L'italiano centrale, conosciuto anche come italiano mediano è un continuum dialettale raggruppante una varietà di parlate romanze ben differenziate fra loro ma con un certo numero di caratteristiche fonetiche e sintattiche comuni, esteso nell'Italia centrale.
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Dialetti italiani centrali | |
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Parlato in | Italia |
Regioni | Abruzzo Lazio Marche Umbria Toscana |
Locutori | |
Totale | 3.000.000[1] |
Classifica | non è tra i primi 100 |
Altre informazioni | |
Tipo | regionale |
Tassonomia | |
Filogenesi | lingue indoeuropee lingue italiche lingue romanze lingue italo-occidentali lingue italo-dalmate |
Codici di classificazione | |
Linguist List | scn-cen (EN)
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Glottolog | cent1964 (EN)
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Manuale |
Secondo alcuni studi il territorio interessato dalle isoglosse dei dialetti mediani ricalcherebbe vagamente gli antichi confini del corridoio bizantino romano-ravennate (successivamente acquisito dallo Stato pontificio). In realtà lo spazio occupato è alquanto più esteso ed occupa la maggior parte dell'attuale regione Lazio (esclusa le parti meridionali della provincia di Frosinone e della provincia di Latina), gran parte dell'Umbria, esclusa la settentrionale, e la zona centrale delle Marche compresa fra Senigallia a nord ed il fiume Aso a sud (e quindi gran parte della provincia di Ancona, la provincia di Macerata e la provincia di Fermo). Sconfina a nord ovest anche in territorio toscano nella zona della Maremma, mentre a sud il confine approssimativo è costituito dalla linea Terracina-Roccasecca-Sora-Avezzano-L'Aquila-Campotosto-Accumoli-Aso, che rappresenta l'estensione massima settentrionale della vocale neutra dei dialetti italiani meridionali. Un vocalismo affine al tipo mediano è comunque diffuso anche oltre il confine sud dei dialetti mediani: in una limitata zona dell'Aquilano e nel Basso Lazio, nei comuni di Ausonia e Coreno Ausonio in provincia di Frosinone e nei comuni di Lenola, Minturno, Castelforte e Santi Cosma e Damiano in provincia di Latina. Tuttavia nel complesso i dialetti del Lazio meridionale presentano maggiori affinità con il campano, seppur con qualche elemento in accordo coi dialetti mediani.
In base alle caratteristiche fonetiche e lessicali si individuano quattro gruppi principali: il gruppo romanesco, il gruppo umbro-marchigiano, il gruppo sabino e quello laziale centro-settentrionale. Tuttavia va tenuto presente che lungo la linea Roma-Ancona (cui era già attribuito il valore di confine linguistico dal Rohlfs), passa uno dei più importanti fasci di isoglosse dell'area italoromanza; ciò che ha permesso la distinzione tra una zona più propriamente mediana (a sud della linea Roma-Ancona), e una zona perimediana o "di transizione" (l'anconetano, il perugino con l'Umbria nord-occidentale e il Lazio a nord di Roma).
Inoltre il dialetto romanesco propriamente detto è fortemente influenzato dal toscano e pertanto occupa una posizione particolare all'interno del continuum, tanto che per alcuni può essere ascritto al gruppo toscano.
Lo stesso argomento in dettaglio: Varianti regionali della lingua italiana e Dialetti del Lazio. |
Il dialetto romanesco è quello che più di tutti occupa una posizione particolare all'interno del continuum, sia in termini descrittivi (poiché è molto più affine al toscano di tutti gli altri dialetti del continuum) sia in termini spaziali, poiché salvo limitate aree di transizione, lo "stacco" tra questo dialetto e gli altri è piuttosto netto (in particolare ad est e sud-est è del tutto privo di aree di transizione) facendo venir meno il concetto di continuum linguistico. Il motivo di tale differenziazione è da ricercarsi nell'influsso avuto dal toscano all'interno della città di Roma a partire dal cinquecento, e sul piano fonetico e grammaticale è tale da far suggerire ad alcuni linguisti una classificazione in un gruppo autonomo, se non addirittura nel gruppo del toscano. L'area di irradiazione del dialetto di Roma, tradizionalmente circoscritto all'area cittadina, in seguito all'Unità d'Italia si è diffuso su una zona che comprende, oltre all'immediato hinterland romano, la fascia costiera che va da Civitavecchia a Nettuno, nonché il perimetro urbano delle città di Latina e Sabaudia. La sua diffusione è in piena fase espansiva ed il dialetto romanesco viene utilizzato da ampi strati di popolazione in tutto l'agro pontino, ma anche nelle provincie di Frosinone, Rieti e Viterbo.
Dal mero punto di vista lessicale solo il romanesco più arcaico presentava notevoli caratteristiche comuni con i dialetti mediani, tant'è che analizzando le isoglosse che ne attraversavano l'areale, non si ravvedevano particolari differenze con i dialetti laziali circumvicini, ma la situazione in epoca attuale è cambiata anche dal punto di vista del vocabolario (oltre che fonetico e grammaticale), con un forte avvicinamento all'italiano standard per quello che, per questo motivo, viene definito romanesco contemporaneo.
Lo stesso argomento in dettaglio: Dialetti della Tuscia viterbese. |
Il dialetto della provincia di Viterbo è considerato "paramediano", ossia con elementi di influsso dei dialetti della Toscana meridionale e quelli mediani veri e propri, con caratteristiche quindi di maggiore intelligibilità con l'italiano rispetto ai dialetti mediani veri e propri, ove si escluda il romanesco. Il fenomeno della "gorgia toscana" si verifica unicamente a Bagnoregio.
Lo stesso argomento in dettaglio: Dialetto umbro e Dialetti marchigiani. |
Il gruppo umbro-marchigiano è il più vasto e più variegato; generalmente è un raggruppamento piuttosto nominale perché comprende in realtà tre gruppi ben distinti: il gruppo perugino, il gruppo propriamente umbro ed infine il gruppo marchigiano centrale, che comprende anche il dialetto anconitano.
Nel gruppo perugino sono compresi una serie di dialetti molto affini alle parlate toscane da Pitigliano (GR), Orvieto, Perugia[senza fonte]. Al gruppo umbro propriamente detto, fanno riferimento i dialetti dell'Umbria storica, tra il Tevere e l'Appennino, a nord fino ad Assisi, a sud entro lo spartiacque del fiume Nera. Il dialetto anconitano rientra solo in parte nei suddetti raggruppamenti costituendo secondo alcuni una varietà dialettale di transizione con il gruppo gallo-italico, in un ipotetico triangolo Jesi-Loreto-Ancona la cui componente gallica fa sentire i suoi ultimi effetti in prossimità della linea Gualdo Tadino-Fabriano-Filottrano-Porto Recanati.
Lo stesso argomento in dettaglio: Dialetto sabino. |
Il gruppo dialettale più estremo è il cosiddetto, secondo una connotazione geografica, aquilano-cicolano-reatino, che comprende le parlate della valle del Salto e Cicolano, del reatino, della valle del Velino, di Amatrice e l'aquilano parlato a est fino a Ocre. Alcuni vi includono anche il carseolano e il dialetto sublacense, diffusi rispettivamente nella Marsica occidentale e nella parte più orientale della provincia di Roma[senza fonte] Il dialetto "sabino o sabinese" invece riguarda la bassa Sabina ovvero la zona della provincia di rieti affacciata alla valle del Tevere e del Farfa insieme ai comuni di Torrita Tiberina, Filacciano, Ponzano Romano, Nazzano, Nerola, Montelibretti, Moricone e Montorio Romano. Esiste poi un dialetto della Sabina romana classificato come dialetto del lazio centro-settentrionale poiché si sta perdendo a discapito del romanesco attuale; questo dialetto si caratterizza per l'uso eccessivo della vocale "u" ma con accenti molto più aperti rispetto ai dialetti sabini. Il dialetto della sabina romana era un tempo utilizzato come parlata comune nelle zone di Tivoli, Guidonia, Palombara Sabina, Monterotondo, Fiano Romano, Capena, Morlupo, Castelnuovo di Porto e Riano.
Lo stesso argomento in dettaglio: Dialetto laziale centro-settentrionale. |
Spesso impropriamente definito a livello mediatico come dialetto ciociaro, il gruppo laziale centro-settentrionale si differenzia pertanto sia dai dialetti di tipo sabino che dal romanesco. È diffuso nelle aree centro-settentrionali della provincia di Frosinone, della provincia di Latina e in alcune aree della città metropolitana di Roma. In tale gruppo sono pienamente ascrivibili le parlate dei monti Lepini occidentali. Nella zona dei Castelli romani si sta diffondendo il dialetto di Roma, ma in parte resistono le parlate laziali centro-settentrionali originarie, piuttosto variegate.
Per discriminare i dialetti mediani si prendono in considerazione due caratteristiche comuni che ben li distinguono da quelli toscani e meridionali:
Apocope degli infiniti, come per i meridionali intermedi (mangiare > magnà, vedere > véde o vedé, leggere > lègge, dormire > dormì).
La maggior parte dei dialetti raggruppati nei mediani presenta un singolare sistema fonetico per cui si conserva regolarmente la distinzione fra ô (< -ŏ, -ō latine) e -u da ö preromanzo (< -ŭ latina); l'area interessa il gruppo umbro-marchigiano e il gruppo sabino entro le fasce: Cupramontana-Filottrano-Porto Sant'Elpidio a settentrione; Matelica-Camerino-Assisi-Foligno-Spoleto-Pitigliano-Bolsena-Albano a oriente; Licenza-Paganica (L'Aquila)- Antrodoco-Norcia a sud e ovest. I dialetti del gruppo anconitano costituiscono un'area di indistinzione poiché, anche se ad Ancona le -o finali tendono a chiudersi in -u, ciò non avviene secondo regole fisse o per conservazione delle forme latine. Questa tendenza a scurire le terminazioni in -o è maggiore nel capoluogo e nei comuni limitrofi, si attenua verso Loreto e Osimo per poi scomparire del tutto a Jesi, Fabriano, Recanati, Potenza Picena e Civitanova Marche. Così ad esempio mentre a Castelfidardo o ad Osimo i termini "quando" e "poco" possono suonare come quanno/quannu e pogo/pogu, a Macerata suonano l'uno quanno e l'altro pocu.
Un più ristretto insieme di parlate, tutte a settentrione dei dialetti dei gruppi sabini e umbro-marchigiani propri, si distingue dal gruppo toscano per l'-i finale che si è aperta in -e; i dialetti che presentano simili caratteristiche sono perciò considerati mediani. Il centro del raggruppamento doveva esser stato Perugia, come dimostrato da testi medievali, ed in Umbria è ancora in parte riscontrabile ad Assisi, Todi ed Orvieto, mentre a nord vi è qualche punta in Toscana (Cortona), e nelle Marche, precisamente a Sassoferrato ed Arcevia. A sud scende fino a Montalto di Castro, Acquapendente, Viterbo, ed un tempo era vitale anche a Civitavecchia. Distingue dal gruppo romanesco i dialetti del viterbese e di Orvieto.
Una vasta area tra il gruppo sabino e il gruppo romanesco si insinua dalla valle dell'Aniene dove la distinzione preromanza fra -ô e -ö si contestualizza in un sistema vocalico per cui l'-ö resta o se la tonica è e od o, diventa u se invece la tonica è i, a od u. L'area è generalmente inclusa nel gruppo sabino ad eccezione dei colli albani, e tali condizioni fonetiche vengono definite cervarole, dal nome di un paese del Lazio tiburtino, Cervara di Roma.
Dialetto perugino, Dialetti altotiberini, Dialetti umbri centromeridionali, Dialetti marchigiani centrali (Dialetto fabrianese, Dialetto anconitano, Dialetto osimano)
Dialetti viterbesi
Dialetto sabino, Dialetto aquilano
Dialetto laziale centro-settentrionale
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