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Con l’espressione dialetti orientali d'Abruzzo, o anche dialetti abruzzesi orientali adriatici, si fa riferimento ai dialetti parlati nell’area costiera, collinare e pedemontana dell’Abruzzo, in particolare nelle province di Teramo, Pescara e Chieti. Si tratta di dialetti appartenenti al gruppo linguistico meridionale intermedio, cui si riallaccia anche la lingua napoletana, e che Ernesto Giammarco suddivideva in tre gruppi da sud a nord[1]:

I dialetti abruzzesi (I) nel sistema dei meridionali intermedi
I dialetti abruzzesi (I) nel sistema dei meridionali intermedi

Voce principale: Dialetti d'Abruzzo.

Dialetti abruzzesi orientali
Parlato in Italia
Altre informazioni
ScritturaAlfabeto latino
Tassonomia
FilogenesiLingue indoeuropee
 Italiche
  Romanze
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    Italo-romanze
     Dialetti meridionali intermedi
      Dialetti abruzzesi
       Dialetti abruzzesi del gruppo orientale (Teramano, Vestino-pennese, Vastese)

Dialetto teramano


Le caratteristiche principali della famiglia teramana, che ha come epicentro Teramo (l’antica Interamnia Pretutiorum) sono le seguenti:

Tuttavia, i vari centri della provincia di Teramo presentano tratti che differenziano anche notevolmente la loro parlata rispetto a quella del capoluogo, ed il quadro può essere così sintetizzato:

Veduta del Gran Sasso da Pietracamela (Provincia di Teramo)
Veduta del Gran Sasso da Pietracamela (Provincia di Teramo)

Dialetto pennese


L’area vestina ha come epicentro Penne (l’antica Pinna dei Vestini), il cui dialetto sostituisce la é chiusa con la ò (es. Pònnë invece di Penne[4]), fenomeno presente anche in numerosi altri centri, quali Pianella (localmente detta Pianòllë), Cepagatti e Spoltore (eccettuate le aree di Villa Raspa e Santa Teresa, ormai fusesi col dialetto pescarese). A ciò si aggiunge il passaggio di è ed ò aperti in sillaba aperta in é ed ó chiuse (pétë per “piede”, bónë per “buono”), nonché quello ormai in regresso di ó chiusa in sillaba aperta in àu (patràunë per “padrone”). È da notare tuttavia come anche qui molti centri distanti pochi chilometri fanno un uso totalmente diverso delle vocali:

Non bisogna comunque dimenticare come l’area in questione è da tempo soggetta ad una progressiva uniformazione al dialetto parlato a Pescara e nell’area metropolitana in genere, che funge da luogo di aggregazione per la popolazione più giovane, e che pertanto gioca un ruolo preponderante anche nelle dinamiche sociolinguistiche.


Dialetto vastese


Luigi Anelli, Origine di alcuni modi di dire popolari nel dialetto vastese, 1897
Luigi Anelli, Origine di alcuni modi di dire popolari nel dialetto vastese, 1897

Il dialetto vastese (che ha come epicentro Vasto, l’antica Histonium) è il più meridionale dei dialetti abruzzesi, molto diverso dagli altri dialetti della provincia di Chieti, caratterizzato da numerosi frangimenti vocalici, che qui vengono passati in rassegna per tutte le 7 vocali relativamente alla variante di Vasto, a cui può essere equiparata quella di San Salvo, mentre le differenze vanno aumentando mano a mano che ci si allontana dal centro principale. Abbiamo dunque i seguenti fenomeni:

Il dialetto è stato studiato dal poeta locale e storico Luigi Anelli, che ha curato un Vocabolario della parlata vastese, dopo che era stato studiato parzialmente da Antonio De Nino e Gennaro Finamore. Attualmente è rappresentato dal poeta locale Fernando d'Annunzio.


Altre aree dialettali


«A Luiggine d'Amiche
E' ttante bbone 'stu parrozze nòve
Che pare na pazzìe de San Ciattè
Ch'avesse messe a' nu Gran Forne tè
La terre lavorate da lu bbove
La terre grasse e lustre de se còce,
cchiù tonne de na pròvele; a 'su foche
gientile, e che duvènte a poche a poche
cchiù dòce de qualunque cose ddòce.
Bbenedètte d'Amiche e San Ciattè!
O Ddìe, quante m'attacche a lu parròzze
Ogne matine, pe lu cannaròzze
Passe la sise de l'Abbruzze me'!»

(Madrigale di Gabriele d'Annunzio in dialetto pescarese: "A Luiggine d'Amiche", 1926)

In aggiunta alle aree individuate da Giammarco, è possibile completare il panorama dialettale abruzzese adriatico con la determinazione di ulteriori famiglie dialettali più o meno estese.


Dialetto pescarese (area metropolitana costiera centrale)


Il poeta pescarese Gabriele d'Annunzio
Il poeta pescarese Gabriele d'Annunzio

Si tratta di quella di più recente formazione, in quanto nata dalla fusione dei due dialetti parlati nell’ex territorio di Castellamare Adriatico (un tempo in provincia di Teramo e quindi più tendente al teramano) e di Pescara Portanuova (un tempo in provincia di Chieti e pertanto con parlata di stampo chietino, ai tempi di D'Annunzio peraltro fortemente influenzata dal napoletano), e che attualmente sta attraversando un processo di notevole espansione tra le ultime generazioni di un’area molto vasta, estesa dal sud della provincia di Teramo (Silvi Marina) fino al nord della provincia di Chieti (Francavilla al Mare e San Giovanni Teatino), mentre le parlate originarie di queste località sopravvivono solo tra le persone di età superiore ai 50 anni. Pertanto, risulta sempre più evidente il ruolo di koiné assunto da questa varietà, la cui espansione è stata veicolata dalla crescita progressiva di una vera e propria area metropolitana, nata dalla fusione dei vari centri urbani della costa (e dell'immediato entroterra) in un'unica conurbazione, nonché dallo sviluppo di nuovi quartieri tuttora in espansione che hanno accolto le nuove generazioni di abruzzesi, i quali hanno assunto il dialetto pescarese per integrarsi nelle nuove aree di residenza.

Il dialetto pescarese antico (della parte sud della città, quindi di stampo "chietino") affiora in molti passaggi delle Novelle della Pescara (1902) e nei distici dialettali di Gabriele d'Annunzio. Esempi più recenti di componimenti in dialetto pescarese sono rinvenibili nelle opere di Giuseppe Tontodonati, originario di Scafa, e nella raccolta Stelle lucente (1913) di Alfredo Luciani, originario di Pescosansonesco.


Dialetto chietino (Chieti e nord provincia)


Altra parlata è quella chietina, parlata a Chieti (l’antica Theate Marrucinorum) e nei territori ad essa limitrofi, parte dei quali ricade oggi in provincia di Pescara (area tra Scafa e Manoppello): non si tratta di un’area davvero compatta, in quanto si registrano sensibili differenze tra i vari comuni nonché tra le frazioni degli stessi, e se da un lato è agevole determinare il confine settentrionale – costituito dal fiume Pescara che la separa nettamente dall’area vestina – dall’altro non è semplice individuare una precisa linea di demarcazione con le varietà del resto della provincia. È comunque possibile individuare al suo interno un’area caratterizzata da isocronismo sillabico completo (vocali aperte in sillaba chiusa e chiuse in sillaba aperta), che comprende la stessa Chieti e gran parte dei comuni della Val Pescara, ed un’altra ad isocronismo parziale (limitato cioè alla sola chiusura delle aperte in sillaba aperta), che si estende subito a sud e ad est di Chieti (Bucchianico, Fara Filiorum Petri, Torrevecchia Teatina, Francavilla al Mare, ecc.). Non mancano poi aree che presentano situazioni intermedie, quali quella di Villamagna, che ha isocronismo completo per le “o” e parziale per le “e”, e quella di Roccamontepiano e Ripa Teatina, che presentano l’isocronismo in maniera diametralmente opposta, ossia completo per le “e” e parziale per le “o”. L’alternanza tra i due tipi di isocronismo è molto guizzante, la si ritrova anche nei comuni più a sud (Orsogna, Arielli, Crecchio, Tollo), che costituiscono aree di transizione e saldatura tra quelle a dialetto chietino e quelle a dialetto lancianese: è interessante notare come il confine tra queste due aree dialettali ricalca ancora fedelmente quello tra le antiche popolazioni italiche dei Marrucini (a nord) e dei Carricini e dei Frentani (a sud).


Dialetto lancianese


I Canti abruzzesi di Cesae De Titta (1919 per Carabba editore, Lanciano) in dialetto lancianese
I Canti abruzzesi di Cesae De Titta (1919 per Carabba editore, Lanciano) in dialetto lancianese

Queste parlate hanno come epicentro Lanciano (l’antica Anxanum) e sono diffuse in tutti i territori un tempo sotto il dominio di questa popolazione pre-romana, ossia fino ad Ortona a nord e il fiume Sangro a sud, che segna il confine con l’area vastese. Anche in quest'area vi sono numerosi punti in cui è difficile tracciare un confine netto, poiché come detto le varietà sfumano a nord verso quelle chietine mentre a sud-ovest[5][6], superata Atessa (ancora assimilabile al lancianese, benché qui sia evidente il fenomeno del frangimento vocalico di "é" chiusa in "ò" analogamente a quanto accade a Guardiagrele e Casalbordino) si assiste ad un passaggio progressivo verso le aree dialettali abruzzesi e molisane dell’alto Sangro.

Bisogna ricordare che la città di Lanciano è stata per molti secoli luogo di incontro di diverse popolazioni abruzzesi e non, vista la rinomanza delle sue fiere annuali, ed essendo la stessa anche in rapporti commerciali con le popolazioni dalmate del Mar Adriatico, senza dimenticare la presenza di consolati veneti presso porto di San Vito Chietino. Il dialetto lancianese è stato ben analizzato da Gennaro Finamore, che ha visto in esso il punto di partenza per l'analisi di molti altri dialetti della provincia di Chieti: rispetto alla sua epoca, tale parlata ha subito come le altre una progressiva "normalizzazione" linguistica, visibile nelle poesie di Cesare Fagiani e Giuseppe Rosato; Finamore infatti annotava una forte palatizzazione e una forte vocalizzazione, con la pronuncia delle vocali lunghe molto aperte, soprattutto l'a aperta lunga, che somigliava quasi a una o aperta.


Dialetti chietini della Maiella


Si tratta di un gruppo di dialetti molto differenziati tra loro, che nella parlata delle generazioni più anziane conservano tracce di notevole arcaicità: quali centri principali, si possono citare Caramanico Terme e San Valentino in Abruzzo Citeriore (in provincia di Pescara, versante occidentale della Maiella), Pretoro e Guardiagrele (in provincia di Chieti, versante orientale della Maiella). Quest’area si congiunge a ovest con i dialetti peligni (zona di Tocco da Casauria), mentre a sud sia con quelli altosangrini (zona di Palena, Pizzoferrato e altri centri) sia con quelli lancianesi-vastesi (zona a est di Casoli).


Zona di "saldatura"


Il Giammarco ha individuato una ristretta area, situata a ridosso del versante orientale della Maiella, che comprende le parlate di Palena, Lama dei Peligni, Torricella Peligna e Casoli: si tratta di dialetti che presentano contemporaneamente tratti abruzzesi "occidentali" (la doppia metafonia di "a" aperta e chiusa e la presenza del genere neutro) ed "orientali" (metafonia da sola -i finale, sia pure in forma dittongata come le aree occidentali, ad es. mètëchë ma mìëtëchë). Rileva inoltre il Finamore che il dialetto di Palena, ossia il centro situato nell'estrema area sud-occidentale della Maiella, è di assai difficile classificazione, in quanto per la sintassi somiglia molto alle parlate altosangrine di Roccaraso e Pescocostanzo, mentre per la pronuncia delle vocali e l'accento è più affine al casolano, con dittongazione delle vocali lunghe.

Infine, lo stesso fenomeno della dittongazione è riscontrabile nei vicini paesi montani di Villa Santa Maria, Quadri, Borrello, Rosello, Civitaluparella, ecc., che possono essere ricompresi in una subarea di transizione con le parlate altosangrine molisane: infatti tali centri, essendo situati in un'area all'estremo confine col Molise, presentano la metafonesi dittongata anche da -u finale, quale prosecuzione delle condizioni dialettali vigenti nella regione limitrofa (ad es. Rusiellë per "Rosello").


Nella poesia


Il gruppo adriatico abruzzese è stato descritto dai linguisti, ma anche da vari poeti e dialettologi locali:


Note


  1. Giammarco Ernesto, Abruzzo dialettale, Istituto di Studi Abruzzesi, Pescara 1973, Tipografia Ferretti, dall'Introduzione, voce "Dialetti orientali adriatici"
  2. vedi Luigi Anelli, Vocabolario dell'uso vastese, 1901 (A-E)
  3. Dialetto di Pietracamela (Teramo), su gransassolagaich.it.
  4. vedi Lina Frattarola, L'eco della memoria, 2010
  5. vedi Gennaro Finamore, Vocabolario dell'uso abruzzese, ristampa anastatica 1973, voce "Lanciano" nell'introduzione
  6. vedi Gennaro Finamore, Tradizioni popolari abruzzesi. Le favole, voce "Lanciano", nell'introduzione, 1889

Bibliografia



Voci correlate


Portale Abruzzo
Portale Linguistica



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