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La lingua picena meridionale[2], o semplicemente lingua picena[3], era parlata nel I millennio a.C. nell'area abitata dall'antico popolo italico dei Piceni, corrispondente agli odierni territori delle Marche e dell'Abruzzo settentrionale. È una lingua italica osco-umbra, appartenente al gruppo dei dialetti sabellici[4].

Piceno meridionale o Piceno †
Parlato inversante adriatico centro-settentrionale
Periododal I millennio a.C.
Locutori
Classificaestinta
Altre informazioni
Scritturaalfabeto greco adattato[1]
Tassonomia
FilogenesiLingue indoeuropee
 Lingue italiche
  Lingue osco-umbre
   Dialetti sabellici
    Piceno
Codici di classificazione
ISO 639-3spx (EN)
Glottologsout2618 (EN)
Luoghi di ritrovamento delle iscrizioni picene

È attestata da iscrizioni ritrovate nell'area che comprende: a nord la provincia di Pesaro[5], a sud quella dell'Aquila, ad ovest quella di Rieti e ad est la costa adriatica[6].

La lingua picena meridionale è detta anche Sudpiceno[7], Protosabellico[8] o Medio-adriatico[9][10].

Le espressioni "Piceno meridionale" e "Sudpiceno" sono nate per distinguere questa lingua da quella "picena settentrionale" o di Novilara, di natura oscura e di cui è dubbio l'effettivo uso nel territorio piceno settentrionale. Il ritrovamento di un'iscrizione in Sudpiceno nel pesarese, nel 2016, ha aumentato l'incertezza in merito. Ciò che è sicuro è che non esiste alcuna correlazione tra le due lingue.

La datazione delle ventisette iscrizioni picene ne ha individuato la diffusione in un periodo compreso fra la fine del VII secolo a.C. e l'inizio del III secolo a.C. L'alfabeto piceno, decifrato solo negli anni ottanta del Novecento, comprende in particolare l'uso di sette vocali (trascritte a, e, í, i, o, ú, u)[11]. Nel corso del periodo che va dal III al I secolo a.C. la lingua picena cessò gradualmente di essere usata, come testimonia il fatto che alle iscrizioni che usano l'alfabeto piceno succedono documenti scritti in alfabeto latino, sia pure in un dialetto detto sabellico[12][13].


Caratteristiche e interpretazione della scrittura


Stele integra di Penna Sant'Andrea (TE5)
Stele integra di Penna Sant'Andrea (TE5)
Stele di Servigliano (AP5)
Stele di Servigliano (AP5)
Stele di Mogliano (MC2)
Stele di Mogliano (MC2)
Iscrizione (sul pilastrino di sinistra) della statua del Guerriero di Capestrano (AQ2)
Iscrizione (sul pilastrino di sinistra) della statua del Guerriero di Capestrano (AQ2)
Stele frammentaria di Penna Sant'Andrea - parte superiore (TE6)
Stele frammentaria di Penna Sant'Andrea - parte superiore (TE6)
Stele frammentaria di Penna Sant'Andrea - parte inferiore (TE7)
Stele frammentaria di Penna Sant'Andrea - parte inferiore (TE7)
Stele di Servigliano - paese vecchio (AP6)
Stele di Servigliano - paese vecchio (AP6)

Lettere e simboli


L'alfabeto della lingua picena è composto da ventiquattro lettere; l'uso di sette vocali rivela una accuratezza nella trascrizione del sistema vocalico maggiore di quella delle altre lingue italiche[14]. Le venticinque lettere comprendono:

Il segno di separazione tra due parole è costituito da tre punti sovrapposti[16][12]:


Dall'impossibilità di leggere le iscrizioni alla loro traduzione


La relativa scarsità delle testimonianze e la difficoltà della loro interpretazione aveva a lungo oscurato non soltanto l'appartenenza del piceno meridionale al ceppo osco-umbro, ma perfino la sua indoeuropeità, tanto che il noto glottologo Francesco Ribezzo considerava tale lingua piuttosto vicina all'etrusco.

Negli anni ottanta del Novecento si sono compiuti cinque passi fondamentali che hanno condotto alla possibilità di leggere le iscrizioni[17][18][19]:

Si è così appurato che una caratteristica dell'alfabeto piceno è quella di usare dei punti al posto dei segni che in altri alfabeti sono tratti o circoli[20]:

Il dibattito sul valore fonetico del segno e del segno è comunque ancora aperto e non mancano opinioni discordanti[21].

Le nuove interpretazioni delle lettere elencate sopra hanno portato a un deciso miglioramento della comprensione della lingua picena e, nel 1985, a una prima traduzione dei vari testi[17]. Insieme a ciò, l'emergere di ulteriori testimonianze e il fiorire di nuovi studi permettono oggi di inserire la lingua in questione in sicuro ambito italico e quindi indoeuropeo, all'interno di un contesto locale comunque complesso e caratterizzato da un continuum linguistico.


Andamento


La scrittura, in quasi tutte le iscrizioni ha un andamento bustrofedico, ossia non ha una direzione fissa, ma procede in un senso fino al margine scrittorio e prosegue a ritroso nel senso opposto, secondo un procedimento "a nastro", senza andare a capo; l'andamento ricorda quindi quello dei solchi tracciati dall'aratro in un campo. Nella riga di ritorno si nota il rovesciamento delle lettere.

Fanno eccezioni due iscrizioni che comunque si differenziano anche per altre caratteristiche: si tratta dell'iscrizione del guerriero di Capestrano, l'unica posta su una scultura, il cui testo è su una riga unica, e quella del cippo di Cures, l'unica paleo-sabellica sinora nota sul versante tirrenico, in cui si adotta l'uso di andare a capo. L'iscrizione dell'elmo di Campovalano non si può considerare bustrofedica a causa della sua brevità. La scrittura bustrofedica è tipica anche di altre lingue antiche.


Relazione con la lingua di Novilara


Lo stesso argomento in dettaglio: Lingua di Novilara.

Nella necropoli di Novilara, che sotto tutti gli altri aspetti ha restituito reperti tipicamente piceni, è attestata la cosiddetta lingua picena settentrionale o di Novilara, caratterizzata da un alfabeto diverso da quello sudpiceno e in genere dagli altri alfabeti italici.

Questa lingua ha un corpus di quattro iscrizioni, di cui solo due (o forse una sola) di accertata origine archeologica; pur essendo leggibile, è ritenuta di natura oscura e dunque intraducibile; ciò che è sicuro è che essa non è correlata in alcun modo con la lingua picena meridionale[22].

Nel 2021 è stato edito uno studio che, se confermato, chiarirebbe tanti dubbi: in esso si afferma che sarebbe stato un antiquario fanese ottocentesco ad aver realizzato le iscrizioni di Novilara dubbie, come sembra appurato dal ritrovamento a Poggio Cinolfo, nel terreno di una casa di sua proprietà, di due false stele. Le stele di Poggio Ridolfo sono state ritrovate nel 1989, considerate dapprima come testimonianze autentiche di scrittura in lingua osca[23] e poi, riesaminate nuovamente negli anni Duemila, ritenute delle contraffazioni[24].


Classificazione


Il Piceno appare come un dialetto particolarmente prossimo all'Umbro. Il nesso dialettale sarebbe però da rapportare a una fase arcaica dell'umbro, detta "umbro antico" o, perfino, "osco-umbro" non differenziato.

Le iscrizioni picene risultano in effetti estese su un'area maggiore rispetto a quella che appare storicamente occupata dai Piceni (attuali Marche e provincia abruzzese di Teramo), "sconfinando" verso sud in territorio vestino, peligno e marrucino, e sono ritenute spesso cronologicamente anteriori (ante V secolo a.C.) a quelle in tali altre varietà. Il quadro linguistico del medio versante adriatico risulta pertanto confuso, e ancora oggetto di ricerca[10].


Corpus delle testimonianze


Il corpus delle iscrizioni del Sudpiceno è finora costituito da ventisette iscrizioni su pietra o bronzo che vanno dal VI secolo a.C. fino al IV secolo a.C. La datazione è stata stimata in base alle caratteristiche delle lettere e, quando è stato possibile, al contesto archeologico[25][26].

La maggior parte delle iscrizioni sono incise su stele o su cippi di arenaria o calcare. Altre, invece, si trovano su statue o oggetti bronzei. Spesso sono relative a contesti funerari. In alcuni casi le iscrizioni sono frammentarie[25].

A volte i testi ricorrono alla deissi: il pronome "io" si riferisce talvolta al monumento (secondo lo schema dell'oggetto parlante[27]), altre volte invece si riferisce all'autore del testo. Il pronome "tu", similmente, a volte si riferisce al lettore e altre volte al destinatario dell'iscrizione[12]. In alcuni testi si nota anche una ricerca di ritmicità, ottenuta attraverso l'allitterazione di suoni o attraverso la ripetizione degli stessi suoni all'inizio di due o più parole. In questi casi è lecito pensare che la sintassi e la struttura del testo siano influenzate da questo intento, con ripercussioni sulla distribuzione naturale delle parole nel discorso[12].

L'elenco completo è il seguente, in cui ogni iscrizione è preceduta dalla sigla con la quale è nota in letteratura, formata dalla provincia di ritrovamento e da un numero progressivo[25][28]. Come si può notare, le collezioni più ricche di iscrizioni sudpicene sono conservate nel Museo archeologico nazionale delle Marche e nel Museo archeologico nazionale d'Abruzzo.

siglaoggettoluogo di ritrovamentomaterialedatazioneluogo di conservazione e noteparole
leggibili
AP1steleAcquaviva--[29]7
AP2cippo (lato A)CastignanoarenariaVI secolo a.C.Museo archeologico statale di Ascoli Piceno[30]14 sui
due lati
AP2cippo (lato B)CastignanoarenariaVI secolo a.C.Museo archeologico statale di Ascoli Piceno14 sui
due lati
AP3steleBelmontearenariaVI sec. a.CMuseo civico archeologico di Bologna[31][32]15
AP4steleFaleronearenariaVI-V sec. a.C.Museo archeologico nazionale delle Marche2
AP5steleServiglianoarenaria-Museo archeologico nazionale delle Marche3
AP6frammentoBelmontearenaria-Museo archeologico nazionale delle Marche2
AP?steleServigliano
paese vecchio
arenaria-Museo archeologico nazionale delle Marche0
AQ1cippoCastel di Iericalcare-Museo archeologico nazionale d'Abruzzo[33]10
AQ2statua del
guerriero di Capestrano
Capestranocalcaretra VII e
VI secolo a.C.
Museo archeologico nazionale d'Abruzzo[34]8
AQ3cippo frammentarioCastel di Iericalcare-Museo archeologico nazionale di Napoli6
BA1elmoCanosabronzoIV-III secolo a.C.Museo archeologico nazionale di Firenze[35][12] ?
BO1elmoBolognabronzoIV-III secolo a.C.Museo civico archeologico di Bologna[35][12][36] ?
CH1steleCrecchioarenariaV secolo a.C.Museo archeologico nazionale di Napoli[37]25
CH2braccialevalle del fiume Pescara?bronzoV secolo a.C.Museo archeologico nazionale d'Abruzzo11
MC1steleLoro PicenoarenariaVI secolo a.C.Museo archeologico nazionale delle Marche[38]8
MC2steleMoglianoarenariaVI secolo a.C.Museo archeologico nazionale delle Marche[39]4
MC?frammentoFiordimontecalcareIV secolo a.C.Museo «Raffaele Campelli» di Pievebovigliana[40][41] ?
PS1steleMondolfoarenaria e calcare[42]V secolo a.C.Museo Civico di Mondolfo[5] ?
RI1cippoCures
(Fara Sabina)
calcaremetà del
V secolo a.C.
Museo dell'Abbazia di Farfa[43]10
TE1cippoSant'OmeroarenariaVI - metà
V sec. a.C.
Museo archeologico civico di Teramo[44]9
TE2stele con bassorilievo
di figura umana
Bellantearenaria-Museo archeologico nazionale di Napoli[45]9
TE3steleBellantearenariafine VI sec. a.C.Museo archeologico nazionale di Napoli1
TE4coperchio di pissideCampovalanoterracottatra VII e
VI secolo a.C.
Museo archeologico nazionale di Campli[46]2
TE5stele con bassorilievo di
testa umana
Penna Sant'Andreacalcareprima metà del
V secolo a.C.
Museo archeologico nazionale d'Abruzzo[47]20
TE6frammento superiore di
stele con bassorilievo di
testa umana
Penna Sant'Andreacalcareprima metà del
V secolo a.C.
Museo archeologico nazionale d'Abruzzo[47]3
TE7frammento inferiore di TE6Penna Sant'Andreacalcareprima metà del
V secolo a.C.
Museo archeologico nazionale d'Abruzzo[47]12

Esame di alcune stele ed esempi di traduzione



Stele di Mondolfo


A Mondolfo, diversi decenni or sono, una stele picena era stata rinvenuta casualmente durante lo scasso di una vigna e poi, non riconosciuta come tale, utilizzata come sedile[5].

Dal 1982 al 2014 il presidente dell'Archeoclub di Mondolfo, Roberto Bernacchia, ne aveva ripetutamente e inutilmente segnalato la presenza agli enti proposti, fino a che, in seguito a sopralluoghi, nel 2016 finalmente il reperto è stato preso in custodia dal Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Ancona e infine esposto nel museo civico di Mondolfo.[5]

La stele, ancora indecifrata, riveste una notevole importanza, perché sfata il pregiudizio che sostiene l'impossibilità di trovare stele picene a nord dell'Esino e getta nuova luce sulla lingua parlata dai Piceni delle attuali Marche settentrionali[5].


Stele di Loro Piceno


Stele di Loro Piceno (MC1)
Stele di Loro Piceno (MC1)

Nella tabella sottostante, a titolo di esempio, si riportano il testo e le varie ipotesi di traduzione della stele di Loro Piceno (MC1), ritrovata nel 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale, mentre erano in corso i lavori di demolizione di un piccolo edificio lungo la circonvallazione[48].

Per quanto riguarda il significato, ci sono due termini oggetto di fitto dibattito: apaes e púpúnis, ricorrenti anche in altre epigrafi (con varie desinenze). Secondo alcuni studiosi i termini sembrano individuare ruoli pubblici, ma non è facile da individuare e comprendere quali di preciso, riferendosi ad una realtà che non conosciamo da questo punto di vista[20]; c'è anche chi sostiene l'ipotesi che púpúnis sia un termine etnico che indica il nome del popolo piceno[8]. Secondo altri, invece, Apaes è un nome proprio di persona[49][21] e puupuunis si riferisce al tumulo[49]; secondo altri ancora, Apaes è un nome proprio di persona e puupuunis è un aggettivo traducibile come "eccellente", "illustre"[21].

Il testo inizia sul lato destro della stele, in basso, e procede verso l'alto.

testo→
trascriz.→

APAES

QUPAT
...
[E]SMÌN

PÙPÙNIS

NIIR

MEFIÌN

SEIAT

VEPETÌ

Pompilio
Bonvicini
(2001)[49]
Appaiogiacequinel tumuloun guerriero
valoroso
di mezzonella viaseppellìQui giace Appaio.
Un guerriero valoroso
lo seppellì nella
via di mezzo.
Piceni
popolo
d'Europa
(1999)
[20]
Il capogiacequidei pupunisprincipe
valoroso
in mezzostanel sepolcroIl capo dei Pupunis
giace qui.
Il principe valoroso
sta in mezzo,
nel sepolcro.
Museo
Nazionale
delle Marche
(1988)
[50]
L'apaiogiacequiIl poponioprincipein mezzostanel sepolcroL'apaio giace qui.
Il principe poponio
sta in mezzo
nel sepolcro.
(LA)
Adolfo
Zavaroni
(1988)
[21]
Apaes
Apaes
cubat
riposa
heic
qui
excellens
un eccellente
vir
uomo
in eminentia
di rilevo
iacet
giace
in sepultura
nel sepolcro
Apaes riposa qui.
Un uomo eccellente
e di rilievo giace
nel sepolcro.
Stele di Bellante (TE2)
Stele di Bellante (TE2)

Stele di Bellante


L'iscrizione di Bellante (TE2) fu rinvenuta nel 1867 (o 1869) nell'alveo di un torrente, in una località all'epoca denominata "Castel S. Andrea".

L'iscrizione contorna una figura umana centrale, con le braccia poste in modo analogo a quelle del Guerriero di Capestrano. Nel 2019 ne è stata realizzata una copia conforme da porre nel paese di ritrovamento[45].

Il testo della stele è riportato nella tabella seguente, con traslitterazione e una proposta di traduzione.

testo →
trascrizione →

POSTIN

VIAM

VIDETAS

TETIS

TOKAM

ALIES

ESMEN

VEPSES

VEPETEN

Gabriele Costa
(2000)[51]
Perviavedetedi Titosl'immagineAliosin questosepoltosepolcro

Il testo inizia a fianco della gamba dell'immagine scolpita, in basso a sinistra, e procede verso l'alto.

Ordinando le parole, la traduzione proposta è dunque:

"Per via, vedete l'immagine (maschera, simulacro) di Titos Alios, sepolto in questo sepolcro"

L'"immagine" a cui si farebbe riferimento nell'iscrizione è la figura a rilievo del defunto scolpita sulla stele; si veda la foto qui pubblicata.

Secondo il filologo classico Calvert Watkins, il testo della stele di Bellante sarebbe uno dei primi esempi di poesia italica; l'affermazione è basata sul fatto che nel testo esistono tre allitterazioni: viam - videtas, tetis - tokam, vepses - vepeten.[52]


Alfabeto


Si presenta nella tabella seguente l'alfabeto piceno. Dato che alcune lettere sono interpretate diversamente dai vari autori citati in bibliografia, si segue l'interpretazione più comune[53][54].

suono indicato con la trascrizione fonetica
dell'alfabeto fonetico internazionale
elenco delle lettere dell'alfabeto sud-piceno
(ed eventuale grafia alternativa)
lettera utilizzata nelle trascrizioni
(e indicazioni di pronuncia)
[a] oppure A
[b]B
[k]K
(C dura)
[d]D
[e]E
(E aperta)
[ɸ] - [f]F
[g]G
(G dura)
[h]H
(H aspirata - non esiste in italiano)
[i] - [j]I
[ɛ] oppure Í
(E chiusa)
[l]L
[m]M
[n]N
[ɔ]O
(O aperta)
[p]P
[k] davanti a [w] oppure Q
[r]R
[s]S
[t] oppure oppure T
[u] - [w]U
[o]Ú
(O chiusa)
[v]V
[ts] o [dz]Z
suono non ancora decifrato, forse [ś] ?
(non è un suono, ma il segno grafico
per staccare una parola dall'altra)
(spazio tra due parole)

Bibliografia e sitografia


Cippo di Falerone (AP4)
Cippo di Falerone (AP4)
Un'antica riproduzione della stele di Crecchio (CH1)
Un'antica riproduzione della stele di Crecchio (CH1)

Note


  1. Valentina Belfiore, Quaderni del polo museale d'Abruzzo, Museo di Villa Frigeri
  2. Riconoscendo l'arbitrarietà delle definizioni, nella nomenclatura delle voci viene usato il termine "lingua" in accordo alle norme ISO 639-1, 639-2 o 639-3. Negli altri casi, viene usato il termine "dialetto".
    • Francisco Villar, Gli indoeuropei e le origini dell'Europa: lingua e storia, il Mulino, Bologna, 2008, (p. 474) ISBN 978-88-15-12706-8.
    • Mario Lopes Pegna, Popoli e lingue dell'Italia antica, Libreria editrice L. Del Re, 1967 ( p. 170)
    • Paola Cotticelli, Introduzione allo studio del linguaggio, Università degli studi di Verona, 2011-2012; Studi e testi - edizione 16, Deputazione di storia patria per le Marche, Guiffrè, 1996 (p.34)
    • Nell'Enciclopedia Treccani la lingua picena è classificata come "umbro-sabellica", del gruppo "osco-umbro". Si vedano le voci: Sabelli e Piceni, di Giulia Rocco. Dalle stesse voci il termine "Sabelli" è riferito ai popoli italici legati a Sabini e Sanniti.
  3. Valentina Belfiore e Andrea Gaucci, Mondolfo - Pesaro e Urbino - stele iscritta (con tentativo di trascrizione e traduzione), in Rivista di epigrafia italica.
  4. Più dettagliatamente i limiti sono Mondolfo (PU), Sulmona (AQ), Fara Sabina (RI). Si veda: Valentina Belfiore, Quaderni del polo museale d'Abruzzo, Museo di Villa Frigeri.
    • A. Marinetti, Le iscrizioni sudpicene, Firenze 1985 e in altre opere della stessa autrice;
    • (DE) H. Rix Sabellische Texte: die Texte des Oskischen, Umbrischen und Südpikenischen, Heidelberg 2002.
  5. Adriano La Regina, Il guerriero di Capestrano e le iscrizioni paleo sabelliche, in Pinna Vestinorum e il popolo dei Vestini, ed. L. Franchi dell'Orto, Roma 2010
  6. A. Morandi, Le iscrizioni medio-adriatiche, Firenze 1974.
  7. Francisco Villar, Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa, pp. 484-485.
  8. Piceni popolo d'Europa, p. 136.
  9. (EN) Mnamon, ancient writing systems in the Mediterranean, pagina South Picene epigraphic corpus
  10. Sito www.cronachefermane.it, articolo Pubblicato il primo profilo grammaticale del sudpiceno la lingua parlata oltre 2000 anni fa.
  11. Anna Marinetti, Le iscrizioni sudpicene. I: Testi, collana Lingue e iscrizioni dell'Italia antica, vol. 5, Casa Editrice Leo S. Olschki, 1985, ISBN 9788822233318
  12. Questo segno compare solo due volte, nella stele integra di Penna Sant'Andrea I (TE1). Secondo Anna Marinetti si tratta di un suono aspirato o, in alternativa, un suono sibilante e lo traslittera come <ś>. Adriano La Regina (Il guerriero di Capestrano e le iscrizioni paleo sabelliche, in Pinna Vestinorum e il popolo dei Vestini, a cura di L. Franchi, edizioni dell'Orto, Roma, 2010), considerando le posizioni in cui compare il grafema, ha proposto un valore aspirato e lo ha traslitterato come <h>.
  13. Fanno eccezione; l'iscrizione sul Guerriero di Capistrano, l'iscrizione sulla pisside di Campovalano, in cui si usa la scriptio continua, e la stele di Falerone, in cui come separatori tra parole sono usati i tratti verticali.
  14. La prima traduzione delle iscrizioni piceni è presente nel testo di Anna Marinetti, Le iscrizioni sudpicene. I: Testi, collana Lingue e iscrizioni dell'Italia antica, vol. 5, Casa Editrice Leo S. Olschki, 1985, ISBN 9788822233318.
  15. Alberto Calvelli, I Piceni, su Lingua e Scrittura, antiqui.it, Antiqui.
  16. Nell'elenco seguente, con il termine "suono" si intende "fonema".
  17. A. Marinetti, Le iscrizioni sudpicene, in Piceni popolo d'Europa, Roma, De Luca, 1999, ISBN 88-8016-332-9
  18. Adolfo Zavaroni, Le iscrizioni sudpicene contenenti /Ł-/ iniziale, in La Parola del Passato, Casa editrice Leo S. Olschki, 2003) pp. 420-433
  19. Il Foglio di Lumen, luglio 2005, articolo [https://www.lumenassociazione.it/wp-content/uploads/2019/07/Foglio-di-Lumen-12.pdf Le epigrafi in lingua osca con bassorilievi di trofeo provenienti da Poggio Cinolfo (AQ)].
  20. (EN) Valentina Belfiore; Stefano Lugli; Alessandro Naso, Novilara Stelae a stylistic, epigraphical, and technological study in a middle Adriatic epigraphical and sculptural context, in Bonn Verlag Dr. Rudolf Habelt GmbH, 2021. ISBN 9783774943100; 3774943109
    • Alberto Calvelli, I Piceni, su Lingua e Scrittura, antiqui.it, Antiqui.;
    • Pompilio Bonvicini, Iscrizioni picene, Andrea Livi Editore, 2001; Giovanni Colonna, Piceni popolo d'Europa, De Luca, 1999 (capitolo sulla lingua);
    • Quaderni del polo museale d'Abruzzo, Museo di Villa Frigeri.
  21. Secondo una recente pubblicazione, il numero delle iscrizioni sarebbe più alto, dopo i ritrovamenti di Norcia, Todi, Sulmona e Amiternum. Si veda: Lucia Arbace, Valentina Belfiore (a cura di), Il Museo archeologico nazionale d'Abruzzo Villa Frigerj a Chieti, serie Quaderni del Polo museale dell'Abruzzo, vol. 2 (p. 34 e fig. 29). ISBN 9788897131199
  22. Come nell'iscrizione della statua di Capestrano e nella pisside di Campovalano.
  23. Il numero delle parole leggibili, perché intere o perché agevolmente ricostruibili, è tratto da: Raoul Zamponi, South Picene, Routledge, 2021 (tavola 1.1 - South Picene inscriptions). Le date mancanti nei testi già citati, sono tratte da: Anna Dionisio, Alfabeti e lingue dell'Italia medioadriatica, Acaemia.edu
  24. Una delle prime iscrizioni rinvenute, fu trovata nel 1847 demolendo un muro di pietra. Il proprietario la pose a sostegno dell'argine di un torrente ed è andata perduta alla fine dell'800. Fortunatamente il testo si è conservato grazie ad un calco eseguito con la carta.
  25. Una copia moderna è stata posta nel paese di ritrovamento. Rinvenuta in località Montecalvo nel 1890, Si veda La stele di Castignano.
  26. Sito del Comune di Belmonte, La stele di Belmonte.
  27. La stele fu ritrovata a Colle Ete, nei dintorni di Belmonte, nei terreni di proprietà del colono Lorenzo Vallesi, ed già in suo possesso nel 1886. Nel 1901 il monumento fu acquistato dal Ministero dell’Istruzione Pubblica – Direzione Antichità e Belle Arti. Pesa circa tre quintali e misura 2.12 x 0.75. Nel museo civico di Belmonte Piceno è esposto il calco storico della stele. Si tratta di quello realizzato per il Museo Archeologico Nazionale delle Marche e là esposto sino ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale che colpirono il museo; l'allestimento era quello progettato dal primo soprintendente per le Marche e gli Abruzzi, Innocenzo Dall'Osso, instancabile archeologo e responsabile di un corposo arricchimento delle collezioni del museo archeologico di Ancona. Per i reperti importanti della civiltà picena esposti in altri musei, aveva fatto realizzare dei calchi. Si veda:
  28. In diverse fonti il luogo di ritrovamento è indicato con la grafia "Casteldieri"
  29. La statua è stata ritrovata nel 1934, e su essa è presente una delle più antiche iscrizioni picene, insieme a quella delle pisside di Campovalano. L'iscrizione del Guerriero di Capestrano non presenta segni di interpunzione.
  30. I due elmi con iscrizioni rinvenuti a Bologna e a Canosa di Puglia sono utili per lo studio della lingua, ma non per determinare l'area geografica in cui questa lingua si era diffusa, essendo oggetti mobili di cui è assai arduo identificare l'origine.
  31. Anna Marinetti, L'iscrizione sudpicena sull'elmo da Bologna: una nuova proposta, in Rivista di epigrafia italica (pp. 384-391).
  32. Ritrovata nel 1855.
  33. Ritrovata nel 1943
  34. Trovata sul Colle di Santa Caterina, nel 1955, dai fratelli Ermanno ed Enzo Astolfi.
    • Touring Club, Museo «Raffaele Campelli»;
    • Gabriella Giacomelli, Una nuova iscrizione picena, in Studi etruschi. Nell'articolo della Giacomelli si cita anche un'iscrizione picena non citata da altri: Si tratta di una pietra lunga forse 90 cm. e alta 40, posta a guisa di architrave sulla porta laterale di una chiesetta rustica. La località, a circa 14 km a ovest di Ascoli Piceno e a un’altezza di forse 800 metri, è designata col vocabolo Scalelle, dovuto, sembra, al caratteristico terrazzamento naturale dei pendii che la circondano. È una zona brulla e assolata, completamente deserta, dominata dalla grandiosa visione del Monte Vettore
  35. Alcuni pensano che si tratti di un'iscrizione in alfabeto piceno, ma in lingua gallica (dei Senoni che si stanziarono nelle Marche nel IV sec. a.C.). Si veda:
    • Raoul Zamponi, South Picene, Routledge, 2021 (p. 104);
    • Enrico Benelli, L’iscrizione di Fiordimonte: un documento epigrafico senone?, in E. Percossi Serenelli (a cura di), Pievebovigliana fra Preistoria e Medioevo, Loreto 2002, Comune di Pievebovigliana, pp. 69-73;
    • Museo Campelli - seziona archeologica (con foto della stele di Fiordimonte).
  36. Come è tipico della formazione geologica "a colombacci", che deve il suo nome alla presenza di sottili strati calcarei di colore bianco ("colombacci") intercalati all'arenaria.
  37. Il cippo di Cures è l'unica testimonianza scritta picena insieme al Guerriero di Capestrano a non presentare l'andamento bustrofedico dell'iscrizione, ma linee di testo separate da “a capo”. Museo di Fara in Sabina
  38. Il cippo di Sant'Omero fu rinvenuto nel 1843 da Giovanni Spinozzi, a circa un chilometro ad est della masseria Branella, nei pressi di una tomba in un colle sovrastante la valle. È stato esposto al museo civico di Teramo almeno dal 1961, ma dai primi anni ottanta del Novecento è stato dato per disperso. Si veda: Raoul Zamponi, South Picene, Routledge, 2021 (tavola 1.1 - South Picene inscriptions). Nel 2021, dopo circa quarant'anni, è stato ritrovato tra altri reperti dimenticati di proprietà comunale. Si veda: Paola di Felice: il ritrovamento dei reperti... è una sconfitta (Comunicato stampa della direttrice del museo di Teramo).
  39. Una delle più antiche iscrizioni picene, insieme a quella del Guerriero di Capestrano; le due parole, unite in scriptio continua, sono interpretabili come iscrizione di possesso
  40. Le stele di Penna Sant'Andrea sono state ritrovate nel 1974 durante gli scavi della necropoli italica di Monte Giove,
  41. Pompilio Bonvicini, Iscrizioni picene, Andrea Livi Editore, 2001
  42. Traduzione presente nella tabella esplicativa posta accanto alla stele
  43. Gabriele Costa, Sulla preistoria della tradizione poetica italica, Firenze, Olschki, 2000 (p. 88)
  44. (EN) Watkins, Calvert. How to kill a dragon: aspects of Indo-European poetics, New York - Oxford: Oxford University Press, 1996.
  45. Una tavola riassuntiva delle varie trascrizioni è presente in mnamon.sns.it, pagina Elenco dei simboli
  46. Le differenze nell'interpretazione principali sono:
    • segno interpretato da Anna Marinetti come [ś] e da Adriano La Regina come [h];
    • segno interpretato da Anna Marinetti come [h] e da Adriano La Regina come [ô].
      Si veda:
    • Anna Marinetti, Le iscrizioni sudpicene. I: Testi, collana Lingue e iscrizioni dell'Italia antica, Casa Editrice Leo S. Olschki, 1985;
    • Adriano La Regina, Il guerriero di Capestrano e le iscrizioni paleo sabelliche, in Pinna Vestinorum e il popolo dei Vestini, ed. L. Franchi dell'Orto, Roma 2010

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[de] Südpikenische Sprache

Die südpikenische Sprache ist eine ausgestorbene Sprache des italischen Zweigs der indogermanischen Sprachen, die vom antiken Volk der Picener gesprochen wurde.

[en] South Picene language

South Picene (also known as Paleo-Sabellic, Mid-Adriatic or Eastern Italic)[2] is an extinct Italic language belonging to the Sabellic subfamily. It is apparently unrelated to the North Picene language, which is not understood and therefore unclassified. South Picene texts were at first relatively inscrutable even though some words were clearly Indo-European. The discovery in 1983 that two of the apparently redundant punctuation marks were in reality simplified letters led to an incremental improvement in their understanding and a first translation in 1985. Difficulties remain. It may represent a third branch of Sabellic, along with Oscan and Umbrian (and their dialects),[3] or the whole Sabellic linguistic area may be best regarded as a linguistic continuum. The paucity of evidence from most of the 'minor dialects' contributes to these difficulties.

[es] Idioma piceno meridional

El piceno, picénico o piceno meridional era una lengua itálica perteneciente al grupo de las lenguas osco-umbras, hablada en el área habitada por picenos (en la costa de Adriático, en las actuales Marcas y la parte septentrional de Abruzos) en el I milenio a. C.. Esta lengua no debe confundirse con el piceno septentrional que es una lengua diferente no relacionada con el piceno meridional.

[fr] Sud-picène

Le sud-picène, ou picène du sud, est une langue italique parlée dans la partie sud du Picénium, une région de l'Italie antique s'étendant d'Ancône au nord (mais il n'est pas exclu que les Picènes aient occupé la zone plus au nord d'Ancône) jusqu'à Ascoli Piceno environ, dans la région moderne des Marches.
- [it] Lingua picena meridionale

[ru] Южнопиценский язык

Южнопице́нский язы́к — вымерший язык сабельской подгруппы италийских языков. Согласно SIL International, относится к умбрской подветви, хотя ранее рассматривался как равноправный член сабельской подгруппы, на том же уровне, что оскский и умбрский, или даже как ветвь, параллельная сабельской в рамках италийских языков. Не является родственным северопиценскому языку неясного происхождения.



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