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Il cinese standard, talvolta detto anche mandarino standard (dall'inglese Standard Mandarin)[1], mandarino moderno standard e cinese moderno standard, è la varietà standard per la lingua cinese, ufficializzata per la prima volta nel 1932 in quella che era allora la Repubblica di Cina. È una delle sei lingue ufficiali dell'ONU ed è adottata come lingua ufficiale dalla Repubblica Popolare Cinese (in base alla Costituzione del 1949), da Taiwan e da Singapore. In quanto varietà standard, è dotata di un vocabolario, grammatica e pronuncia standardizzati.

Disambiguazione – Se stai cercando la varietà di lingue e dialetti del nord est della Cina, vedi Cinese mandarino (varietà linguistica).
Cinese moderno standard
普通话, pǔtōnghuà
国语, guóyǔ
华语, huáyǔ,
标准汉语, Biāozhǔn Hànyǔ
中文, Zhōngwén
Parlato in Cina (Cina continentale, Hong Kong, Macao)
 Taiwan
 Singapore
 Malaysia
 Filippine
in alcune parti di:
 Giappone
 Corea del Nord
 Corea del Sud
oltre alle comunità cinesi sparse in tutto il mondo
Altre informazioni
Scritturacaratteri cinesi
TipoSVO, tonale
Tassonomia
FilogenesiLingue sinotibetane
 Lingue sinitiche
  Lingua cinese
   Lingua mandarina
Statuto ufficiale
Ufficiale in ONU

 Cina
 Taiwan
 Singapore
Minoritaria
riconosciuta in
 Malaysia
 Mauritius
Vancouver (Canada)
Isola di Natale (Australia)
Regolato danella RPC: varie agenzie;

a Taiwan: CPM

Codici di classificazione
Glottolognone (EN)
Estratto in lingua
Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1

人人生而自由,在尊严和权利上一律平等。他们赋有理性和良心,并应以兄弟关系的精神相对待。 (moderno standard)

Traslitterazione
Rénrén shēng ér zìyóu, zài zūnyán hé quánlì shàng yīlǜ píngděng. Tāmen fùyǒu lǐxìng hé liángxīn, bìng yīng yǐ xiōngdì guānxì de jīngshén xiāng duìdài.

Traduzione
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Sono dotati di ragione e di coscienza e dovrebbero essere trattati in uno spirito di fratellanza.


Paesi in cui si parla cinese standard:

     Lingua madre maggioritaria

     Lingua di lavoro nazionale obbligatoria o di fatto

     Più di 1.000.000 di relatori

     Più di 500.000 relatori

     Più di 100.000 relatori

Sebbene si tratti della stessa lingua, essa ha nomi ufficiali diversi a seconda dello stato: nella Repubblica Popolare Cinese, si chiama putonghua (普通話T, 普通话S, pǔtōnghuàP, letteralmente "lingua, parlata comune"), a Taiwan si chiama guoyu (國語T, 国语S, guóyǔP, kuo-yüW, letteralmente "lingua nazionale"), mentre a Singapore e in Malaysia viene chiamata huayu (華語T, 华语S, huáyǔP, letteralmente "lingua cinese").

Il cinese standard, siccome si basa come pronuncia sul dialetto di Pechino, viene solitamente raggruppato nella famiglia detta "cinese mandarino", parlata nel settentrione. Questa varietà, secondo Ethnologue 2022, ha 1,118 miliardi di parlanti totali (la lingua cinese in totale ne ha 1,3 miliardi) e, come numero di parlanti madrelingua L1, è la lingua più diffusa al mondo. Come parlanti totali, nel mondo nel 2022 è appena dietro l'inglese (1,452 miliardi di parlanti totali).


Chiarimenti per evitare confusione


Si inseriscono sotto alcuni punti per distinguere dei termini precisi nel vasto gruppo della "lingua cinese" per non confonderli in toto con il concetto vasto e onnicomprensivo di "lingua cinese". In fondo, si parla pure del "cinese moderno standard".


Contesto linguistico


Lo stesso argomento in dettaglio: Lingua cinese.

Analizzata dal punto di vista della linguistica, la lingua cinese è in realtà un vasto insieme di lingue, che raccoglie al proprio interno differenti famiglie linguistiche, a loro volta composte da centinaia di parlate locali e forme dialettali. Sebbene dotate di alcune caratteristiche comuni (quali la tonalità, l'ordine SVO, ecc.), molte di queste lingue non sono mutuamente intelligibili, ma sono comunque tutte accomunate da un unico sistema di scrittura basato sui caratteri cinesi.

Questa miriade di parlate locali viene tradizionalmente classificata ricorrendo a pochi vasti raggruppamenti, famiglie di lingue affini che nella linguistica moderna vengono chiamati "gruppi dialettali". Ciascun gruppo dialettale raccoglie una vera e propria famiglia linguistica che contiene decine o centinaia di parlate locali. Nell'ambito della tradizione cinese, i gruppi dialettali erano visti come "dialetti" di un'unica lingua cinese, visione che veniva giustificata alla luce di considerazioni culturali, storiche e politiche.

A seconda delle classificazioni adottate, si possono distinguere da 7 a 15 gruppi dialettali per il cinese parlato. Il più importante gruppo dialettale è il cinese mandarino o lingua mandarina, una grande famiglia di lingue, varianti locali e dialetti caratteristici del nord-est della Cina (北方话S, běifānghuàP, letteralmente "lingua del nord"), che si stima vengano usati da almeno il 70% dei parlanti nativi di cinese.


Storia


Agli inizi del Novecento, prendendo spunto da alcuni elementi fonetici provenienti da una variante locale della lingua mandarina parlata nei dintorni di Pechino, quello che si potrebbe chiamare "dialetto di Pechino" (北京話T, 北京话S, běijīnghuàP) ed elementi provenienti da altre varianti linguistiche (dialetti) appartenenti al cinese mandarino, venne elaborata e definita la pronuncia standard per la lingua cinese.

Questa pronuncia standard, battezzata pǔtōnghuà (普通話T, 普通话S, letteralmente "lingua comune"), nasceva con l'intento di stabilire ufficialmente una lingua franca mediante la quale tutti i cittadini dello stato cinese fossero in grado di comunicare tra di loro a prescindere dalla propria parlata natìa. Il putonghua fu adottato come standard ufficiale dalla Repubblica di Cina nel 1932 e fu mantenuto dalla Repubblica Popolare Cinese, fondata nell'ottobre 1949. Da allora è divenuto la lingua di insegnamento del cinese tanto per i cinesi quanto per i non cinesi ed è la lingua usata da tutti i cinesi per capirsi tra loro, a meno che provengano dalla stessa area dialettale. È correntemente noto e parlato anche a Taiwan (in cui viene chiamato ancora "guoyu", cioè con il nome originale), Singapore, nella Malaysia e nelle Filippine. A questi parlanti nativi e non, si aggiungono i parlanti non nativi (L2) in tutto il mondo.


Scrittura, pronuncia, toni ed erizzazione


Per la scrittura, il cinese moderno standard/putonghua utilizza i caratteri cinesi semplificati pochi anni dopo la fondazione della Repubblica Popolare Cinese. I caratteri tradizionali sono ancora usati a Singapore, Taiwan, Hong Kong e Macao. Si usa ancora la versione tradizionale per scrivere gli hanja e gli Han tu' e anche i kanji, che hanno subito poche semplificazioni in larga misura marginali. I caratteri cinesi/sinogrammi sono scomponibili in unità minime, i radicali, che hanno una classificazione standard in 201 componenti del 2010 per stilare i dizionari. Questa classificazione deriva da un rimaneggiamento parziale di una lista comune a tutte le altre lingue in cui si usano o si sono usati i sinogrammi, cioè i 214 radicali Kangxi, dal nome di un celebre dizionario che li ha standardizzati, il dizionario Kangxi.

La pronuncia viene indicata con una romanizzazione detta pinyin, che ha soppiantato la vecchia romanizzazione, il sistema Wade-Giles dal nome degli inventori. Questa pronuncia contiene anche quattro diacritici (o, nella scrittura informatizzata corrente, i numeri da 1 a 5) per indicare la modulazione tonale per distinguere i vari significati di una stessa sillaba. Per la precisione, dati tre registri di voce (acuto, medio, grave) il cinese standard possiede un'intonazione piana e acuta (primo tono), crescente da media ad acuta (secondo tono), decrescente-crescente secondo il percorso medio-grave-acuto (terzo tono) e un'intonazione decrescente acuto-grave (quarto tono). In cinese standard si aggiunge il quinto tono, assente altrove (ad esempio cantonese, shanghainese, cinese standard di Taiwan) e che consiste in un'intonazione neutra che si appoggia come codina o appendice a quella precedente. Le consonanti iniziali in cinese standard hanno una differenza tra consonante aspirata e non aspirata e contano alcune consonanti retroflesse (pronunciate con la punta della lingua piegata all'indietro), che nella varietà di pronuncia non standard meridionale (ad esempio Taiwan, Fujian, Hainan, Shanghai, Canton, Hong Kong, Macao...) perdono la retroflessione. La parlata settentrionale possiede anche una -r a fine sillaba che indica il rotacismo, cioè la perdita di una sillaba che si riduce a un suono vagamente simile a una "r" retroflessa e non vibrante come in inglese. Il rotacismo in cinese standard, avente origine settentrionale e colloquiale, si studia nelle scuole pure se facoltativo da pronunciare (ma di fatto è molto diffuso) e si chiama erhua, da cui deriva il vocabolo "erizzazione".


Mutazioni dal primo cinese medio


Il cinese standard presenta molte differenze con i dialetti conservativi meridionali e con la pronuncia sino-coreana, sino-giapponese e sino-vietnamita cristallizzata nei sinogrammi importati in queste tre lingue, dette "lingue sino-xeniche" perché appartenenti alla sinosfera, pure se non sono lingue sinitiche e non derivano dal protosinotibetano. Infatti le pronunce di questi dialetti (cantonese/dialetto yue, i minnan e in particolare gli hokkien, i dialetti wu incluso lo shanghainese e l'hakka) e le lingue sino-xeniche ritengono delle caratteristiche di pronuncia arcaica risalente al primo cinese medio, cioè una varietà parlata durante il Rinascimento Cinese (dinastia Tang; la varietà della dinastia Song invece si chiama tardo cinese cedio) e che è successiva al cinese antico, di cui si hanno tracce dalla dinastia Shang alla dinastia Han. Il primo cinese medio si può ricostruire da rimari come il Qieyun e la sua espansione, il Guangyun. Il Qieyun in particolare era un dizionario di rime usato per declamare correttamente e scrivere bene le poesie in rima, molte scritte proprio durante il periodo Tang. La pronuncia confezionata ad hoc in quest'opera è un compromesso tra le varietà del nord e del sud. In base alle ricostruzioni del primo cinese medio (una molto diffusa, recente e celebre è la ricostruzione Baxter, 2011), si nota che il cinese standard ha perso i tre stop senza rilascio udibile di suono *-p, *-t, *-k, conservati in molte altre lingue (in giapponese sono accomodate con l'inserimento di una vocale, tale per cui diventano sillabe). Questi stop dopo il tardo cinese medio (e cioè durante il primo mandarino, parlato durante il khanato mongolo della dinastia Yuan) si erano leniti in un colpo di glottide a fine sillaba. Si è persa poi la consonante nasale *-m, che poteva chiudere una sillaba insieme a *-n e *-ng. Si sono pure perse molte distinzioni tra consonante sonora-sorda-aspirata sorda e tra consonante sonora-sorda, come anche colpo di glottide a inizio sillaba e la *ng- a inizio sillaba, come anche molti cluster vocalici complessi. Il mandarino standard eredita tre classi tonali antiche, cioè il tono piano/piatto, crescente e decrescente, già presenti nel primo cinese medio, ma perde l'intonazione sfuggita delle vocali a causa dei colpi di glottide, detta "tono entrante". Infine, come curiosità, il tono crescente in primo cinese medio/cinese rinascimentale deriva dalla caduta di un antichissimo colpo di glottide a fine sillaba risalente al cinese antico. Era presente pure in vietnamita e la caduta in entrambe le lingue ha innescato la tonogenesi. Il tono decrescente in primo cinese medio e vietnamita deriva dalla caduta di un'antica *-s, che tra cinese antico e primo cinese medio si era lenita in una *-h. Queste informazioni si possono notare nelle ricostruzioni del cinese antico (ad esempio Baxter-Sagart, 2014). Il cinese antico aveva anche dei prefissi, infissi e suffissi morfologici, poi scomparsi in primo cinese medio. La grammatica del tempo era sempre quella del cinese classico. Il baihua, che ha avuto una grande influenza sulla formazione della grammatica moderna, si sarebbe affermato più avanti (si pensi a romanzi come Il sogno della camera rossa di Cao Xueqin).


Grammatica


Lo stesso argomento in dettaglio: Grammatica cinese.

Il cinese moderno non è una lingua "monosillabica" dato che il cinese moderno standard ha una struttura assai meno monosillabica rispetto al passato, in quanto sostantivi, aggettivi e verbi sono in gran parte bisillabici. La tendenza a creare parole bisillabiche nelle moderne lingue cinesi, in particolare in mandarino, è stata notevolmente accentuata se confrontata con il cinese classico. Questo è una lingua fortemente isolante, in cui ogni idea (morfema) corrisponde generalmente a una singola sillaba e a un singolo carattere; il cinese moderno, invece, ha la tendenza a formare le nuove parole attraverso parole bisillabiche, trisillabiche e sporadicamente quadrisillabiche (agglutinazione). In realtà, alcuni linguisti sostengono che la classificazione del cinese moderno come lingua isolante sia, per questa sola ragione, fuorviante. La morfologia cinese è strettamente legata a un numero prefissato di sillabe con una costruzione abbastanza rigida che sono i morfemi, le più piccole unità della lingua. Sebbene molti di questi morfemi monosillabici ( , in cinese) possano stare da soli come parole individuali, essi di solito formano composti polisillabici (noti come / ), che assomigliano più da vicino alla tradizionale nozione occidentale di parola. Un ("parola") può consistere di uno o più morfemi-caratteri, di solito due, ma ce ne possono essere anche tre o più. Ad esempio:

In generale, tutte le varietà di cinese moderno sono lingue isolanti (o analitiche), in quanto dipendono dalla sintassi (struttura di frase e ordine delle parole) piuttosto che dalla morfologia (cambiamenti nella forma della parola, come la coniugazione) per indicare la funzione della parola stessa all'interno di una frase. In altri termini, il cinese ha poche forme flesse – non possiede nessun tempo, nessuna diatesi (ad es. attivo, passivo, riflessivo), nessun numero (singolare e plurale, eccetto nei pronomi personali; esiste una marca di plurale nei nomi comuni di persona ma è facoltativa e ci si riesce a capire anche senza usarla), nessun articolo e nessun genere (in realtà esistono dei prefissi per il maschile/femminile per persone e almeno un paio per gli animali, ma sono facoltativi). Fa notevole uso di particelle grammaticali per indicare l'aspetto (azione finito/perfettivo VS azione in corso/imperfettivo). Nel cinese mandarino, questo implica l'uso di particelle come le, hai, 已经 yijing, ecc.

In cinese il determinante precede il determinato/cio che è determinato. Nel caso del complemento di specificazione, determinante e determinato sono legati dalla particella de (). Lo stesso costrutto si usa nelle relative (che/il quale/la quale...). Ad esempio:

Siccome il verbo non si coniuga, il pronome personale è obbligatorio, come in inglese (in coreano e giapponese però si può omettere se scontato). Nella frase minima, il cinese segue l'ordine Soggetto Verbo Oggetto (a differenza del coreano e giapponese, che hanno il verbo sempre in fondo) e, come molte altre lingue dell'Asia orientale, fa un uso frequente della costruzione tema-rema per formare le frasi. L'avverbio e il gruppo preposizionale/introdotto da una preposizione, siccome si considerano determinante verbale, vanno prima del verbo. Il nome di tempo, importante anch'esso per capire se un'azione finita (aspetto perfettivo) si colloca nel passato, presente o futuro, si mette prima o dopo il soggetto. Inoltre ha un esteso sistema di numerali, un altro tratto in comune con lingue vicine come il giapponese e il coreano, ma esiste un solo sistema di numerali (il coreano e giapponese ne hanno due, uno nativo e l'altro sino-coreano e sino-giapponese. L'uso cambia solitamente in base al tipo di classificatore). I numeri sono affiancati ai classificatori e quasi classificatori, parole indicanti unità/quantità che nelle lingue europee si usano solo in prossimità di nomi non contabili (ad esempio un chilo di farina) ma che in cinese si usano con quasi tutti i sostantivi (ad esempio due unità/quantità di persone > "due persone"). Un'altra caratteristica grammaticale saliente comune a tutte le varietà parlate del cinese comprende l'uso della costruzione verbale seriale. Anche se le grammatiche delle varietà parlate del cinese condividono molti aspetti, esse possiedono anche significative differenze. Si veda l'articolo Grammatica cinese per la grammatica del mandarino standard (la lingua parlata cinese standardizzata) e gli articoli su altre varietà di cinese per le loro rispettive grammatiche.


Premi Nobel per la letteratura in cinese



Note


  1. Il cinese standard è una standardizzazione della pronuncia della lingua cinese, definita ispirandosi sulla pronuncia delle parlate appartenenti alla famiglia linguistica del cinese mandarino, uno dei principali gruppi dialettali in cui si possono suddividere tutte le diverse varietà locali del cinese moderno. Da cui l'usanza, in lingua inglese, di riferirsi al cinese standard per mezzo del termine standard mandarin.
  2. Jerry Norman, The Chinese dialects:phonology in Graham, p. 78

Voci correlate



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Collegamenti esterni


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[de] Hochchinesisch

Hochchinesisch oder (Modernes) Standardchinesisch (fachsprachlich: (現代)標準漢語 / (现代)标准汉语, (Xiàndài) Biāozhǔn Hànyǔ)[1][2] ist die Standardvarietät des Chinesischen, die Amtssprache der Volksrepublik China und der Republik China (Taiwan) sowie eine der vier Amtssprachen Singapurs.

[en] Standard Chinese

Standard Chinese (simplified Chinese: 现代标准汉语; traditional Chinese: 現代標準漢語; pinyin: Xiàndài biāozhǔn hànyǔ; lit. 'modern standard Han speech')—in linguistics Standard Northern Mandarin[7][8][9] or Standard Beijing Mandarin,[10][11] in common speech simply Mandarin,[12] better qualified as Standard Mandarin, Modern Standard Mandarin or Standard Mandarin Chinese—is a modern standardized form of Mandarin Chinese that was first developed during the Republican Era (1912‒1949). It is designated as the official language of mainland China and a major language in the United Nations, Singapore, and Taiwan. It is largely based on the Beijing dialect. Standard Chinese is a pluricentric language with local standards in mainland China, Taiwan and Singapore that mainly differ in their lexicon.[13] Hong Kong written Chinese, used for formal written communication in Hong Kong and Macau, is a form of Standard Chinese that is read aloud with the Cantonese reading of characters.

[es] Mandarín estándar

El chino estándar, también conocido como mandarín estándar moderno, mandarín estándar, chino mandarín[2] o simplemente mandarín,[3] es la variedad estándar del chino mandarín, que a su vez es la principal de las lenguas siníticas que se conocen conjuntamente como idioma chino.

[fr] Mandarin standard

Le mandarin standard (chinois simplifié : 现代标准汉语 ; chinois traditionnel : 現代標準漢語 ; pinyin : xiàndài biāozhǔn hànyǔ ; litt. « langue des Hans standard moderne ») est la langue officielle en Chine (RPC), à Taïwan et à Singapour. À ce titre, il a fait l'objet de codification (prononciation, grammaire), et est la langue parlée généralement enseignée.
- [it] Lingua cinese standard



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