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La lingua fenicia o fenicio (AFI: /feˈniʧo/[2][3]; dabarīm Pōnnīm[4], AFI: /da.ba.riːm poːnːiːm/, [dabariːm poːnːiːm] o Pōnnīm[nota 1][5]) era una lingua semitica parlata dai Fenici. Spesso si usa il termine fenicio-punico per comprendere, oltre ai dialetti della madrepatria, anche il punico, lingua di Cartagine e delle sue colonie, nonché dialetto del fenicio. Dal punto di vista storico, il fenicio appartiene alla famiglia delle lingue afro-asiatiche, ramo delle lingue semitiche e precisamente al gruppo cananaico del semitico nordoccidentale.

Fenicio †
dabarīm Pōnnīm o Pōnnīm
Parlato inFenicia, Sardegna, Cipro
Periodo1200 a.C.–350 d.C. o 400 d.C.[1]
Locutori
Classificaestinta
Tassonomia
FilogenesiLingue afro-asiatiche
 Lingue semitiche
  Lingue semitiche centrali
   Lingue semitiche centrali meridionali
    Lingue cananaiche

Lingue cananaiche occidentali

Codici di classificazione
ISO 639-2phn
ISO 639-3phn (EN)
Glottologphoe1239 (EN)

La sede originaria di questa lingua era la Fenicia, corrispondente grosso modo alla costa orientale del mediterraneo nella zona dell'attuale Libano. Essa venne esportata nelle numerose colonie ed empori che i Fenici installarono in varie parti del Mediterraneo, e la varietà di Cartagine ("punico") a sua volta acquisì un ruolo importante di diffusione soprattutto nel bacino occidentale del Mediterraneo, favorendo il commercio mediterraneo.

Linguisticamente, l'attributo fenicio viene utilizzato a partire da documenti successivi al XII secolo a.C., a sua volta distinto in fenicio antico (XI-VII secolo a.C.) e fenicio classico (VI-I secolo a.C.). In modo analogo, si adopera il riferimento punico per le colonie extracananee fino al II secolo a.C. (in corrispondenza della caduta di Cartagine) e di tardo punico o neopunico[6] per le attestazioni seguenti[7].

La lingua è nota soprattutto epigraficamente, vale a dire attraverso iscrizioni, ma anche mediante opere letterarie, come Plutarco, Filone di Biblo o Porfirio[8], tramandate fino a noi. Dal momento che originariamente l'alfabeto fenicio comportava una grafia esclusivamente consonantica, molte particolarità della lingua sono per noi poco conosciute. Sul vocalismo si hanno maggiori informazioni riguardo al punico, dal momento che di esso si possiedono diversi testi vocalizzati:

Mentre la lingua fenicia si spense relativamente presto in oriente, il punico rimase vivo diversi secoli dopo Cristo, probabilmente fino all'arrivo degli Arabi (VII secolo).

L'iscrizione melitense e i primi saggi di interpretazione (Perez Bayer: 1722).
L'iscrizione melitense e i primi saggi di interpretazione (Perez Bayer: 1722).


Decifrazione


La decifrazione del fenicio avvenne nel XVIII secolo, e ricevette un notevole impulso dal ritrovamento di diverse iscrizioni bilingui, in particolare quella di Malta ("iscrizione melitense"), in greco e in fenicio. Tra coloro che svolsero un ruolo si segnalarono in particolare l'abate Barthélemy (1716-1795), il rev. John Swinton (1703-1777) e Francisco Pérez Bayer (1699-1781). Nella tavola accanto si osserva la trascrizione dell'iscrizione e le interpretazioni dei tre studiosi; l'ultima, di Perez Bayer, corrisponde alla lettura ancor oggi considerata esatta.


Fonologia



Consonanti


Polmonari Non-polmnoari
Bilabiali Alveolari Palatali Glottidali Faringali Gutturali/ Velari Laringali Uvulari Eiettive
Sorde Sonore Sorde Sonore Sorde Sonore Sorde Sonore Sorde Sonore Sorde Sonore Sorde Sonore Sorde Sonore Sorde Sorde
Occlusive p b t d ʔ k ɡ q
Fricative s h ħ h
Laterali l
Sonanti m
Nasali n
Centrali r
Costrittive ʕ
Approssimanti w j
Affricate t͡s d͡z
Vibranti [9]

Vocali


La Stele di Nora.
La Stele di Nora.

Morfologia e sintassi



Nome


Genere Stato Numero
Singolare Duale Plurale
Maschile Assoluto -Ø[nota 2][10] -M (-êm)[11] -M (-īm) o -’M o -YM o -M (-êm)[12][nota 3][13]
Costrutto -Ø (-ê)[11] -Ø (-ê)[14]
Femminile Assoluto -T (-ot) o -‘T[15]; T- (-at-) o T- (t-)[nota 4][15]; o -T (īt-, -iyt)[nota 5][16] -M (-êm)[11] -T (-ūt) o -’T o -HT (-hūt) o -YT (-yūt)[17]
Costrutto -Ø (-ê)[11]

Es. MLK — mílik — (Il) re[15]

‘RPT‘urpót — (Il) portico[15]

αμαθη — amaté — Sua schiava femmina[15]

TY — ‘ittī < ‘intī — Mio tempo[15]

QṢTqaṣīt — Area esterna[11]

‘NM‘ênêm — Due occhi[11]

L‘N — li- ‘ênê — Nei due occhi[11]

BTMbāttīm — (I) templi[11]

BN’Mbūnīm — (I) costruttori[11]

KHNYMkōhnīm — (I) sacerdoti[11]

BT ‘LNM — battê ‘allōnīm — (Le) case degli dei[14]

’RṢT’araṣūt — (Le) regioni[14]

MSWY’T — (Gli) indumenti[14]

DLHTdalahūt — (Le) porte[18]

MLKYT — (Le) regine[18]


Articolo



Articolo determinativo

L'articolo determinativo è H- (han-) ed è proclitico.[19] Originariamente era un pronome dimostrativo, come dimostra un passo dei Numeri in ebraico arcaico.[19]

Es. H-’Š — L'uomo


Pronome



Pronome personale indipendente


1° persona

Singolare Duale Plurale
’NK/ ’ānōkī[20] o ’anīki[nota 6][21] o ’n o ’anī o ’anik[21] - ’nḥn o ’anaḥnu o nḥn o naḥnu[22]

2° persona

Genere Singolare Duale Plurale
Maschile ’t o ’átta[21] - ’tm[22]
Femminile ’t o ’atti[21] - ’tm[22]

3° persona

Genere Singolare Duale Plurale
Maschile o o u[21] - hmt[22]
Femminile h’ o o y[21] - hmt[22]

Pronome personale suffisso

Numero Singolare Duale Plurale
Persona -Ø (-ī) o -Y (-ī)[nota 7] o -Y (-ay)[23] - -N (-en) o -N (-on) o -N (-n)[24]

Es. ’B → ’abī → mio padre

’MY’ammī → mia madre

’DNN’adūnon → nostro signore

Numero Singolare Duale Plurale
Persona Genere
Maschile -K (-ka) o -K’ - -
Femminile -K (-) - -[25]

Es. B’LK → tuo signore

’ḤTK → tua sorella

Numero Singolare Duale Plurale
Persona Genere
Maschile -Ø (-o) o -Ø (-i) o -Y (-yo)

o -’Y o - o -Y’ o -W (-iw) o -H (-í-hu)[nota 8][26]

- -M (-om)
Femminile -Ø (-a) o -H (-á-h(a)) o - o - o -‘’ o -Y (-i) - -M o -NM[27]

Es. ’ŠT → ’isti → sua moglie

MLKYmolki → suo regno

BT’Ibêtī → suo tempio

MLKHmolkíhu → suo regno

’DTW’adatiw → sua signora


Pronome relativo

Il pronome relativo è Z- (-) nella lingua arcaica (fino all'inizio del IX secolo a.C.[28]) e come particella proclitica mentre ’Š (’īš) nel fenicio standard.[28]

Es. «Con il pronome personale indipendente espresso»

PTLMYS ... ’Š H’ 57 ŠT — Ptolemaios ... che lui è al 57º anno[29]

«Con il pronome personale indipendente non espresso»

’DM ’Š ’DM ŠM ― Uomini che sono uomini di fama[29]


Pronome dimostrativo

Il pronome dimostrativo è ‹questo/a›[30]:

Genere/Numero Singolare Plurale
Maschile Z (ezdé), ’Z, Z’[31] L’ (’ílle), ’L’ (’ílle)[32]
Femminile Z (ezdō), ’Z[30]

Es. «Come soggetto di una frase»

Z MṢBT ― Questa stele[33]

«Come complemento oggetto di un verbo»

Z’ YTN L’BL — Ha presentato questo a Ba’al[33]


Pronome interrogativo

I pronomi interrogativi sono my (<chi?>) e 'm (<che cosa?>).[34]


Aggettivo


L'aggettivo segue il nome e concorda in genere e in numero.[35]

Es. ’BN N’M, una buona stele (da ’BN, stele e N’M, buono)


Verbo


Il verbo possiede tre modi: indicativo, non-indicativo (subgiuntivo, iussivo, ottativo e coortativo) e imperativo, 4 forme, attiva, passiva, riflessiva e stativa.

Ci sono 7 tempi, futuro, trapassato prossimo, passato prossimo, presente imperfettivo, piuccheperfetto, imperfettivo passato, passato perfettivo.


Forma suffissale

Numero Singolare Plurale
Persona Genere
-T (-ti) -N (-nu)
Maschile -T (-ta) -TM (-tim)
Femminile -T (-ti) -
Maschile -Ø (-o)[26] -Ø (-ū)[26]
Femminile -Ø (-a) o -T- (-at-)[nota 9][26]

Forma prefissale A

Numero Singolare Plurale
Persona Genere
- -
Maschile T- (ti-) -[nota 10]
Femminile - -
Maschile Y- (y-) -
Femminile T- (t-)[26] Y- (y-)[36]

Forma prefissale B

Numero Singolare Plurale
Persona Genere
- -
Maschile T- (t-) T- (t-)
Femminile T- (t-) -
Maschile - Y- (y-)
Femminile - -

Forma prefissale C

Numero Singolare Plurale
Persona Genere
-[nota 11] -
Maschile - -
Femminile - -
Maschile Y- (y-) -
Femminile - -

Passato prossimo

Il passato prossimo si fa con le forme suffissali.[37]


Futuro

Il futuro si fa con le forme prefissali A e B, la forma suffissale o l'infinito costrutto.[37]


Iussivo/Ottativo

Lo iussivo si fa con le forme prefissali B e C, con la forma suffissale o con l'infinto costrutto.[37]


Imperativo

L'imperativo si fa con la seconda persona singolare, con l'infinito costrutto o con i propri suffissi.[37]

Grado
Genere Maschile -Ø -a -anna[nota 12]
Femminile -Ø (-ī)[38]

Es. (Punico) pursa → spiega!

(Punico) lacanna → va' via!

LK (lek) → va'!

BḤṬ (biḥṭī) → credi!


Subgiuntivo

Il subgiuntivo si fa con la forma prefissale B o C.[37]


Piuccheperfetto

Il piuccheperfetto si fa con kon + forma suffissale.[37]


Passato imperfettivo

Il passato imperfettivo si fa con le forme prefissali.[37]


Presente perfettivo

Il presente perfettivo si fa con le forme prefissali.[37]


Presente imperfettivo

Il presente imperfettivo si fa con le forme prefissali.[37]


Lessico


Il lessico fenicio è in genere autoctono; fortemente imparentato con l'ebraico e con le lingue semitiche in generale.

L'onomastica è ricca di nomi teofori, ossia di nomi contenenti una divinità, come Annibale (Hanniba'al; dono di Baal), Ummashart (Madre è Ashart), o anche Azmelqart (Melqart è potente).[39]


Note


Annotazioni
  1. Come attestato nel Poenulus di Plauto:
    (LA) «Pōnnīm sycartim?» (IT) «Ricordi il fenicio?»
    (verso 1018a)
  2. Con l'eccezione di ’B (’ab) “padre”, ’Ḥ (’aḥ) “fratello” e P (pe) “bocca” che hanno come suffisso -ū per il caso nominativo e accusativo e -ī per il caso genitivo.
  3. Il suffisso -M (-êm) si usa per MM (mêm) “acqua” e ŠMM (samêm) “cielo” usati solo al plurale e derivanti da un'antica forma ay > ê (samaym, maym).
  4. Gli infissi T- (-at-) e T- (t-) si usano in caso di presenza di suffisso pronominale.
  5. Il suffisso -T (īt-, -īyt) è prodotto della anaptissi.
  6. La variante ’ānōkī e ’anīki sono quella con vocalizzazione. Da notare la somiglianza con anā ebraico e arabo; il fenicio si caratterizza dalla apofonia delle a in o, per cui ānōkī.
  7. Il suffisso -Y (-𐤉) deriva da una forma più antica -ya (-𐤉𐤀) che è attestata per esempio in ’abīya ("mio padre").
  8. I suffissi -W (𐤅-) e -H (𐤇-) derivano da una forma -í-hu e sono attestati a Biblo.
  9. La forma -T- (-at-) è un affisso e si usa quando il verbo ha una particella personale. Es. P’LTN (p’elatni) → lei mi ha fatto.
  10. Il prefisso 2° persona plurale maschile non è attestato in fenicio ma solo in punico dove è tim-, ad esempio in
  11. Il prefisso 1° persona singolare è attestato solo in punico come l-y, ad esempio in l-ythera (lasciami chiedere).
  12. I suffissi -a e -anna sono attestati solo in punico.
Fonti
  1. Krahmalkov, p. 5.
  2. Luciano Canepari, fenicio, in Il DiPI – Dizionario di pronuncia italiana, Zanichelli, 2009, ISBN 978-88-08-10511-0.
  3. Bruno Migliorini et al., Scheda sul lemma "fenicio", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, 2016, ISBN 978-88-397-1478-7.
  4. R. Krahmalkov, p. 3, 5.
  5. R. Krahmalkov, p. 3-5.
  6. NEOPUNICO, su treccani.it. URL consultato il 16 novembre 2015.
  7. Paolo Merlo, Fenicio, su Mnamon - Antiche Scritture del Mediterraneo, Scuola Normale Superiore Laboratorio di Scienze dell'Antichità sezione Informatica per le Lingue Antiche, 2014.
  8. Bonifacio Finetti, Trattato della lingua ebraica e sue affini, Venezia, 1756, p. 130.
  9. Krahmalkov, p. 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26.
  10. R. Krahmalkov, p. 120, 123.
  11. R. Krahmalkov, p. 121.
  12. R. Krahmalkov, p. 121, 122.
  13. R. Krahmalkov, p. 123, 125.
  14. R. Krahmalkov, p. 122.
  15. R. Krahmalkov, p. 120.
  16. R. Krahmalkov, p. 121.
  17. R. Krahmalkov, p. 122, 123.
  18. R. Krahmalkov, p. 123.
  19. R. Krahmalkov, p. 86.
  20. Michel Gras, Pierre Rouillard e Javier Teixidor, L'universo fenicio, Einaudi, 1989, p. 29.
  21. R. Krahmalkov, p. 38.
  22. R. Krahmalkov, p. 40.
  23. R. Krahmalkov, p. 50.
  24. R. Krahmalkov, p. 54.
  25. R. Krahmalkov, p. 51.
  26. R. Krahmalkov, p. 52, 53.
  27. R. Krahmalkov, p. 54, 55.
  28. R. Krahmalkov, p. 93, 94.
  29. R. Krahmalkov, p. 95.
  30. R. Krahmalkov, p. 75, 76.
  31. R. Krahmalkov, p. 75.
  32. R. Krahmalkov, p. 76.
  33. R. Krahmalkov, p. 77.
  34. Massimiliano Monagheddu, La lingua fenicia, su academia.edu.
  35. R. Krahmalkov, p. 143.
  36. R. Krahmalkov, p. 160.
  37. R. Krahmalkov, p. 154.
  38. R. Krahmalkov, p. 195.
  39. Michel Gras, Pierre Rouillard e Javier Teixidor, L'universo fenicio, Einaudi, 1989, p. 27-28.

Bibliografia



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[de] Phönizisch-punische Sprache

Die Sprachbezeichnung Phönizisch (bzw. phönizisch-punische Sprache) steht für die mittelkanaanäischen und damit semitischen Dialekte, die im Gebiet des nördlichen Ostmittelmeerraums, vor allem im Gebiet des heutigen Libanon (u. a. Sidon, Tyros, Byblos) und Syrien und in den phönizischen Kolonien des Mittelmeerraumes bis hin nach Spanien und an die nordafrikanische Küste gesprochen und im frühen 1. Jahrtausend v. Chr. auch in Anatolien als Verkehrssprache benutzt wurden. Phönizisch ist eine Trümmersprache, die vom 11. Jahrhundert v. Chr. bis in die Spätantike belegt ist. Grammatisch steht das Phönizische dem Althebräischen am nächsten.

[en] Phoenician language

Phoenician (/fəˈniːʃən/ fə-NEE-shən) is an extinct Canaanite Semitic language originally spoken in the region surrounding the cities of Tyre and Sidon. Extensive Tyro-Sidonian trade and commercial dominance led to Phoenician becoming a lingua franca of the maritime Mediterranean during the Iron Age. The Phoenician alphabet spread to Greece during this period, where it became the source of all modern European scripts.

[es] Idioma fenicio

El fenicio (en fenicio 𐤃𐤁𐤓𐤉𐤌 𐤊𐤍𐤏𐤍𐤉𐤌, dabarīm kanaʿnīm o 𐤃‏𐤁‏𐤓‏𐤉‏𐤌‏ 𐤐‏𐤍‏𐤉‏𐤌‏, dabarīm pōnīm)[1] fue una lengua semítica del subgrupo cananeo (semítico noroccidental), hablada en Fenicia (en fenicio 𐤊‏𐤍‏𐤏‏𐤍‏ kanaʿan o 𐤐‏𐤕‏ Pūt), en el territorio de los actuales Líbano y Siria al menos desde la segunda mitad del II milenio a. C.[2] La colonización fenicia lo llevó también a Chipre, Sicilia, Cerdeña, Baleares, África noroccidental y el sur de la península ibérica. En oriente, el fenicio resistió la expansión del arameo en Palestina más que ninguna otra lengua de la región debido a su amplio uso en el comercio con las colonias de Cartago.[3] Lingüísticamente es una lengua muy cercana al hebreo antiguo y amorreo, probablemente existía un buen grado de inteligibilidad entre esas lenguas. De hecho el alfabeto hebreo consta precisamente de los mismos 22 grafemas consonánticos que fueron tomados directamente del alfabeto fenicio. Frecuentemente se reserva el término púnico para designar a las variedades de fenicio occidentales del siglo IV a. C. al final del período.[2]

[fr] Phénicien

Le phénicien est une langue morte, parlée à l'origine sur les côtes des actuels Liban et Syrie, dans un pays qu'on désignait alors comme le « pays de Canaan » aussi bien en phénicien et en arabe, qu'en hébreu et en araméen, « Phénicie » en grec et en latin, et « Pūt » en égyptien ancien. Le phénicien est une langue sémitique du sous-groupe cananéen, groupe dont descend l'hébreu. Le phénicien était parlé au Liban, le long des côtes de Syrie, dans la partie nord de l'actuel État d’Israël, ainsi que sur une partie de l'île de Chypre (où il voisinait avec le grec) et, en tant que langue de prestige, dans certaines régions d'Anatolie [1]. Il était aussi parlé dans les régions touchées par la colonisation phénicienne : le long des côtes sud-ouest de la Méditerranée, et notamment l'actuelle Tunisie, le Maroc et l’Algérie, ainsi que Malte, l’Ouest de la Sicile, la Sardaigne, la Corse et les Colonnes d'Hercule.
- [it] Lingua fenicia

[ru] Финикийский язык

Финики́йский язы́к — язык финикийцев, который использовали во II—I тысячелетии до н. э. и в начале I тысячелетия нашей эры. Принадлежит к ханаанской подгруппе семитских языков.



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