enfatica. Davanti a "i" o dittonghi che iniziano per /j/, è SC di sciare o è il verso "Sssssh!!!" lungo per richiamare il silenzio, per lo stesso fenomeno. La romanizzazione non varia. In più, anche la versione doppia è palatalizzata: la punta della lingua va tenuta in una posizione simile a "gn" di gnomo nel pronunciare il suono. In Nordcorea invece la "SS" non è colpita dalla palatalizzazione davanti a /j/.

A fine sillaba diventa "-t" con stop dentale: è la seconda lettera doppia preconfezionata che può apparire a fine sillaba oltre a .

Tutte le consonanti che si pronunciano a contatto o vicine ai denti subiscono tutte la stessa sorte perché diventano stop dentali senza rilascio di suono.

Se è contenuta all'inizio della prima parola della frase, si può pronunciare tensificata.

- - -; -/ŋ/ - - - ; -ng

(se succeduta da vocale, "ng-")

Se la sillaba coreana inizia con una vocale, questo cerchio che si disegna in senso antiorario sta ad indicare l'assenza di consonante. Quindi, a inizio sillaba, non ha alcun valore dal punto di vista fonetico e non si trascrive.

Se si trova a fine sillaba, indica la NG di vanga. È un unico suono, quindi per ricavarlo bisogna eliminare la /g/ dalla parola "vanga". In altre parole, si può pensare come NG dell'inglese "king".

Quando è ad inizio sillaba, se la sillaba precedente finisce in consonante, questa si sposta al posto di , quindi la parola si risillaba e la cadenza resta regolare. Se poi questa consonante in fondo alla prima sillaba è "-r-", si presti attenzione alla pronuncia ricordando che a inizio sillaba non ha valore fonetico. In alcuni font, il cerchio può avere un minuscolo trattino (verticale o obliquo in base al font) attaccato sopra.

Per distinguere suono unico "NG" dalla sequenza "N'G" (due suoni di fila), in romanizzazione si usa un trattino dopo le due lettere nel primo caso (quindi ㅇ NG-): il trattino segna la presenza di ㅇ alla fine della sillaba e all'inizio di quella successiva. A livello fonetico, chiaramente indica che la prima in pronuncia finisce in /ŋ/ e l'altra parte direttamente con la vocale. La soluzione "N'G" con apostrofo, sebbene possa sembrare comoda, appartiene alla vecchia romanizzazione.

Per fare un esempio concreto, il nome dell'alfabeto (Hangeul) non ha trattini in latinizzazione perché si scrive 한글 e non

*항을 (*Hang-eul).

/h/ oppure /ɦ/;

/x/ oppure /ɣ/;

/ç/ oppure /ʝ/

h H dell'inglese "have", che nella parlata molto rapida e poco curata si sente poco. È una fricativa glottidale se seguita da /a, ʌ, ɛ, e/, tuttavia se seguita da /ɯ/ il dorso della lingua è più vicino alla zona velare, quindi l'aspirazione viene plasmata e modellata dalla lingua come /x/; il suono è cioè simile ad una "c" di cane ma senza contatto tra organi. Se poi la vocale che segue è /i/ o /j/, la punta della lingua sarà automaticamente attratta verso gli alveoli, senza ovviamente toccarli. Quindi il suono si modella come /ç/. Se invece la vocale che segue è /o, u, w/ le labbra, arrotondate, s'avvicinano senza toccarsi, si ha dunque /ɸʷ/. La "w" scritta come apice sta ad indicare che le labbra si protendono in avanti. Per sentire bene la sottile differenza con /x/, è sufficiente ripetere più volte di fila "ho-ho-ho-ho-ho-ho" e subito dopo "hi-hi-hi-hi-hi-hi" (/ç/) alla massima velocità possibile. Questo fenomeno è riscontrabile pure con le aspirate, ma la consonante quando è seguita da /o, u, w/ s'aspira semplicemente, senza assimilazioni: si confronti l'aspirazione di "ka-ku-ka-ku-ka-ku" con quella di "ke-ki-ke-ki-ke-ki". Più in generale, se in mezzo a suoni sonori, è normale sentire la "h" sonora: invece di /h, x, ç, ɸʷ/, si può sentire /ɦ, ɣ, ʝ, β/. Quando due coppie di suoni sono interscambiabili, il fenomeno tale per cui non c'è distinzione nel significato si dice "allofonia".

Questa lettera si trova a fine sillaba in casi più unici che rari.

Si traccia per primo il trattino in alto (che in alcuni font appare orizzontale), dopodiché la sbarra orizzontale e infine il cerchiolino in senso antiorario.

Dall'alfabeto coreano sono esclusi suoni come ad esempio /f/ sordo e /v/ sonoro, ragion per cui nel traslitterare nomi stranieri e prestiti si ripiega su altre lettere dal suono simile e si effettuano degli adattamenti in dei punti in apparenza ostici. Per la precisione:


Caratteri obsoleti e pronuncia delle vocali in Coreano Medio


Alcuni caratteri dell'alfabeto Hangeul erano usati più o meno di rado nei testi antichi del Coreano Medio (o Coreano Medievale) in larga misura per trascrivere dei suoni degli hanja al tempo del cinese medio, per poi cadere in disuso. Alcuni di questi caratteri potevano combinarsi in cluster, anch'essi caduti in disuso. Sempre in passato, erano possibili anche combinazioni vocaliche oggi in disuso, perlopiù per trascrivere la pronuncia degli hanja. Alcuni esempi di cluster antichi usati nel Coreano Medio e oggi in disuso sono ㅳ (assimilatosi poi in ㄸ), ㅶ e ㅾ (assimilatisi in ㅉ), ㅺ (assimilatosi in ㄲ), ㅻ (assimilatasi in ㅥ cioè ㄴ raddoppiata), ㅼ (sempre in posizione iniziale e assimilatasi in ㄸ), ᄱ (assimilatasi in ᄂᄆ) e (assimilatosi in ㅉ). Nel Coreano Medio, potevano trovarsi cluster formati da tre membri, oggi tutti in disuso. Almeno una parte di questi caratteri è visibile nei testi, specialmente nella trascrizione degli hanja, e hanno un'utilità se si vuole leggere un testo in Coreano Medio, si studia la pronuncia antica del coreano o dei sinogrammi a partire dalla trascrizione coreana o se si fa uno studio piuttosto approfondito della pronuncia di un sinogramma da una lingua all'altra per capire le mutazioni a partire dal Cinese Medio, includendo lingue come il giapponese e il vietnamita e i dialetti cinese come il cantonese. Si ricorda che il primo testo a usare l'hangeul (inventato nel 1443) è lo 訓民正音 (훈민정음, Hunminjeongeum), pubblicato dal re Sejong il Grande il 9 ottobre 1446 e messo in coppia con il 訓民正音解例 (훈민정음 해례, Hunminjeongeum Haerye), che in sei capitoli spiega come si pronunciano i suoni e si combinano le lettere. A questo, è seguita la pubblicazione di numerose opere incentrate sui commenti a opere buddiste, di cui si conservano ancora le copie, e dei primi dizionari di sinogrammi con la pronuncia sino-coreana e/o la pronuncia traslitterata il più fedelmente possibile a quella del cinese medio. Un simile discorso si può fare pure col giapponese, se si considerano i dizionari antichi di kanji.

Carattere Trascrizione

IPA

Descrizione e commenti
/ʔ/ Il suono è uno stacco glottale/colpo di glottide (noto in inglese come "glottal stop") ed equivale grossomodo a un colpetto di tosse. Il pallino è la consonante ㅇ rimpicciolita. Questo suono poteva trovarsi a inizio sillaba (e sporadicamente alla fine), poteva combinarsi in dei cluster e oggi è caduto. Dall'aggiunta di un tratto in alto che indica l'aspirazione, deriva l'aspirazione /h/ ㅎ, che si plasma in base alla vocale successiva.
/ɾ/ Il suono è una "r" monovibrante e sonora, come nella parola "arare". Il pallino è la consonante ㅇ rimpicciolita, che indica una lenizione.
/β/ B di balena, ma senza il contatto tra labbra, come avviene nello spagnolo moderno. Il pallino è la consonante sorda ㅇ rimpicciolita, che indica una lenizione. Oggi il suono è sparito perché sparito perché è mutato in /w/ già durante il Coreano Medio. Si trova rarissimamente nella trascrizione di parole straniere per indicare il suono /v/.
/f/ oppure /fʰ/ F di finale, accompagnata da un'eventuale enfasi, e si trova rarissimamente nella trascrizione di parole straniere per indicare il suono /f/. Il pallino è la consonante ㅇ rimpicciolita, che indica una lenizione.
/z/ Z di zanzara, sonora e senza contatto tra organi. In alternativa, si può pensare come una S di sole ma sonora invece che sorda. Poteva combinarsi in dei cluster, come ㅬ /lz/ e ㅨ /nz/. Oggi questo suono è caduto nella pronuncia degli hanja (lessico coreano) e, nelle parole coreane e in dei dialetti, si può trovare sostituito con una ㅅ. Nonostante la sua apparenza, non deriva da una modifica di ㅅ. A questo suono si era assimilato il cluster arcaico ᅅ.
/ɱ/- oppure, se

a fine sillaba, -/w/

Il suono è, se a inizio sillaba, una N di anfora, con gli incisivi dell'arcata superiore a contatto con il labbro inferiore per un fenomeno di assimilazione. Se a fine sillaba, è una semivocale alta e arrotondata -/w/, come nell'esclamazione colloquiale "Uau!" oppure "Wow!", e veniva usata nella trascrizione degli hanja. Il pallino è la consonante ㅇ rimpicciolita, che indica una lenizione: infatti la bocca deve rilassare le labbra per aprirle e trasformare dunque la -/m/ in una -/w/.
/ɳ/- N di nave retroflessa/cacuminale, tale per cui la lingua è piegata all'indietro, come se si arrotolasse lungo il palato. Era usata solo per trascrivere questo suono nella pronuncia originale degli hanja in Cinese Medio.
/ɣ/-, /hh/- G di galera, ma senza contatto tra organi (o, se si pensa come una "h" raddoppiata, è un'aspirazione lunga) e si ritrovava sempre prima di ㅕ.
/s/ S di sole. Deriva da una ㅅ con una gamba allungata.
/ts/ Z di zero, sorda.
/tsʰ/ Z di zero, sorda e con aspirazione.
/z/ Z di zanzara, sonora e senza contatto tra organi, come ㅿ.
/dz/ Z di zanzara, sonora.
/ɕ/ S di sole, palatalizzata.
/tɕ/ C di cielo, palatalizzata, distinta da Z di zanzara, sorda.
/tɕʰ/ C di cielo, palatalizzata e aspirata.
/ʑ/ S di sole, sonora e palatalizzata. Si può pensare come una ㅿ palatalizzata o come una G di gelato senza contatto tra organi e palatalizzata.
/dʑ/ G di gelato, palatalizzata e distinta da Z di zanzara, sonora.
-/ŋ/, sempre a fine sillaba Anticamente, c'era una differenza tra le lettere ㆁ e ㅇ. La prima indicava a prescindere il suono -/ŋ/ a fine sillaba e poteva combinarsi in dei cluster (ex. ㆃ e ㆂ), mentre la versione senza trattino non aveva nessun valore fonetico e si usava a inizio sillaba per indicare la mancanza di consonante iniziale. In alcuni testi antichissimi si poteva usare anche a fine sillaba per indicare l'assenza totale di consonanti a fine sillaba. Questo secondo uso è diventato ridondante e la differenza tra le due lettere, molto simili tra loro, è caduta ed è rimasta solo ㅇ, mentre la prima è caduta in disuso. Oggi, per indicare che la sillaba finisce senza consonanti, non si scrive nessuna consonante, mentre ㅇ se presente a fine sillaba indica il suono -/ŋ/, mentre a inizio sillaba segnala l'assenza di iniziali, come già noto.

Uso della tastiera Microsoft Old Hangul per il Coreano Medievale


Dai testi antichi (dal 1446 circa in poi), si ricavano delle pronunce antiche piuttosto utili che in Coreano Moderno sono mutate e che, sia con che senza l'ausilio dei caratteri obsoleti nell'hangeul, in svariati casi riflettono meglio la pronuncia del Primo Cinese Medio (un fenomeno simile avviene anche in giapponese) e in parte del cinese moderno. Si elencano qui sotto alcune trasformazioni, che sbrogliano e disambiguano delle apparenti irregolarità e mancate corrispondenze nella pronuncia.

In generale, la grafia antica, compresa di lettere arcaiche, si chiama "Old Hangeul", 옛한글, di cui esistono degli strumenti di input (입력기) e metodi di input (입력 방법) in tastiere impostabili appositamente nelle impostazioni. Uno dei modi migliori per scrivere le sillabe in Coreano Medio/Coreano Medievale è usare la tastiera Microsoft Old Hangul (si scarica, nelle opzioni "lingua", la tastiera in coreano e, tra i metodi di input nelle opzioni, si aggiunge Microsoft Old Hangul). La tastiera, in qualunque lingua, è visualizzabile su schermo e utilizzabile con il mouse se si attiva la "tastiera virtuale", tale per cui chi non conosce la posizione dei tasti può comunque scrivere. Se la tastiera non lascia scrivere su piattaforme come Wikipedia, si può scrivere su Word o simili e fare copia-incolla. Con la tastiera Microsoft Old Hangul si possono scrivere cluster complessi e le lettere obsolete ᄝᅠ, ᅗᅠ, ᅀᅠ, ᅌᅠ, ᅙᅠ, ᅟᆞ ᅘᅠ.

Per digitare 〮, che indica il tono decrescente (去声) in Primo Cinese Medio e un'intonazione acuta in Primo Coreano Medio, bisogna digitare “302E” (attenzione alla maiuscola), evidenziare la scritta e premere alt+x. La soluzione deriva dal codice Unicode del diacritico, U+302E, HANGUL SINGLE DOT TONE MARK. In alternativa, si usa il “MIDDLE DOT” ·, che però è un surrogato siccome il primo è invece pensato apposta per il coreano. Il middle dot ha codice U+00B7. Per digitare 〯, che indica il tono crescente “shang3” (上声) in Coreano Medio e Primo Cinese Medio, bisogna alla stessa maniera digitare 302F (U+302F, HANGUL DOUBLE DOT TONE MARK).


Luogo e modo di articolazione dei foni


Le consonanti coreane
Le consonanti coreane
Bilabiale Alveolare Post-
alveolare
Velare Glottidale
Nasale /m/ /n/ /ŋ/ (finale di sillaba)
Occlusiva
e
Affricata
semplice /p/ /t/ /t͡ɕ/ /k/
tesa /p͈/ /t͈/ /t͡ɕ͈/ /k͈/
aspirata /pʰ/ /tʰ/ /t͡ɕʰ/ /kʰ/
Fricativa semplice /s/ /h/
tesa /s͈/
Liquida /l/

Il simbolo dell'Alfabeto fonetico internazionale (IPA) <◌͈> (virgolette diritte posizionate sotto il simbolo, rappresentato qui da un cerchio "segnaposto") si può anche usare per denotare le consonanti doppie /p͈/, /t͈/, /k͈/, /t͡ɕ͈/, /s͈/. Il suo uso ufficiale nelle estensioni dell'alfabeto fonetico internazionale è per l'articolazione "forte", ma si usa nella letteratura per la voce cavernosa o cupa. Le consonanti coreani hanno anche elementi di voce rigida, ma non si sa ancora quanto questo sia tipico delle consonanti cavernose. Esse sono prodotte con una glottide parzialmente ristretta e con una pressione aggiuntiva subglottidale in aggiunta alle pareti tese del tratto vocale, all'abbassamento laringeo, o ad altre espansioni della laringe.


Triangolo vocalico


Le illustrazioni mostrano con precisione a che altezza si trova la lingua nel pronunciare le vocali. Nel punto in cui si trova la "i" (vocale chiusa) bisogna immaginare che ci sia l'arcata dentaria superiore e che la punta della lingua si trovi dove c'è il pallino nero.

Le vocali fondamentali del coreano. Si noti come il cerchio a inizio sillaba in questo caso non ha valore fonetico
Le vocali fondamentali del coreano. Si noti come il cerchio a inizio sillaba in questo caso non ha valore fonetico

Sandhi consonantico: regole di lettura



Cluster doppi a fine sillaba


Nel caso in cui si presentino, ci sono 11 micro-cluster doppi a fine sillaba. Oltre la metà hanno il suono /l/ come primo membro: ㄳ ㅄ ㄵ ㄶ ㄺ ㄽ ㄾ ㅀ ㄼ ㄿ ㄻ . Un esempio casuale è 앖. In base a cosa segue, ci sono due possibilità di pronuncia:

Per semplificare, la pronuncia del micro-cluster a fine sillaba se seguito da una consonante diversa da ㅇ o da nulla si elenca in tabella (per il sandhi completo con una qualunque consonante, si faccia riferimento agli esempi al punto sopra per capire come funzionano):

micro-cluster che iniziano

per occlusiva o /n/-

microcluster che iniziano per /l/-
-k̚ -p̚ -n -n -k̚ -l -l -l -p̚ -p̚ -m

Ordine delle consonanti e vocali e nome delle consonanti


Nei dizionari cartacei sudcoreani, l'ordine delle lettere è il seguente:

Ordine delle consonanti e vocali e nome delle consonanti
기역 쌍기역 니은 디귿 쌍디귿 리을 미음 비읍 쌍비읍 시옷 쌍시옷 이응 지읒 쌍지읒 치읓 키읔 티읕 피읖 히읗

Nel punto in cui si vede la ㅇ, sono elencate le parole che iniziano per sola vocale in base all'ordine della seconda riga in basso. L'hangeul, in base alla sequenza iniziale di lettere, viene detto anche "Kanadara". In generale, i cluster doppi preconfezionati sono elencati appena dopo la versione singola, mentre tutta la sequenza di aspirate è messa in fondo, appena prima della "H-", che chiude i dizionari. Le vocali in cima all'elenco sono tutte aperte. Nella sezione centrale, sono ordinati tutti gli incontri vocalici con la "O-/W-" in prima posizione. In chiusura ci sono ㅡ, ㅢ e ㅣ. Le sillabe aventi consonanti all'ultimo membro sono ordinate in modo molto simile a quello delle consonanti al primo membro. Riguardo ai nomi, tutte le doppie hanno davanti al loro nome in versione singola la sillaba 쌍, che in hanja (vedi avanti) si scrive 雙 e rappresenta due uccelli dalla coda corta sopra una mano destra aperta. Nel cinese moderno, il carattere è stato semplificato in 双, che raffigura due mani destre aperte l'una a fianco all'altra. Tutte le consonanti all'inizio del loro nome hanno il loro stesso suono (seguito da una "i") e in più lo presentano anche alla fine. Chiaramente, se è una consonante non nasale e non è la "H", è uno stop senza rilascio di suono. Nella seconda sillaba, spesso è scritta la ㅡ. La ㄹ si pronuncia /ɾiɯl/ e il nome della ㅇ in prima posizione chiaramente ha una semplice /i/ perché è sempre sorda a inizio sillaba: è un "inizio-zero" ("zero-onset").


Punteggiatura


Il coreano utilizza il cerchio 。 in luogo del punto fermo, come il giapponese e il cinese. Tuttavia nei quotidiani e siti web coreani spesso si trova anche il punto . . Quando c'è un elenco o una lista di oggetti, in tutte queste lingue non si usa la virgola tipica ma 、che è la "virgola a goccia". In alternativa alla virgola a goccia, si può usare il punto mediano · . Per citare titoli di libri e opere, in Sudcorea si usano le virgolette " " oppure 『 』, cioè una specie di doppia parentesi quadra vuota all'interno. Quest'ultima è facilmente reperibile nella scrittura verticale. In Nordcorea invece si usano le virgolette a forma di doppio spuntone dette "guillemet", cioè 《》. Il tildo tra due numeri o orari (〜) sta ad indicare un intervallo numerico o temporale, come nel giapponese. Se a fine parola e dopo una vocale, la allunga per dare alla parola un tono di esclamazione e/o un effetto comico. In generale, la punteggiatura è un'importazione occidentale perché in passato non esisteva: ad esempio, i punti fermi si capivano dalle lettura di intere porzioni di frase e i punti di domanda erano impliciti in presenza delle particelle interrogative. Riguardo invece ai numeri, sebbene esistano gli hanja per rappresentarli (1, 2, 3, 4, 5: 一,二,三,四,五 ; 6, 7, 8, 9, 10: 六, 七, 八, 九, 十 ; 0 零), si utilizzano le cifre arabe moderne. In cinese invece si usano sia gli hanzi che le cifre arabe ma, per evitare falsificazioni (ex. 一 十), in ambito economico si utilizza la versione tradizionale e più arcaica dei sinogrammi.


Parentesi sugli hanja, i radicali Kangxi e i sinogrammi in Giappone e Vietnam


Per capire il funzionamento degli hanja (漢字), apparentemente molto intricati, è sufficiente spiegare in breve l'origine e il funzionamento funzionamento dei sinogrammi: gli hanja, insieme ai kanji giapponesi e ai chu nom vietnamiti, sono difatti prestiti ortografici cinesi. Se si conosce la pronuncia e il significato, è molto facile passare a scrivere da una lingua all'altra, il lavoro di memorizzazione delle parole viene snellito e i prestiti cinesi sono molto semplici da imparare se si fa un lavoro di collegamento attraverso la somiglianza in pronuncia e/o la scrittura.

I sinogrammi sono nati in Cina per effettuare le scapulomanzie: i caratteri si incidevano su dei gusci di tartaruga o su delle scapole di bue che, in un secondo momento, venivano messe sul fuoco a bruciare. Le crepe che si venivano a formare colpivano alcuni caratteri. In base al loro andamento, si faceva quindi una previsione su un evento futuro, come ad esempio una battuta di caccia. I primi caratteri erano poche centinaia di pittogrammi, cioè dei disegnini stilizzati di un oggetto, per esempio piante ed animali.

Con lo sviluppo della Cina e dell'apparato burocratico sotto il periodo imperiale (dinastia Qin 秦朝 e Han 汉朝), il numero dei caratteri è lievitato ad alcune migliaia. Per evitare di produrre in continuazione pittogrammi, si escogitarono due strategie. La prima, che riguarda nel complesso pochi caratteri, consiste nello scrivere due parole dalla stessa pronuncia con un unico pittogramma. Ad esempio, "Wan" significava sia "scorpione" che "diecimila"; il sinogramma usato per entrambe le parole, data l'identica pronuncia, è 万, il disegno stilizzato di uno scorpione, che in origine era 萬 con le chele, il carapace, le zampe e una codina. Oggi il primo significato è caduto in disuso. Anche il carattere 来 (versione tradizionale 來), che oggi significa "venire", era il pittogramma di una spiga di grano e aveva questo significato, poi spostato per assonanza.

La seconda strategia, con cui è formato il 90% dei caratteri cinesi, consiste nell'affiancare un pittogramma che si riferisce al significato o all'ambito del vocabolo e, a fianco al suddetto pittogramma, affiancare un carattere preesistente che ha solo la pronuncia simile o identica al vocabolo di cui si sta formando il carattere. In parole povere, si affianca un "radicale" (in cinese, "bùshǒu" 部首; in coreano, "busu" 부수; in giapponese, "bushu" ブシュ; in vietnamita "Bộ thủ") ad una "chiave di lettura". Prendendo un esempio dal cinese moderno, il pittogramma 金 (Jīn) significa "oro, metallo" rappresenta degli strati di terra con due minerali all'interno, mentre il pittogramma 高 (Gāo), anticamente scritto 髙, significa "alto" ed è il disegno stilizzato di una torre. Ebbene, per formare il carattere "Gǎo" (piccone), è stato affiancato il radicale del metallo al pittogramma "Gāo". Il risultato finale è 镐.

Quindi, i sinogrammi sono classificabili in base al radicale e consistono in larga parte in una mescolanza di unità minime, i "mattoncini" della scrittura, che per una buona resa estetica hanno un ordine di scrittura dei tratti (ex. prima il componente a sinistra, poi quello a destra; prima il componente in alto, poi quello in basso; prima il componente esterno, poi quello incassato all'interno; se ci sono tratti incrociati, prima si scrive il tratto orizzontale e poi quello verticale; ecc.).

Sebbene esistano più liste di componenti base, lo standard per gli hanzi, hanja, kanji e chu nom è una tavola di 214 radicali pubblicata per la prima volta nel Dizionario Kangxi (康熙字典) del 1716, nel periodo Qīng. Questo sistema dei radicali in realtà era già usato da Xu Shen (许慎) nel suo celebre Shuowen Jiezi (说文解字), ma dagli originali 540 è stato ridotto a 214 da Mei Yingzuo nel 1615. Sebbene il numero standard sia 214, alcuni sono in disuso. Il nome del celebre dizionario del periodo Qing ha battezzato questi mattoncini della scrittura, detti radicali Kangxi.

Con l'ausilio dei radicali, i sinogrammi possono essere ordinati all'interno dei dizionari. Tutti i caratteri che hanno un radicale in comune sono classificati insieme. A sua volta, tutti i radicali sono classificati per numero di tratti crescente. Per trovare un carattere sconosciuto nel dizionario bisogna individuare il radicale, contare il numero dei tratti, trovarlo nel dizionario e infine reperire il sinogramma contando il numero dei tratti della chiave di lettura: tutti i caratteri aventi lo stesso radicale infatti sono a loro volta classificati per numero di tratti della chiave di lettura crescenti. Degli esempi di caratteri aventi tutti il radicale-pittogramma "Bambù" (竹) in alto sono 笋 (germoglio di bambù), 笙 (uno strumento a fiato cinese fatto con canne di bambù), 筷 (le bacchette cinesi per mangiare, fatte in metallo o legno), 箱 (valigia), 箩 (un cestino in bambù), 笼 (un altro cestino in bambù), 算 (un abaco con i listelli in bambù manipolati da due mani in basso, che indica il concetto di "calcolare"), 筝 (uno strumento a corde pizzicate cinese, sostenuto da un cavalletto) e 竿 (un palo in bambù).

Se gli hanja sono tutti appartenenti ad un'unica parola, si leggono con la lettura cinese. un carattere corrisponde ad una sola sillaba. Se un hanja è da leggere in isolamento o è usato in isolamento, si legge con la pronuncia coreana, più lunga. Ad esempio, 歌 significa "canzone" (radicale 欠, che raffigura uno sbuffo d'aria) e in isolamento si pronuncia "Norae". La parola "cantante" si scrive 歌手 e si pronuncia mettendo in sequenza la pronuncia cinese degli hanja. Il risultato finale è Gasu. Viceversa, Gasu si scrive 歌手 (lett. "lavoratore-addetto-mestierante della canzone"). Se ipoteticamente si dovesse leggere un testo scritto quasi completamente con gli hanja, per raggrupparli nel modo corretto è necessario leggere tutto di fila e con un campo visivo allargato, per evitare di leggerli isolati uno ad uno. È anche utile conoscere le parole, in modo tale da riconoscere subito sia il raggruppamento sia la pronuncia. Conoscendo un solo carattere, è possibile imparare sin da subito un pezzo di parola in cui è presente quel carattere: 歌 è presente in altri vocaboli come 歌詞 가사 (parole/testo della canzone), 流行歌 유행가 (canzone popolare), 歌曲 가곡 ("canzone" in versione bisillabica. Le parole polisillabiche sono estremamente utili perché una sillaba da sola, come "Ga", può avere parecchi significati; ciò si abbatte pure sulla grafia. "Ga" può essere 可 家 加 價: "possibile, famiglia/lavoratore, aggiungere, prezzo").

A sua volta "Su" 手 ("mano/lavoratore", pittogramma del palmo aperto di una mano) si ritrova in 鼓手 고수 (batterista, lett. lavoratore-addetto-mestierante della batteria; il primo carattere è il pittogramma di un tamburo a sinistra con due sostegni e una grossa mano che stringe un battente). Quindi, i caratteri e sillabe si rimescolano nelle parole. È interessante poi notare come con due sillabe si possono creare dei vocaboli in forma di perifrasi. Stessa cosa si può dire delle dimensioni delle sillabe, anch'esse molto comode da tracciare su un quaderno a quadretti grossi.

Nei testi antichi non solo si trovano delle consonanti in più oggi obsolete per rendere la pronuncia, ma si trovano anche due diacritici che, a sinistra del carattere, ne indicano la modulazione tonale (i toni sono poi spariti con la fine del "Coreano Medio" o "Coreano Medievale"): 상성 (上聲, 〯) è un paio di punti che indicano il tono "shang3", cioè un'intonazione crescente (dal registro basso si sale verso il registro acuto), mentre 거성 (去聲, 〮) è un singolo punto che indica il tono discendente. In assenza di punti, si specifica che il tono è piano/piatto (평성, 平聲). In presenza di uno stop senza rilascio udibile di suono, la vocale è sfuggita e interrotta dallo stop. Questo tipo di modulazione si dice "tono entrante" (입성, 入聲). Queste quattro categorie, shang3, qu4, ping2 e ru4, derivano dal Primo Cinese Medio. In Primo Cinese Medio, il tono crescente deriva dalla caduta di un antico colpo di glottide/stacco glottale a fine sillaba in Old Chinese, mentre il tono discendente deriva dalla lenizione e caduta di una *-s a fine sillaba.

Mentre nella Cina maoista i sinogrammi più usati e/o complessi da scrivere sono stati semplificati, in Giappone e Corea hanno avuto una diversa evoluzione. In generale, a parte i sinogrammi che sono identici tra le varie lingue o differiscono solo per il font, in generale somigliano molto di più alla versione "vecchia" dei sinogrammi, detta "caratteri tradizionali" e tuttora in uso a Taiwan.

In secondo luogo, i coreani, giapponesi e vietnamiti hanno inventato alcuni caratteri autoctoni per descrivere oggetti o entità appartenenti prettamente alla loro cultura. Gli hanja autoctoni si chiamano "Gukja", cioè "caratteri nazionali" (國字). I kanji autoctoni si dicono invece "Kokuji". I chu nom invece sono in totale disuso e talvolta il significato dei caratteri non combacia con quello cinese. Per esempio, il carattere "ba" 吧, atono, in cinese è una particella che, tra i vari usi, indica l'invito enfatico (si può immaginare come "..., c'mon!"). In vietnamita indicava invece la congiunzione coordinante "e", che si pronuncia "va" con intonazione intermedia (non grave, non acuta, non ascendente, non discendente: il vietnamita, esattamente come il cinese e i suoi dialetti e anche il thailandese e lo yoruba, è una lingua tonale). In vietnamita, peraltro, di solito non si usavano sinogrammi come 和、跟、与 e 及 per indicare la congiunzione coordinante, come invece avviene in cinese. Quindi il set di caratteri usati subisce variazioni, non è monolitico e non ha un utilizzo assolutamente fisso nelle varie lingue. Gli stessi caratteri nazionali e le rielaborazioni, che sono aggiunte al set preconfezionato creato dai cinesi, ne sono una prova.

Per finire, la pronuncia in taluni casi è estremamente simile tra le lingue, mentre in altre è completamente diversa non solo per l'evoluzione linguistica, ma anche perché i caratteri sono stati introdotti in Corea e Giappone durante l'ultima fase dell'Old Chinese (cinese arcaico), che aveva una pronuncia diversa dal Middle Chinese (cinese medio) e Putonghua. Quindi riflettono una pronuncia che oggi non c'è più, ma che è stata ricostruita con il metodo comparativo. Ad esempio, il numero "due" 二 in cinese si scrive "èr" e si pronuncia grossomodo /ʌɹ/, mentre in giapponese si legge "ni" se si prende la lettura cinese/non in isolamento ("on'yomi"). La pronuncia giapponese può apparire illogica se non si sa che in cinese medio, in notazione Baxter, si pronunciava *nyi /ɲi/ (l'asterisco indica che la pronuncia, ricostruita, non è attestata a differenza di lingue ben documentate come il latino). Quindi si pronunciava "gni" di "bagni", molto simile al giapponese "ni". Siccome in coreano nessuna parola può iniziare per N, la pronuncia e grafia è stata ridotta in "i". Le differenze di pronuncia più illogiche diventano quindi logiche se si consultano le tavole di trascrizione della pronuncia ricostruita in cinese arcaico e cinese medio.

Per digitare gli hanja e, in generale tutto l'hangeul, è sufficiente avere il font supportato su cellulare o una tastiera coreana o selezionare la tastiera in coreano dalle impostazioni del computer. La tastiera su schermo (o "tastiera virtuale") si può far apparire sullo schermo dalle opzioni, in modo tale da digitare cliccando sullo schermo col mouse. Per trasformare una sillaba da hangeul ad hanja, bisogna scriverla e poi cliccare sul tasto "hanja" (한자) accanto al tasto Windows. Comparirà una lista di hanja da cui si estrapolerà quello che interessa con un clic. Accanto ad ogni hanja c'è un numero: se imparato, la ricerca dell'hanja è più rapida. La lista funge pure da dizionario perché accanto al sinogramma c'è la lettura coreana in isolamento e cinese legata, che insieme costituiscono il nome del carattere.

La parola "hanja" (漢字, cinese moderno "hànzì" 汉字) contiene i caratteri 漢 e 字. Il primo si usa per indicare l'importante dinastia cinese degli Han, che furono i successori della prima dinastia imperiale cinese, i Qin. Sotto gli Han, i sinogrammi iniziarono ad assumere all'incirca la forma tradizionale con cui sono noti oggi (se si osservano le stampe del periodo Sui, Tang e Song, i caratteri tradizionali sono ben riconoscibili). La parola "Hàn" indicava a sua volta il fiume Han, che scorreva lentamente a causa del fango. A sinistra si può infatti riconoscere il radicale Kangxi delle tre gocce d'acqua, che classificano molti altri caratteri come ad esempio il fiume e il mare, 河 e 海. A destra è presente il pittogramma di un uomo legato a un palo mentre viene bruciato, per indicare il concetto di "difficile" legato alla lentezza con cui scorrevano le acque del fiume. La dinastia Han si può quindi immaginare come la "Dinastia del fiume lento".

Il secondo sinogramma indica il "carattere scritto" e raffigura un bambino in fasce sotto un tetto: la scrittura preserva la conoscenza nella stessa misura con cui la propria discendenza si preserva mettendo sotto al riparo di un tetto familiare i figli. Siccome nella Repubblica Popolare Cinese i sinogrammi sono stati semplificati nella seconda metà del '900 (e in misura minore in Giappone), gli hanja sono pressoché identici ai kanji giapponesi e ai caratteri tradizionali cinesi, ancora in uso in alcune chinatown all'estero, Taiwan, Macao e Hong Kong.

Mentre in Corea del Nord gli studenti entrano in contatto con 3000 hanja durante l'istruzione obbligatoria, in Corea del Sud entrano in contatto con 1800 hanja basilari suddivisi tra scuola media e scuola superiore, in base a una lista ufficiale del 1972 aggiornata in modo marginale nel 2000.


Allungamento vocalico in coreano


In coreano esiste un allungamento vocalico, tale per cui in alcune sillabe (sia in isolamento che dentro alcuni vocaboli) si pronunciano con la vocale leggermente lunga invece che breve. Questo fenomeno è presente sia in vocaboli sino-coreani che coreani nativi, ma non è presente nei prestiti in Konglish/Korenglish, cioè gran parte dei 외:래어 外來語 (il vocabolo stesso presenta un allungamento vocalico). L'allungamento è facoltativo e oggi, in particolare nella parlata dei giovani, non si utilizza. Viene segnalato nei buoni dizionari (cartacei e online) con due punti dopo la sillaba in hangeul avente la vocale lunga (장모음 長母音) o, per esempio, con un tratto orizzontale sopra la sillaba scritta in hangeul. L'allungamento vocalico può aiutare a riconoscere una sillaba rispetto a un'altra omofona, sia che siano entrambe appartenenti ai prestiti sino-coreani, sia che siano entrambe di vocaboli coreani, sia che siano una sino-coreana e l'altra nativa coreana. Per esempio, 일 se pronunciata breve significa sia "sole/giorno" che "uno" (日, 一, sino-coreani), ma se pronunciata facoltativamente lunga, 일: significa "lavoro" (nativa coreana, rappresentabile facoltativamente con l'hanja 事 in isolamento/non in composti): sia l'hanja che la pronuncia aiutano in partenza a sbrogliare il significato. Un altro esempio è 안, che pronunciato breve può significare "tranquillità/sicurezza" e "costa" (安, 岸 in vocaboli sino-coreani) ma che, se pronunciato lungo (안:), significa "occhio" e "piano/progetto" (眼, 案 in vocaboli sino-coreani). Il terzo esempio è 두, che se pronunciato lungo (두:) significa "due" nei numerali coreani, mentre nel vocabolo 두다, "mettere/piazzare; aggiungere" (verbo nativo coreano, che infatti non finisce in "-hada"; non si scrive in hanja ma, in base al significato dato dai dizionari, si avvicina a 置 e 措), non ha allungamenti. Il quarto è 네, che se pronunciato breve significa "tu" (nativo coreno) e se pronunciato lungo (네:) significa "quattro" (nativo coreano). Gli allungamenti sono presenti in ogni tipo di sillaba (sia chiusa che aperta, cioè senza e con consonanti a fine sillaba). Tuttavia, le consonanti (perlomeno negli hanja più diffusi) non devono essere degli stop senza rilascio udibile di suono (-p, -t, -k), ma possono essere le nasali -m, -n, -ng. Il fatto che due sinogrammi abbiano il comune la chiave di lettura o abbiano una certa intonazione in cinese moderno non vuol dire che condividano l'allugamento vocalico: esso si impara a memoria. Lo stesso discorso vale per un vocabolo avente una versione coreana e sino-coreana: esiste solo qualche sporadica corrispondenza nei numerali, che già presentano in partenza delle eccezioni (e.g. il numero due e quattro hanno in entrambe le versioni l'allungamento, ma il numero tre e dieci in cinese non ce l'hanno e in coreano sì; il numero cinque in cinese ce l'ha e in coreano no).

L'allungamento vocalico, se usato, non si pronuncia di default a prescindere dalla posizione, ma ha delle regole tale per cui esiste una casistica in cui viene fatto cadere (perlomeno nelle parole sino-coreane). La casistica è ricostruibile osservando la pronuncia sbrogliata nei dizionari e comprensiva di allungamento vocalico laddove resta:

In due hanja diffusi, 점 (點) e 사 (社), ha un comportamento a tratti irregolare: in dei casi in cui può apparire, non appare. infine, l'allungamento vocalico nel dialetto di Gyeongsan, prestigioso siccome conserva delle caratteristiche del Coreano Medio (e.g. */z/ > /s/ laddove in coreano moderno cade), assume un contorno/intonazione ascendente. L'allungamento vocalico si sarebbe formato dai rimasugli del sistema tonale del Coreano Medio, caduto grossomodo quando il Tardo Coreano Medio stava volgendo al termine e stava lasciando lo spazio al Primo Coreano Moderno.


Lista di busu



Filologia dei sinogrammi

I radicali degli hanja coreani (busu 部首), detti anche radicali Kangxi o bushou (cinese) o bou6sau2 (dialetto cantonese) o bushu (giapponese) o bộ thủ (vietnamita), sono ordinati per numero di tratti crescente. Servono a scrivere gli hanja, di cui è stata esposta un'introduzione sopra. I radicali Kangxi sono tutti presenti (214), anche se alcuni sono caduti in disuso. La pronuncia in hangeul riflette quella cinese, senza che il carattere sia preso in isolamento. Alcuni possono apparire da soli e sviluppare nuovi significati, altri sono rigorosamente legati. La descrizione è basata sui sinogrammi, da cui derivano. Alcune peculiarità di cultura cinese possono aiutare a disambiguare gli utilizzi e i significati che si porta dietro il carattere: gli hanja, essendo in larga parte cinesi, vanno capiti anche in base alla cultura di origine. Inoltre, oltre metà del vocabolario coreano è composto dai cosiddetti "prestiti sino-coreani". Le peculiarità storiche e arcaiche sono quelle più importanti perché i primi documenti con i pittogrammi, cioè i primissimi sinogrammi, sono i gusci di tartaruga e le scapole di bue del periodo Shang (1600-1046 a.C.), in cui si parlava l'Old Chinese, di cui esistono alcune ricostruzioni (e.g. Baxter-Sagart, 2014). Sono quindi nati in epoche remote, in cui il pensiero, le abitudini, il sistema socio-politico e il progresso tecnico erano diversi da quelli moderni.

Il cinese antico è indissolubilmente legato alla prima attestazione della scrittura cinese (a partire dal 1250 a.C. circa, periodo Shang), ragion per cui la lingua e la scrittura come periodo sono strettamente collegate. I caratteri in origine sono nati per scrivere sulle piastre delle tartarughe e sulle scapole di bue messe a crepare sul fuoco per effettuare predizioni sul futuro più o meno remoto. Dai primi caratteri attestati nelle ossa oracolari (periodo Shang e Zhou) e nei bronzi Shang e Zhou si vedono le versioni originali di molti caratteri diffusi sia in passato che oggi, da cui si può ricostruire la composizione (molti altri caratteri, comunque ricostruibili, sono attestati a partire dal periodo degli Stati Combattenti e periodo Qin e Han e in poi). Le versioni originali permettono di capire meglio la loro composizione, il disegno originario, come sono evoluti e, in dei casi, la pronuncia originaria. Pertanto il cinese antico/Old Chinese è il periodo da cui si parte a fare filologia dei sinogrammi (perlomeno quelli più antichi, come i radicali Kangxi), un'attività direttamente collegata alla paleografia, che a sua volta non è una disciplina isolata da altre come l'archeologia.

Quanto al periodo del Primo Cinese Medio, in questo periodo i sinogrammi assumono grossomodo l'aspetto dei caratteri tradizionali odierni. Questa grafia deriva dall’evoluzione della prima standardizzazione dei caratteri avvenuta durante il periodo Qin (Xu Shen, usando una grafia detta “Piccolo Sigillo”/Xiaozhuan) li descrive nello Shuowen Jiezi. Durante il periodo Tang, le ossa oracolari forse erano state dissotterrate per la prima volta ma i contadini, non capendo cosa fossero e come mai avessero dei segnetti misteriosi incisi sopra, le reinterravano. In un secondo momento, sono state dissotterrate e polverizzate per creare preparati di medicina tradizionale cinese, come avveniva per esempio nel periodo Qing. Il riconoscimento dei caratteri sarebbe avvenuto nel fine Ottocento. L’osservazione delle prime versioni (ossa e bronzi), dell’evoluzione nello stile del Piccolo Sigillo e dell’ulteriore evoluzione nella versione tradizionale (poi eventualmente semplificata nella metà Novecento) permette di capire meglio i caratteri e i loro componenti.

Un'opera da cui si parte a analizzare i caratteri è proprio lo Shuowen Jiezi 说文解字 di Xu Shen 许慎 (100 d.C., scritto in epoca Han, durante il periodo in cui si parlava il Cinese degli Han Orientali, una varietà intermedia tra il tardo Old Chinese/tardo cinese antico e il Primo Cinese Medio, fermo restando che il cinese parlato durante la Dinastia Jin, che precede il Primo Cinese Medio, è ancora in via di discussione). L'opera va letta con spirito critico siccome Xu Shen descrive perlopiù i sinogrammi secondo lo stile del Piccolo Sigillo (Xiaozhuan 小篆) e secondo la prima standardizzazione avvenuta nel periodo Qin. Non ha mai consultato le ossa oracolari del periodo Shang e Zhou (cioè le piastre di tartaruga e le scapole di bue incise e trapanate e mese sul fuoco a crepare per effettuare le piromanzie, dette anche plastromanzie e scapulomanzie) e non ha nemmeno consultato i bronzi Shang e Zhou (vasi, bacinelle, piccoli contenitori, specchi, pettini, bracieri...): entrambi non erano stati ancora diseppelliti, quindi i relativi corpora di caratteri (甲骨文 e 金文), di cui oggi esistono i dizionari, erano inaccessibili. Pertanto i caratteri analizzati non sono le proto-forme/versioni originali ma sono una standardizzazione che contiene già delle stilizzazioni fuorvianti, dei componenti aggiunti o delle disposizioni dei componenti alterate rispetto alla disposizione originale. Xu Shen in dei punti commette degli errori nell'interpretazione o nella suddivisione del carattere per indicare il carattere e la chiave di lettura per la pronuncia, che riflette la sua varietà di cinese (alcune varianti dei caratteri sono varianti popolari o dei rimaneggiamenti delle chiavi di lettura per riflettere dei cambiamenti nella pronuncia tra la prima fase del cinese antico/Old Chinese e il Cinese degli Han Orientali o le varietà del periodo Qin, periodi nei quali peraltro si sono coniati nuovi caratteri). L'opera di Xu Shen è stata arricchita con degli ottimi commentari che glossano il testo. Il più famoso è quello di Duan Yucai, scritto nell'arco di oltre 30 anni e pubblicato nel 1815 (periodo Qing) e di ottima qualità nonostante nemmeno lui abbia consultato le ossa e i bronzi. Alcune glosse correggono delle informazioni di Xu Shen o le arricchiscono. In generale, si evince che lo Shuowen Jiezi va letto e consultato con un sano spirito critico, nonostante i suoi pregi indiscussi. Per esempio, va affiancato alle versioni sulle ossa e sui bronzi, ai commentari, alle varianti dei caratteri (in cui abbastanza spesso restano cristallizzati degli elementi antichi o la disposizione originale dei componenti) e a degli studi paleografici e filologici (non etimologia folk o mnemotecnica) che si intrecciano con storia, archeologia e conoscenze basilari per esempio di tecniche di agronomia, se si pensa ad esempio alla coltivazione del grano, del riso e alla loro lavorazione (la derivazione etimologica delle parole a partire dai suffissi e prefissi morfologici dell'Old Chinese è un altro tipo di ricostruzione che a volte si può intrecciare con quella di stampo paleografico, cioè incentrata sulla grafia). Altre stilizzazioni trasformano dei componenti dei caratteri in dei falsi amici. A questo si aggiunge il fatto non secondario che i caratteri cinesi hanno subito una semplificazione nella metà Novecento, ragion per cui partire ad analizzare i caratteri dalla versione semplificata è un errore in partenza, come anche analizzarli basandosi sulla grafia riportata da Xu Shen laddove il carattere è attestato da secoli prima ed è dotato di una proto-forma. Quest’ultimo comunque riporta i significati originali di ogni carattere, siccome sono evoluti: per esempio, miao4 秒 oggi indica il secondo (unità di tempo), il che rende la presenza del radicale del cereale criptica e insensata. In realtà, in origine il carattere indicava l’arista, cioè un lungo filamento sulla “buccia” dei chicchi di grano sulle spighe, il che rende il radicale subito comprensibile. Da tutte queste informazioni si può ricavare una lista di 7 errori da evitare:

Alcune interpretazioni sono incerte o in fase di discussione ma, se non cadono in nessuno dei 7 errori, semplicemente sono indicatori di un dibattito ancora aperto che può essere chiuso con l’avanzare delle scoperte in paleografia, in linguistica storica (e.g. la derivazione morfologica in Old Chinese), in storia e in archeologia (le ossa e i bronzi sono infatti reperti archeologici. Più se ne trovano, più caratteri attestati e/o varianti antiche emergono, con tutto ciò che ne deriva).

Un ultimo errore diffuso sarebbe da includere come l'ottavo errore se non fosse limitato ai soli radicali Kangxi. Tuttavia, il fatto che i radicali Kangxi come grafia, nome e ricostruzione filologica siano il migliore punto di partenza per l'apprendimento dei sinogrammi, lo rende un errore dalle conseguenze pesanti. L'errore, riportato in disparte, è il seguente:

Si prenda come esempio lampante卩 jie2: è universalmente noto come "il sigillo", in più come radicale ha il nome proprio in cinese traducibile come "l'orecchio singolo". Non solo i nomi propri in cinese indicano perlopiù l'apparenza grafica del carattere, ma non danno informazioni per la filologia. Jie2 non rappresenta in nessun modo un orecchio, ragion per cui questi nomi sono utili per richiamare alla mente il radicale in lingua cinese ma sono fuorvianti per la ricostruzione filologica. Quanto al suo significato, anch'esso è fuorviante perché a livello di origine non rappresenta in nessun modo un sigillo: è un uomo inginocchiato ritratto di profilo. Anche i radicali Kangxi non sono esenti dai 7 errori elencati in precedenza: per esempio, 彐 ji4 è universalmente noto come "muso di maiale" in base alla definizione di Xu Shen, ma in nessun carattere raffigura il muso del maiale, bensì stilizza una mano solitamente impegnata ad afferrare qualcosa.


Nomi dei principali stili calligrafici cinesi

I nomi dei principali stili calligrafici cinesi sono decisamente utili per dare un nome a una particolare grafia e/o nel momento in cui ci si imbatte nel loro nome in un dizionario di calligrafie o in un libro di filologia dei sinogrammi. I primi due nomi non sono stili, ma un'etichetta alle versioni sulle piastre di tartaruga, scapole di bue e sugli oggetti in bronzo. Anche gli ultimi due non sono nomi di stili calligrafici, ma sono importanti da elencare e tenere distinti quando si vede la scrittura di un carattere e/o si fa filologia. Da questi nomi e una loro successione, si può impostare lo studio della calligrafia base cinese per capire le loro caratteristiche, origini e periodizzazioni (gli stili sono evoluzioni che non partono dall'invenzione di un singolo calligrafo e più stili e proto-stili possono sovrapporsi).

Nome Pinyin Cantonese Traduzione/significato
甲骨文 jia3gu3wen2 gaap3 gwat1 man4 Versione sulle ossa oracolari ("Oracle Bones Script")
金文 jin1wen2 gam1 man4 Versione sui bronzi ("Bronze Inscriptions")
战国,

简牍

Zhan4guo2,

jian3du2

Zin3 gwok3,

gaan2 duk6

Versione degli Stati Combattenti ("Warring States"),

Versione sui listelli di bambù ("Bamboo Slips")

大篆,

籀文

da4zhuan4,

zhou4wen2

daai6 syun6,

zau6 man4

Grande Sigillo ("Great Seal"),

Stile Zhòu ("Zhòu Script")

小篆 xiao3zhuan4 siu2 syun6 Piccolo Sigillo ("Small Seal")
隶书 li4shu1 dai6 syu1 Stile degli Scrivani ("Clerical Script")
行书 xing2shu1 hang4 syu1 Scrittura Semi-corsiva ("Semi-cursive Script; Running Script")
楷书, 楷体 kai3shu1, kai3ti3 kaai2 syu1,

kaai2 tai2

Stile Regolare ("Regular Script")

["KaiTi" è pure il nome del font su Microsoft Word]

草书 cao3shu1 cou2 syu1 Grafia a filo d'erba; Stile corsivo ("Grass Script; Cursive Script")
繁体(字) jian3ti3(zi4) faan4 tai2 (zi6) Carattere tradizionale ("Traditional Character")
简体(字) fan3ti3(zi4) gaan2 tai2 (zi6) Carattere semplificato ("Simplified Character")

Tavola dei busu (radicali Kangxi in coreano) con pronuncia sino-coreana

Lo stesso argomento in dettaglio: Radicali Kangxi.

Lista di radicali Shuowen


Lo stesso argomento in dettaglio: Radicali Shuowen.

Prima dell'invenzione del sistema dei radicali Kangxi (1615), i caratteri erano organizzati in base a un sistema di 540 radicali, i Radicali Shuowen, individuati da Xu Shen nello Shuowen Jiezi (100 d.C.).


Evoluzione della lingua e prestiti diffusi in coreano


Il coreano è oggi una lingua unitaria, che non presenta (eccetto i vari dialetti) varietà regionali, ma nell'antichità quest'unitarietà non esisteva. Si suppone che le lingue da cui il coreano si sarebbe sviluppato si siano suddivise all'inizio della nostra era nel gruppo delle lingue Buyeo 부여 (夫艅) nel nord e delle lingue Han 한 (韓) nel sud. Fonti cinesi del III secolo lo confermano.


Forme arcaiche: lingue delle tribù Buyeo


Dal gruppo Buyeo si è sviluppata la lingua dell'Impero di Goguryeo (고구려 高句麗; I secolo d.C. fino al 668 d.C.). La lingua di Goguryeo è l'unica documentata delle lingue del gruppo Buyeo. Dall'analisi del lessico presente si desume che sia una lingua vicina al gruppo tunguso dalle caratteristiche tipicamente altaiche. La lingua di Goguryeo presenta sorprendenti somiglianze con il coreano medio da un lato e con il giapponese arcaico dall'altro. Così per esempio avremo in Goguryeo *tan, *tuan e in giapponese arcaico tani (valle); in Goguryeo *usaxam e in giapponese antico usagi (coniglio). In base a queste ed altre coincidenze (come nei numeri) si sostiene in parte l'ipotesi di parentela tra il coreano e il giapponese tramite il Goguryeo come lingua ponte. Contemporaneamente il Goguryeo può essere considerato la prova dell'appartenenza del coreano alle lingue altaiche.


Forme arcaiche: Lingue delle tribù Han


Dalle lingue delle tribù Han si è sviluppata la lingua di Baekje (백제 百濟, regno crollato nel 660 d.C). I frammenti rimasti oggi della lingua di Baekje dimostrano che questa è molto vicina al coreano medio e alla lingua del regno di Silla (신라 新羅) sia nel lessico che nella morfologia.


Unificazione sotto il regno di Silla: il coreano antico


Quando il regno di Silla (신라 新羅) sottomise nel VII secolo gli altri regni coreani e raggiunse l'egemonia sulla regione, non solo cancellò le lingue precedenti, ma unificò per la prima volta le tribù coreane anche politicamente. Questo processo, che non è considerato a sufficienza nell'evoluzione della lingua coreana, può essere paragonato da un punto di vista storico all'egemonia del latino, una lingua parlata in origine da un popolo di pastori nei dintorni della futura città di Roma, che si impose su tutto il territorio italiano dopo che Roma conquistò queste terre. In sostanza si può parlare di una lingua coreana comune solo a partire dal periodo del regno di Silla.

Ed è proprio la lingua di Silla del periodo dei tre regni ed in seguito, quella di Silla Unificato (668-934 d.C.), a costituire il coreano antico (Old Korean), fase che la cronologia linguistica fa terminare con l'avvento della dinastia Joseon, successore nel 1392 della dinastia Goryeo. Quest'ultima è stata per circa un secolo vassalla del Khan mongolo perché la Cina, tra XIII e XIV secolo, era stata interamente occupata nel 1279 dai mongoli della dinastia Yuan, rovesciata nel 1368 dalla dinastia Ming. Sulla lingua di Silla numerose sono state le inferenze, in particolare alla luce di alcune fonti che riporterebbero come questa lingua fosse dissimile da quella parlata a Baekje e Goguryeo, popolazioni, almeno secondo i rispettivi miti di fondazione, entrambe derivanti da un ramo dei Puyo settentrionali e che quindi avrebbero una matrice linguistica comune. Ma altre fonti notano come il regno di Silla non abbia incontrato nessuna difficoltà linguistica nel processo di unione dei tre regni; o meglio, una disparità è notata in maniera più evidente nei riguardi della lingua di Goguryeo ma non in quella dello Stato di Baekje. Una risposta può essere trovata nel fatto che la popolazione di Baekje parlasse in realtà una lingua diversa da quella dell'élite al potere, avendo quindi alla base, un'origine, quella del popolo, comune a Silla (entrambi altri non erano che un'evoluzione dei tre stati Han nel meridione coreano) mentre ai vertici dello Stato, una matrice tutta settentrionale, secondo il mito di fondazione appunto, derivante dal ramo dei Puyo. La lingua di Silla ci permane se non grazie quasi esclusivamente ai componimenti Hyang-ga riportati nel Samguk yusa del monaco Ir'yon (1285). Il trapezio vocalico del coreano antico è composto di 7 vocali: un'anteriore la [i], tre centrali ([ɨ], [ə] ed [æ]) e tre posteriori ([u], [ɔ] e [a]-posteriore centrale-). Da ricordare che il coreano antico non aveva ancora sviluppato la serie delle consonanti geminate/tensificate (es. ㅆ,ㄸ, etc.), mentre erano già presenti le aspirate. Esisteva una distinzione fonologica tra gli allofoni del coreano moderno [l] e [ɾ] e molto probabilmente le consonanti finali di sillaba erano "rilasciate", a differenza del coreano contemporaneo. Per quanto riguarda la morfologia, il coreano antico, già presentava una forma di armonia vocalica, nonché alcuni marcatori come /i/ per il soggetto (/ka/ sarà introdotto solo nel XVI secolo) e congiunzioni come -/ko/ e -/myɔ/ "e"/"e poi". La scrittura era e resterà fino al 1443/1446 di tipo ideografico.


Primo coreano medio e Tardo coreano medio


Lo sviluppo del coreano medio iniziò circa nel X secolo. Fino all'introduzione dell'alfabeto coreano nel XV secolo, i documenti linguistici sono solo frammentari e contenuti nell'allora comune scrittura cinese. Verso la fine del XVI secolo, all'epoca dell'occupazione poi respinta dai Ming di Toyotomi Hideyoshi (1592), si possono notare tuttavia cambiamenti fonologici e morfologici, che erano stati raggiunti nel XVII secolo all'epoca dell'Impero di Joseon. Nel Coreano medio è nato anche il fenomeno sopracitato dell'intonazione vocalica crescente per distinguere due possibili significati di un'identica parola, che esiste ancora in alcuni dialetti.

Nel 1905, tutta la penisola coreana fu strappata dal Giappone imperialista alla decadente dinastia Qing, l'ultima dinastia imperiale della Cina, succeduta ai Ming nel 1644. La Corea, fino a quel momento, era stata uno stato vassallo della Cina: in cambio di contributi, era stata protetta dall'imperatore da minacce esterne, come il tentativo di invasione giapponese. L'isola rimase occupata fino al 1910, quando fu decretata l'annessione forzata dopo l'assassinio di un principe giapponese e l'ultimo imperatore coreano, Sunjong, fu deposto. Due anni dopo, l'ultimo imperatore cinese si dimise e l'impero finì.

L'annessione della Corea durò fino alla resa incondizionata del Giappone nel 1945, al termine della Seconda Guerra Mondiale. Durante tutto questo periodo, i giapponesi imposero il loro idioma come lingua nazionale nel tentativo di assimilarli linguisticamente.


Primo coreano moderno e coreano contemporaneo


Nella storia recente ci sono state evoluzioni differenti divise da una politica linguistica, causate dalla divisione del paese avvenuta nel 1948. Nella Corea del Sud la lingua standard si basa nella pronuncia e nell'ortografia sul dialetto della capitale Seul, nella Corea del Nord la lingua standard è il dialetto di Pyongyang. Le differenze esistenti tra i dialetti coreani sono tuttavia marginali, tanto che il coreano viene capito bene da tutti i coreani (eccezion fatta per i dialetti parlati sull'isola di Jeju). La lunga divisione della Corea ha tuttavia portato ad uno sviluppo diverso tra Nord e Sud. Nel lessico della Corea del Sud sono entrati numerosi prestiti dall'inglese americano, come ad esempio 뉴스 (Nyuseu), notiziario. In Corea del Nord invece si tenta di esprimere concetti nuovi tramite la derivazione di parole nuove che siano "coreane pure". Rifugiati della Corea del Nord apprendono a fatica nella fase iniziale molte parole inglesi a loro sconosciute.


Prestiti in coreano e Konglish/Korenglish


Lo stesso argomento in dettaglio: Grammatica coreana.

Oltre alle parole "puramente coreane" una buona parte di lessico coreano (dal 40 fino al 60%) consta di prestiti stranieri che sono stati presi nel corso della storia dal cinese. Ragioni per questo numero eccezionalmente alto di parole sino-coreane sono i frequenti contatti che la Corea ha curato nel corso di tutta la sua storia nei confronti della sua "grande sorella" cinese, così come la filosofia del confucianesimo, elevata in Corea al rango di religione di Stato. In tempi più recenti sono stati presi prestiti dall'inglese particolarmente in Corea del Sud e adattati alla fonologia coreana (per esempio 컴퓨터 Keompyuteo per "computer").

Scomparsi quasi del tutto sono invece i prestiti dal giapponese. Invece del giapponese 벤토 bento, ancora utilizzato ai primi del XX secolo all'epoca del colonialismo giapponese, il cibo mangiato al giorno d'oggi in lattina si chiama con una parola puramente coreana: 도시락 dosirak. La ragione della scomparsa di prestiti giapponesi è il ricordo doloroso del tempo dell'occupazione giapponese della Corea che queste parole richiamano alla mente.

Rari, ma presenti, sono prestiti dal tedesco. Con 호프 hopeu (adattamento secondo la fonologia coreana della parola tedesca "Hof" = corte, cortile), si usa caratterizzare in Corea una bettola in cui si servono bevande e in particolar modo birra, secondo lo stile occidentale. 아르바이트 areubaiteu (da "Arbeit", lavoro) significa, come anche il giapponese arubaito, lavoro interinale, saltuario, mentre con 닥스훈트 dakseuhunteu (da "Dachshund") si definisce il bassotto.


Grammatica coreana


Lo stesso argomento in dettaglio: Grammatica coreana.

Come già detto sopra, il coreano è una lingua agglutinante. Altre peculiarità del coreano sono le rigide regole della morfologia verbale e dei suffissi onorifici. Sia il verbo che il sostantivo possono essere marcati morfologicamente all'interno di una frase a seconda degli atti linguistici utilizzati e dal valore topologico. Per i verbi questo si concretizza essenzialmente con prefissi, suffissi e infissi, nei sostantivi con posposizioni.


Minoranze coreane in altri paesi


Nel territorio della Repubblica popolare cinese è presente una minoranza coreana (Joseonjok (조선족?, 朝鮮族?)), chiamata Chaoxianzu. Inoltre il coreano ha lo status di lingua ufficiale minoritaria riconosciuta ed è co-ufficiale nella prefettura autonoma coreana di Yanbian.
Nelle repubbliche dell'Asia centrale già facenti parte dell'Unione Sovietica vive una minoranza coreana denominata Koryeoin (고려인?, 高麗人?) o Goryeosaramdeul (고려사람들?, 高麗사람들?). Altre minoranze di rilievo al di fuori delle due entità statali coreane si trovano in Giappone e negli USA. Anche in Germania sono presenti gruppi rilevanti di coreani. In Argentina vivono 35.000 coreani, ma la comunità coreano-iberoamericana più rilevante è quella presente in Brasile.


Note


  1. Jae Jung Song, The Korean language: structure, use and context, Routledge, 2005, p. 15, ISBN 978-0-415-32802-9..
  2. Lyle Campbell e Mauricio Mixco, Korean, A language isolate, in A Glossary of Historical Linguistics, University of Utah Press, 2007, pp. 7, 90–91.
    «most specialists... no longer believe that the... Altaic groups... are related […] Korean is often said to belong with the Altaic hypothesis, often also with Japanese, though this is not widely supported»
    .
  3. David Dalby, The Register of the World's Languages and Speech Communities, Linguasphere Press, 1999–2000..
  4. Nam-Kil Kim, Korean, in International Encyclopedia of Linguistics, vol. 2, 1992, pp. 282–86.
    «scholars have tried to establish genetic relationships between Korean and other languages and major language families, but with little success»
    .
  5. András Róna-Tas, The Reconstruction of Proto-Turkic and the Genetic Question, in The Turkic Languages, Routledge, 1998, pp. 67–80.
    «[Ramstedt's comparisons of Korean and Altaic] have been heavily criticised in more recent studies, though the idea of a genetic relationship has not been totally abandoned»
    .
  6. Claus Schönig, Turko-Mongolic Relations, in The Mongolic Languages, Routledge, 2003, pp. 403–19.
    «the 'Altaic' languages do not seem to share a common basic vocabulary of the type normally present in cases of genetic relationship»
    .
  7. (EN) What are the top 200 most spoken languages?, su Ethnologue, 3 ottobre 2018. URL consultato il 27 maggio 2022.

Bibliografia



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Controllo di autoritàThesaurus BNCF 50 · LCCN (EN) sh85073088 · GND (DE) 4131502-9 · BNE (ES) XX530370 (data) · BNF (FR) cb11939935s (data) · J9U (EN, HE) 987007548490105171 · NDL (EN, JA) 00573711
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[de] Koreanische Sprache

Die koreanische Sprache oder Koreanisch wird von mehr als 78 Millionen Menschen als Muttersprache gesprochen, von denen die meisten Nord- oder Südkoreaner sind. Sie gehört damit trotz ihrer regionalen Beschränkung zu den 25 meistgesprochenen Sprachen der Welt.

[en] Korean language

Korean (South Korean: 한국어, hangugeo; North Korean: 조선말, chosŏnmal) is the native language for about 80 million people, mostly of Korean descent.[lower-alpha 1][1] It is the official and national language of both North Korea and South Korea (geographically Korea), but over the past 74 years of political division, the two Koreas have developed some noticeable vocabulary differences. Beyond Korea, the language is recognised as a minority language in parts of China, namely Jilin Province, and specifically Yanbian Prefecture and Changbai County. It is also spoken by Sakhalin Koreans in parts of Sakhalin, the Russian island just north of Japan, and by the Koryo-saram in parts of Central Asia.[2] The language has a few extinct relatives which—along with the Jeju language (Jejuan) of Jeju Island and Korean itself—form the compact Koreanic language family. Even so, Jejuan and Korean are not mutually intelligible with each other. The linguistic homeland of Korean is suggested to be somewhere in contemporary Northeast China.[2] The hierarchy of the society from which the language originates deeply influences the language, leading to a system of speech levels and honorifics indicative of the formality of any given situation.

[es] Idioma coreano

El idioma coreano es el idioma oficial de Corea del Norte y Corea del Sur. Además de ambas Coreas, el coreano también se habla en la prefectura autónoma coreana de Yanbian, situada en el este de la provincia de Jilin en China, prefectura fronteriza con Corea del Norte, además de las colonias lingüísticas zainichíes de Chongryon y Mindan en Japón. En todo el mundo hay alrededor de 80 millones de hablantes. Comúnmente se clasifica como un idioma aislado.

[fr] Coréen

Le coréen est une langue parlée en Corée, dans les districts frontaliers de la République populaire de Chine (Yanbian) et dans les communautés émigrées (notamment au Japon, en Chine (Pékin, Shandong), en Russie, en Australie, aux États-Unis, en France, etc.), et est la langue officielle de la Corée du Nord et de la Corée du Sud.
- [it] Lingua coreana

[ru] Корейский язык

Коре́йский язы́к (в КНДР 조선말/朝鮮말 чосонмаль, в Республике Корея 한국어/韓國語 хангуго) — язык корейцев и обоих государств Корейского полуострова: КНДР и Республики Корея. Распространён в той или иной мере также в КНР, Японии, США, России, странах Средней Азии. Общее число говорящих — около 78 млн человек.



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