Il dialetto leccese o salentino centrale è una variante del salentino e si differenzia dal salentino settentrionale per la presenza di cambiamenti metafonetici solo parziali. In particolare, si nota il dittongamento in /jɛ/ e /wɛ/ per i soli continuatori di Ĕ, Ŏ seguiti da -/i/, -/u/ (dente-denti vengono resi con tente-tienti; buona-buono vengono resi con bona-buenu), ma anche qualche esito
metafonetico condizionato per i soli continuatori di Ē (mese-mesi vengono resi con mese-misi).
Pur con alcune differenze tra un comune e l'altro, il salentino centrale copre la parte meridionale della provincia di Brindisi e quella centro-settentrionale della provincia di Lecce. A sud della linea Gallipoli - Maglie - Otranto si è soliti parlare di variante meridionale del salentino, caratterizzato dall'assenza quasi totale di cambiamenti metafonetici.
Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1 (a Lecce) "Tutti li cristiani te lu munnu nascenu libberi e suntu pari pe' dignità e diritti. Tutti tenenu cervieḍḍu e cuscenza e tocca 'sse comportanu comu frati l'unu cu l'auṭru."
Manuale
Diffusione geografica
Provincia di Lecce
Provincia di Brindisi
Lecce
Aradeo
Arnesano
Bagnolo del Salento
Calimera
Campi Salentina
Cannole
Caprarica di Lecce
Carmiano
Carpignano Salentino
Castri di Lecce
Castrignano de' Greci
Cavallino
Copertino
Corigliano d'Otranto
Cursi
Cutrofiano
Galatina
Galatone
Guagnano
Lequile
Leverano
Lizzanello
Martano
Matino
Melendugno
Melpignano
Monteroni di Lecce
Nardò
Neviano
Novoli
Parabita
Porto Cesareo
Salice Salentino
San Cesario di Lecce
San Donato di Lecce
San Pietro in Lama
Seclì
Sogliano Cavour
Soleto
Squinzano
Sternatia
Surbo
Trepuzzi
Veglie
Vernole
Zollino
Cellino San Marco
San Donaci
San Pancrazio Salentino
San Pietro Vernotico
Torchiarolo
Da notare che nei comuni a ridosso della direttrice Gallipoli-Maglie-Otranto (per esempio nell'area grecanica, così come a Galatina e dintorni) il dialetto presenta alcune caratteristiche del Salentino meridionale, dal quale comunque differisce per molteplici aspetti. Altri comuni invece, pur rientrando nella fascia del Salentino centrale (ad esempio Matino, Parabita ed altri), ne restano effettivamente fuori, in quanto linguisticamente molto più vicini al salentino meridionale.
Similmente, nei comuni brindisini a ridosso del confine con la Provincia di Lecce, così come nei comuni della Terra d'Arneo (Nardò, Copertino, Leverano ed altri) il dialetto si avvicina alla parlata salentina settentrionale, pur discostandosi per alcune caratteristiche (con le dovute differenze fra paese e paese).
Differenze dall'italiano standard
Il dialetto presenta un sistema a 5 vocali in posizione tonica e 3 gradi di apertura. È composto inoltre da una dittongazione metafonetica per -i e -u finali.
Ě>jε tranne se è preceduta da una palatale ed una dittongazione inconstante nelle forme in -mentum (ad esempio, denti diventa tiènti; sentimento > sientimientu oppure sientimentu)
Ŏ>wε oppure Ŏ>wε>ε in iniziale di parola o ɔ preceduta da una palatale o dentale (ad esempio, morto diventa muertu ecc.)
La o lunga diventa quasi sempre u (sole>sule), tranne nel Salento occidentale dove può rimanere o (il sole > lu sole).
La forma uo diventa ue (fuoco>fuècu), ma talora è reso con o (fuocaia > fòcara), soprattutto nelle zone di Galatina, Martano (fuoco > fòcu).
Queste indicazioni di massima hanno comunque numerose eccezioni. La o di gioco, ad esempio, viene resa in modo diverso a seconda se si tratta del sostantivo o del verbo: io gioco > iou sta sciocu; il gioco > lu šwecu; giocare > sciucare.
Nell'area leccese (e a Lecce in particolare) si nota una tendenza, di derivazione un po' aristocratica, ad addolcire alcuni suoni. Ad esempio, la a e la e sono quasi sempre molto aperte, si tende a sostituire la z (zeta sorda) con la ẓ (zeta sonora), la u con la o, la g con la c (per dire zinco si usa talora ẓingo in luogo di zincu). Quest'ultimo fenomeno fonetico è particolarmente evidente quando si parla in italiano.
La e non accentata (se non è in finale di parola) può essere resa con "i", ma sussiste (specialmente a Lecce) la forma con e (piccàtu e peccàtu). Allo stesso modo la "o" accentata può anche essere resa con "e": nèsciu/nòscia per "nostro"/"nostra", ièu o iòu per "io", èju/ègghiu o òju/ògghiu per "olio". Il gruppo "gl" (suono non esistente nel salentino) viene reso a Lecce e dintorni (ma anche a Nardò) con "ggh", mentre altrove diventa "j": òju o ogghiu per "io voglio", Majanu o Magghianu per il centro abitato di "Magliano".
Da notare anche la traduzione della particella pronominale ci: la parola "liberaci" viene resa nell'area leccese con "liberanne" o "liberande", ma già a Carmiano, Novoli si preferisce "liberandi", mentre nei paesi del basso brindisino (Cellino San Marco, San Pietro Vernotico) "liberanci" e nel brindisino di Brindisi "libirindi" o libirinni".
Invece la particella pronominale "vi" viene resa a Lecce con "bu" ("spustatibu" per "spostatevi"), mentre nel Salento centro-meridionale si usa "ve" ("spustative").
Altre differenze territoriali
Il dialetto parlato esclusivamente a Lecce, prevede una trasformazione di genere dei nomi maschili di cosa terminanti in "e": per esempio abbiamo "la Comune" o "la salame", in luogo di "il Comune", "il salame".
Il dialetto leccese parlato nell'area nord-occidentale della provincia (Guagnano, Salice Salentino, Veglie...) e nell'area neretina presenta delle affinità che lo avvicinano al dialetto brindisino. È il caso degli articoli determinativi i/gli/le, resi nell'unica forma "li" ("li pèttule", al posto del leccese standard "le pittule"). Altra caratteristica riguarda gli aggettivi possessivi "mio, tuo, suo", resi in "mia, tua, sua", invariati in genere e numero proprio come a Brindisi. Fenomeno particolare è la resa del pronome personale "tu" in "tune" (similmente a Brindisi) a Copertino e Leverano, così come "lei/ella" diventa "eḍḍa a Nardò; mentre sempre a Nardò, ma anche a Galatone e dintorni i pronomi "me" e "te" vengono resi in "mève" e "tève".
Il leccese parlato in alcuni paesi dell'area bilingue della Grecìa Salentina, tra cui Martano, Corigliano d'Otranto, Cutrofiano, Castrignano de' Greci, Soleto, Zollino e in altre località come Aradeo, è caratterizzato dall'uso frequente del passato remoto anche per azioni appena compiute, a differenza degli altri paesi del Salento, dove, anche per influenza dell'italiano, si usa più spesso il passato prossimo. Tale particolarità deriva dal greco che, come nell'inglese e nello spagnolo moderni, usa il passato remoto (aoristo) per le azioni compiute e concluse nel passato, anche recente, e che quindi non hanno conseguenze nel presente. Ad esempio, la frase "oggi è andato al mare" - che nel salentino di Lecce diventa osce è/ha sciùtu a mmare - viene reso in queste zone osci scìu a mmare, ossia “oggi andò al mare” (confronta il grico Sìmmeri pìrte sti ttàlassa e il greco moderno Σήμερα πήγε στη θάλασσα / sìmera pighe sti thàlassa).
Sempre in questa fascia di comuni, ma anche a Galatina, il dialetto inizia ad assumere caratteristiche più tipiche del Salento meridionale: un esempio è l'inversione fra pronome e verbo fraseologico in frasi come "perché mi stai guardando?" (rese in "percè sta me uardi?", a differenza del leccese standard "percè me sta uardi?"). Ultima caratteristica è l'utilizzo più frequente di parole tipiche del Salento meridionale: "sopra" diventa "susu" in luogo di "subbra/sobbra", "nessuno" e "da nessuna parte" diventano rispettivamente "čiuveḍḍi" e "aveḍḍi". A Cursi e dintorni, la parola "altro" viene resa in "auḍḍu", proprio come nella zona a sud di Maglie.
Verbi
Il presente e il passato continuato in leccese si forma con la terza persona dell'indicativo presente del verbo stare + indicativo presente/perfetto del verbo:
sta fazzu [sto facendo]; sta facìa [stavo facendo].
sta fàcenu/e [stanno facendo]; sta facìanu/e [stavano facendo].
Non esiste la forma futura, che viene sostituito dal presente progressivo in caso di azione programmata nel futuro (crài sta bau fore, domani sto andando in campagna), da un costrutto col verbo avere in caso di azione necessaria (crài aggiu scire fore, domani devo andare in campagna), dal presente indicativo negli altri casi (crai au fore, domani vado in campagna).
Le desinenze dei verbi subiscono delle leggere variazioni da un paese all'altro: fàcenu e dìcenu a Lecce e negli immediati dintorni, fàcene e dìcene in paesi come Carmiano o Novoli, fannu/fàcune e dìcune nella zona di Caprarica di Lecce.
Verbo Essere (dialetto di Lecce)
persona
Indicativo presente
Imperfetto
Perfetto
Ieu/Iou
su'/suntu
era
fuèsi
Tie
si'/sinti
eri
fuèsti
Iḍḍu/Iḍḍa
ete
era
foi/fose
Nui
simu
èramu
fòsemu
'Ui
siti
èriu/èru
foste
Iḍḍi/Iḍḍe
su'/suntu
èranu/e
fòsera
Verbo Avere (dialetto di Lecce)
Il verbo "avere" è difettivo e nei tempi presente e imperfetto dell'indicativo viene usato solo nella funzione di ausiliare. Negli altri casi viene sostituito dal verbo tenere.
persona
Indicativo presente
Imperfetto
Perfetto
Ieu/Iou
aggiu
ìa
ibbi
Tie
ai/a'
ii
ìsti
Iḍḍu/Iḍḍa
àe/a'
ìa
ibbe
Nui
àmu/ìmu
ìamu
ìbbimu
'Ui
iti
ìu
ìsti/u
Iḍḍi/Iḍḍe
ànu/e
ìanu/e
ìbbera
Verbo Andare [Scire] (dialetto di Lecce)
persona
Indicativo presente
Imperfetto
Perfetto
Ieu/Iou
àu
scia
scìi
Tie
ài
scii
scisti
Iḍḍu/Iḍḍa
àe
scìa
scìu
Nui
sciàmu
scìamu
scemmu
'Ui
sciàti
scìu
scistu
Iḍḍi/Iḍḍe
ànu/e
scìanu/e
scèranu/e, scèra
Parole di uso comune
1: unu
2: ddoi/ddo'
3: ṭrete/ṭre
4: quatṭru
5: cinque
6: sei
7: sette
8: uettu
9: nove
10: tece
lunedì: lunitìa
martedì: martitìa
mercoledì: merculitìa/mercutìa
giovedì: sciuvitìa/sciuitìa
venerdì: vinnardìa/vinirdìa
sabato: sàbbutu/sàbbatu
domenica: dumìneca/dumìnica
gennaio: ginnaju
febbraio: fibbraju
marzo: marzu
aprile: aprile
maggio: maggiu
giugno: giugnu
luglio: luju
agosto: agostu
settembre: settembre
ottobre: ottobre
novembre: novembre
dicembre: dicembre
Altri vocaboli di largo uso
accendere: ddumare, (a)ppicciare (tipico di Lecce città, ormai in disuso)
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