Il dialetto modenese (nome nativo dialètt mudnés) è una varietà dialettale della lingua emiliana parlata nella città di Modena e nella parte centrale della provincia omonima; più specificamente, è articolato in un sottogruppo di parlate che, con il reggiano e il bolognese occidentale ad ovest del Reno, forma un complesso più ampio definito emiliano centrale.
Modenese Mudnés | |
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Parlato in | Italia |
Regioni | Provincia di Modena |
Locutori | |
Totale | ~330.000 |
Tassonomia | |
Filogenesi | Indoeuropee Italiche Romanze Italo-occidentali Occidentali Galloiberiche Galloromanze Galloitaliche Emiliano-romagnolo Emiliano Dialetto modenese |
Codici di classificazione | |
ISO 639-2 | roa
|
Estratto in lingua | |
Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1 Tótt i cristiàn i nàsen lébber e cumpàgn in dignitê e dirétt. I én dutèdi ed ragiòun e d'cusèinsa e i gh'àn da cumpurtères l'un vérs cl'èter in cum s'i fóssen fradèl. | |
Manuale |
Il dialetto modenese è di origine neo-latina, formata dal latino volgare che si è innestato sull'idioma parlato dai precedenti abitanti, i Galli Boi, nel momento dell'occupazione dell'Emilia da parte dei Romani. I galli, o celti, hanno lasciato un retaggio riscontrabile ancora in parole di uso comune, come ad esempio scràna ("sedia")[1].
Nel sesto secolo d.C. la città viene invasa dai Longobardi; essi introducono, oltre a nuovi lemmi[2] , l'uso di vocali semiaperte, come la á di páss (leggasi pæss). Tuttavia, il triangolo Soliera-Castelnuovo-Brescello resistette a questi influssi linguistici, tant'è che né il dialetto reggiano, né il modenese della parte ovest della provincia, hanno mai subito quest'influenza.
Nel 1859 Vittorio Emanuele II annette il Ducato al Regno di Italia; il dialetto subisce moltissimo l'influenza dell'italiano, influenza che persiste fino ai giorni nostri. Questa "italianizzazione forzata" ha causato un notevole impoverimento del dialetto modenese, che ha perso molti suoi termini arcaici in favore di nuovi italianismi.
Il modenese, nelle sue numerose varianti, è diffuso in quasi tutta la provincia di Modena. Nel comune di Castelfranco Emilia (che comprende anche Piumazzo, comune autonomo fino al 1861) si parla un dialetto bolognese rustico occidentale. Ciò non è particolarmente sorprendente, in quanto la località fece parte della provincia di Bologna fino al 1929, e ancora oggi appartiene all'Arcidiocesi di Bologna. Una particolare forma di transizione modenese-bolognese è parlata a Savignano sul Panaro. A Finale Emilia, infine, si parla un dialetto di tipo ferrarese.
Secondo Ethnologue e l'ISTAT, il numero di persone che conoscono questo dialetto è stimabile intorno ai 330.000 locutori (2005), ossia circa il 51% degli abitanti della provincia di Modena (escluso Castelfranco Emilia); questo numerò è in calo, in quanto il numero dei parlanti era stimato in 380.000 unità nel 1980 (78%) e in 430.000 nel 1950 (99%). Il dialetto è ancora molto diffuso nei piccoli paesi della provincia, sia della Bassa sia dell'Appennino, mentre lo è meno a Modena città e nei comuni più urbani.Nei primi decenni del XXI secolo, il dialetto modenese pare oggetto di rinnovata attenzione degli abitanti della provincia, come dei media e degli enti locali. L'emittente televisiva locale TRC-Telemodena trasmette dal 2004 la trasmissione "Mo pensa te", dedicata al dialetto modenese e all'ambito culturale emiliano-romagnolo, e nel 2016 il comune di Modena ha inserito una versione in dialetto modenese nell'opuscolo turistico della Ghirlandina (accanto all'italiano e alle traduzioni in inglese, russo e cinese[3][4][5]).
Il modenese propriamente detto, chiamato talvolta modenese di città o modenese urbano, è parlato nel centro storico di Modena. Nei dintorni (comuni di Formigine, Maranello, Castelvetro, Spilamberto, Savignano sul Panaro, Vignola, San Cesario sul Panaro, Castelnuovo Rangone, Nonantola, Ravarino, Bomporto e Camposanto), si parlano vari dialetti modenesi rustici, le cui particolarità aumentano man mano che la distanza dal centro urbano aumenta.
Nel resto della provincia sono diffuse quattro macrovarianti che, pur presentando chiare affinità con il modenese, sono troppo caratterizzate da tratti propri per essere considerate sue parlate rustiche:
Queste varianti sono intelligibili tra loro e, in ogni caso, i confini tra una parlata e l'altra sono sfumati e graduali.
Questa varietà è parlata nell'area compresa tra Sassuolo e Fiorano. Essa, pur modenese di genesi, possiede elementi che l'accostano al dialetto della vicina area reggiana Scandiano-Rubiera-Castellarano. Tali caratteristiche sono il dittongo ou in finale di parola e il dittongo ei. "Dunque" è tradotto dounca al contrario del donca nel modenese, "fiore" è tradotto fiour al contrario del modenese fior, "amore" è tradotto amour al contrario del modenese amor, "sopra" è tradotto souver al contrario del modenese sover, "sole" è tradotto soul al contrario del modenese sôl, e "giovane" è tradotto souven al contrario del modenese sôven. Allo stesso modo, "mese" è tradotto meis al contrario del modenese mês, "paese" è tradotto paeis al contrario del modenese paes e "spesa" è tradotto speisa al contrario del modenese spesa.
Questa varietà è parlata nella bassa vicino a Mirandola, nel nord della provincia; ha subito qualche influenza dal mantovano e dal ferrarese, rendendo la pronuncia delle vocali più aperte. Risulta invece assente nel mirandolese la palatalizzazione della vocale latina tonica a che invece caratterizza il resto della regione.
Scarsa ma importante la produzione letteraria redatta in questo dialetto: si ricorda il celebre Barnardon, uno dei più antichi lunari d'Italia pubblicato tutt'oggi, La divino commedia, traduzione di Gianni Bellini dell'Inferno di Dante.
Note anche le poesie di Brunetta Panzani Quand al Sgnòr al girava pr'il stradi (Vilmo Cappi, 1979) e La coa dal gatt e alti storii.
Di singolare importanza è anche Il nuovo vocabolario mirandolese-italiano di Eusebio Meschieri, pubblicato nel 1932. La prima versione del "vocabolario Mirandolese - Italiano" compilato da Eusebio Meschieri (maestro normale superiore) risale al 1876 (Bologna - Regia Tipografia).
Questa varietà viene parlata nelle vicinanze di Carpi, nella parte occidentale della provincia; ha subito una forte influenza dal dialetto reggiano e, a sua volta, influenza parecchio il reggiano di Correggio.
Differisce dal modenese soprattutto per quanto riguarda le vocali: quando una vocale accentata ha un suono intermedio tra a ed o oppure tra a ed e, in modenese si sceglierà (graficamente) di scrivere sempre a e si tenderà a pronunciarlo come tale; in carpigiano, invece, si tenderà a scrivere e pronunciare o nel primo caso, e nel secondo.
Degno di nota è il libro Poesie in dialetto carpigiano di Argia Montorsi.
Il frignanese è il dialetto dell'Appennino modenese, dai confini con la montagna reggiana e quella bolognese.
Lo spazio vocalico del dialetto modenese di città corrisponde a quello dell'italiano, comprendendo le sette vocali: /a/, /ɛ/, /e/, /i/, /ɔ/, /o/, /u/. Esse possono tutte presentarsi in posizione tonica, mentre, per quanto riguarda la posizione atona, l’inventario si riduce a /a/, /e/, /i/, /o/, /u/, in accordo con quanto accade in italiano. La differenza più significativa rispetto all’italiano è legata alla presenza di una opposizione di durata fonologicamente distintiva delle vocali toniche /a/, /ɛ/, /e/, /ɔ/, /o/ (/V/ vs /V:/, cioè vocale breve vs. vocale lunga). Le vocali /i/ e /u/, invece, si presentano esclusivamente nelle rispettive versioni lunghe (/i:/ e /u:/) in posizione tonica.[6]. Nell'ortografia, tale differenza viene marcata tramite l'uso di accenti e diacritici sulle vocali toniche, anche se a tutt'oggi non esiste una convenzione di scrittura universalmente accettata. Le vocali atone sono sempre brevi e si scrivono e si leggono come in italiano.
Grafia | Fonema | Esempio | Pronuncia | Equivalente |
---|---|---|---|---|
à | [a] - a breve | mànd (mondo) | ['mand] | città |
ä, ë, ö | [a] - a breve prima di sequenze ortografiche di due consonanti uguali | Sëccia (Secchia) | ['sa.ʧa] | radice |
â | [a:] - a lunga | gât (gatto) | ['ga:t] | mare |
è | [ɛ] - e aperta breve | lè (lì) | ['lɛ] | caffè |
ê | [ɛ:] - e aperta lunga | lêt (letto) | ['lɛ:t] | zero |
é | [e] - e chiusa breve | prém (primo) | ['prem] | cenere |
ē | [e:] - e chiusa lunga | prēda (pietra) | ['pre:.da] | meno |
ò | [ɔ] - o aperta breve | sò (su) | ['sɔ] | andò |
ô | [ɔ:] - o aperta lunga | bôsch (bosco) | ['bɔ:sk] | moto |
ó | [o] - o chiusa breve | rósch (spazzatura) | ['rosk] | totale |
ō | [o:] - o chiusa lunga | dulōr (dolore) | [du.'lo:r] | dolore |
î | [i:] - i lunga | marî (marito) | [ma.'ri:] | vita |
û | [u:] - u lunga | carsû (cresciuto) | [kar.'su:] | crudo |
Il sistema consonantico del modenese non si discosta molto da quello italiano, presentando comunque importanti differenze, come l'assenza della fricativa post-alveolare sorda [ʃ]. La differenza più significativa rispetto all'italiano è l'assenza delle consonanti geminate (le cosiddette "doppie") nel sistema fonologico del modenese, anche se l'ortografia tende comunque a presentare lettere doppie, in analogia con le corrispondenze in italiano e per ragioni etimologiche.
Dal punto di vista dell'ortografia, in finale di parola le lettere /g/ e /c/ aggiungono una h per indicare le occlusive velari, un apostrofo (') per indicare le affricate palatali.
Grafia | Fonema | Esempio | Pronuncia | Equivalente |
---|---|---|---|---|
ch | [k] | Castelfrânch (Castelfranco Emilia) | [ka.stel.'fra:ŋk] | cosa |
c' | [ʧ] | cócc' (spinta) | ['koʧ] | cera |
gh | [g] | fèregh (fargli) | ['fε:.reg] | gatto |
g' | [ʤ] | curag' (coraggio) | [ku.'ra:ʤ] | gelo |
Le lettere s z indicano le due fricative alveo-dentali [s] e [s̪]. Spesso nell'ortografia tradizionale si usa un puntino per indicare le fricative alveo-dentali sonore [z] e [z̪].
Grafia | Fonema | Esempio | Pronuncia |
---|---|---|---|
s | [s] | acsè (così) | [ak.'sɛ:] |
ṡ | [z] | aṡē (aceto) | [a.'ze:] |
Grafia | Fonema | Esempio | Pronuncia |
---|---|---|---|
z | [s̪] | zēl (cielo) | ['s̪e:l] |
ż | [z̪] | żēl (gelo) | ['z̪e:l] |
Nella parlata di città le due consonanti sono tipicamente realizzate in modo simile alle fricative alveolari [s] e [z], con un punto di articolazione particolarmente dentalizzato. Bisogna notare come la pronuncia vari sensibilmente da zona a zona: ad esempio, dette consonanti possono essere realizzate come fricative alveolari, corrispondenti a [s] e [z], o come affricate alveolari [ts] e [dz].
Il suono [ʃ] non esiste in modenese, quindi, a differenza dell'italiano, le grafie sci, sce, scio ecc. corrispondono alle pronunce [sʧi], [sʧe], [sʧo] ecc.. Spesso in questi casi si aggiunge un apostrofo per evitare confusione con la pronuncia italiana.
Esempio | Pronuncia |
---|---|
s'cèt (schietto) | ['sʧɛ:t] |
s'ciòp (fucile) | ['sʧɔ:p] |
La lettera j indica la semivocale [j].
Esempio | Pronuncia |
---|---|
tvâja (tovaglia) | ['tva:ja] |
mójj (bagnato) | ['moj] |
La grammatica modenese presenta alcune differenze da quella dell'italiano standard. Essa presenta molti costrutti di carattere tipicamente francese e altre influenze galliche.
Per quanto riguarda gli articoli, il modenese ha una struttura piuttosto simile all'italiano; tuttavia esistono, in aggiunta agli altri, gli articoli indeterminativi plurali, che corrispondono circa al nostro [del/della/degli/delle].
Determinativo Singolare | Indeterminativo Singolare | Determinativo Plurale | Indeterminativo Plurale | |
---|---|---|---|---|
Maschile | al, l' | un | i, gli | d'i |
Femminile | la, l' | ónna, 'na | él, éj, j, le | d'él |
I pronomi dimostrativi sono:
Singolare:
M
F
Plurale:
M
F
Per quanto riguarda i pronomi personali, nel modenese la faccenda si fa più complessa: al contrario dell'italiano, occorre sempre esplicitare il soggetto in presenza del verbo. Inoltre i pronomi personali esistono in due forme: la prima forma è uguale all'italiano, mentre la seconda forma è una sorta di rafforzativo che si interpone tra la prima ed il verbo.
Italiano | Prima Forma | Seconda Forma |
---|---|---|
Io | Mè | A |
Tu | Tè | Te / Et |
Lui | Lò | Al / L' / L / El |
Lei | Lê | La / L' |
Esso (Imp.) | - | A |
Noi (m.) | Nuèter | A |
Noi (f.) | Nuètri | A |
Voi (m.) | Vuèter | A |
Voi (f.) | Vuètri | A |
Essi | Lôr | É / I / El |
Esse | Lôr | J / Li / L' |
La prima è utilizzata in assenza di verbo e quando il pronome non è il soggetto, la seconda in caso contrario; le due forme possono ricorrere assieme. Esempio:
In certi casi si interpone una I eufonica tra pronome e verbo.
La forma impersonale si usa nelle locuzioni di questo tipo:
Gli aggettivi in italiano hanno due generi (maschile e femminile) e due numeri (singolare e plurale). Concordano per genere e numero col sostantivo a cui si riferiscono.
Classe | genere | desinenza singolare | desinenza plurale |
---|---|---|---|
1ª | maschile | / (röss, rosso) | - (röss, rossi) |
1ª | femminile | -a (rössa, rossa) | -i (rössi, rosse) |
Gli aggettivi possessivi sono:
persona | maschile singolare | femminile singolare | maschile plurale | femminile plurale |
---|---|---|---|---|
1ª singolare | mê | mê | mê | mê |
2ª singolare | tô | tô | tô | tô |
3ª singolare | sô | sô | sô | sô |
1ª plurale | nòster | nòstra | nòster | nòstri |
2ª plurale | vòster | vòstra | vòster | vòstri |
3ª plurale | sô | sô | sô | sô |
Gli aggettivi dimostrativi sono:
Singolare:
M
F
Plurale:
M
F
Esempi:
M
F
Le preposizioni semplici sono:
NOTA: localmente la preposizione "sò" può diventare "ed coo" o, verso il Bolognese, "in vàta".
Le preposizioni articolate sono:
al | la | i | le | |
---|---|---|---|---|
ed (de) | dal | dla | di | dél |
a | al | a la | a i | a'l |
da | dal | d la | dai | da'l |
in d' (t') | in dal | in dla | in di | in dél |
cun | cun al | cun la | cun i | cun él |
só | sul | sólla | sui | só'l |
par, pr' | pr'al | per la | pr'i | pr'él |
tra | tr'al | tra la | tra i | tra'l |
fra | fr'al | fra la | fra i | fra'l |
Nel modenese, come in italiano, vi sono quattro modi verbali finiti, l'indicativo, il congiuntivo, il condizionale e l'imperativo, e tre modi infiniti, l'infinito, il gerundio ed il participio.
L'infinito è la forma del verbo che si trova nei vocabolari, e ne distingue l'appartenenza, a seconda della desinenza all'infinito, ad una coniugazione.
Nel modenese esistono tre coniugazioni verbali: la prima (desinenza -èr accentata), la seconda (desinenza -er non accentata) e la terza (desinenza -ir).
Tuttavia, come in latino, e a differenza dell'italiano, nel modenese esistevano anticamente quattro coniugazioni: la prima coniugazione aveva desinenza -ar; in seguito, causa la palatizzazione della [a] in [e] propria dei dialetti emiliani, essa è collassata interamente in -èr ed è scomparsa.
L'indicativo ha tre tempi, ossia il presente, l'imperfetto ed il futuro; inoltre vi sono i tre tempi composti, che sono passato prossimo (presente + pp), trapassato (imperfetto + pp) e futuro anteriore (futuro + pp).
Essere:
Presente | Imperfetto | Futuro | |
---|---|---|---|
Mè a | sun | i-éra | srò |
Tè t' | è | ér | srê |
Lò 'l | è | éra | srà |
Nuèter a | sámm | i-éren | srámm |
Vuèter a | sî | i-éri | srî |
Lôr i | én | éren | srân |
Avere:
Presente | Imperfetto | Futuro | |
---|---|---|---|
Mè a | i-ò | i-avíva | i-avrò |
Tè t' | ée | avìv | avrê |
Lò 'l | â | avìva | avrâ |
Nuèter a | i-avámm | i-avíven | i-avrámm |
Vuèter a | i-avî | i-avívi | i-avrî |
Lôr i | ân | avíven | avrân |
1ª Coniugazione: Cantêr (cantare)
Presente | Imperfetto | Futuro | |
---|---|---|---|
Mè a | cant | cantèva | cantarò |
Tè t' | cant | cantèv | cantarê |
Lò 'l | canta | cantèva | cantarà |
Nuèter a | cantámm | cantèven | cantarámm |
Vuèter a | cantê | cantèvi | cantarî |
Lôr i | cànten | cantèven | cantarân |
2ª Coniugazione: Lèżer (leggere)
Presente | Imperfetto | Futuro | |
---|---|---|---|
Mè a | lèż | liżíva | liżrò |
Tè t' | lèż | liżív | liżrê |
Lò 'l | lèż | liżíva | liżrà |
Nuèter a | liżámm | liżíven | liżrámm |
Vuèter a | liżî | liżívi | liżrî |
Lôr i | léżen | liżíven | liżrân |
3ª Coniugazione: Durmîr (dormire)
Presente | Imperfetto | Futuro | |
---|---|---|---|
Mè a | dòr(e)m | durmíva | durmirò |
Tè t' | dòr(e)m | durmív | durmirê |
Lò 'l | dòr(e)m | durmíva | durmirâ |
Nuèter a | durmámm | durmíven | durmirámm |
Vuèter a | durmî | durmívi | durmirî |
Lôr i | dòrmen | durmíven | durmirân |
Il congiuntivo ha due tempi, ossia il presente e l'imperfetto; inoltre vi sono i due tempi composti, che sono il passato (presente + pp) e trapassato (imperfetto + pp).
Essere:
Presente | Imperfetto | |
---|---|---|
(Mè) ch'a | sia | fóss |
(Tè) ch'ét | sî | fóss |
(Lò) ch'al | sia | fóss |
(Nuèter) ch'a | sámma | fóssen |
(Vuèter) ch'a | sìdi | fóssi |
(Lôr) ch'i | sìen | fóssen |
Avere:
Presente | Imperfetto | |
---|---|---|
(Mè) ch'a | i-àva | i-avéss |
(Tè) ch'ét | àv | avéss |
(Lò) ch'al | àva | avéss |
(Nuèter) ch'a | i-avámma | i-avéssen |
(Vuèter) ch'a | i-avìdi | i-avéssi |
(Lôr) ch'i | i-àven | i-avéssen |
1ª Coniugazione: Cantêr (cantare)
Presente | Imperfetto | |
---|---|---|
(Me) ch'a | canta | cantéss |
(Tè) ch'ét | cant- | cantéss |
(Lò) ch'al | canta | cantéss |
(Nuèter) ch'a | cantámma | cantéssen |
(Vuèter) ch'a | cantèdi | cantéssi |
(Lôr) ch'i | canten | cantéssen |
2ª Coniugazione: Lèżer (leggere)
Presente | Imperfetto | |
---|---|---|
(Mè) ch'a | lèża | liżéssa |
(Tè) ch'ét | lèż- | liżéss |
(Lò) ch'al | lèża | liżéssa |
(Nuèter) ch'a | liżámma | liżéssen |
(Vuèter) ch'a | liżìdi | liżéssi |
(Lôr) ch'i | léżen | liżéssen |
3ª Coniugazione: Durmîr (dormire)
Presente | Imperfetto | |
---|---|---|
(Mè) ch'a | dòrma | durméssa |
(Tè) ch'ét | dòrem- | durméss |
(Lò) ch'al | dòrma | durméssa |
(Nuèter) ch'a | durmámma | durméssen |
(Vuèter) ch'a | durmìdi | durméssi |
(Lôr) ch'i | dòrmen | durméssen |
Il condizionale ha un solo tempo, il presente, più un tempo composto, il passato, formato da presente + pp.
Essere:
Presente | |
---|---|
Mè a | srèv |
Tè t' | sréss |
Lò 'l | srèv |
Nuèter a | srèven |
Vuèter a | srèssi |
Lôr i | srèven |
Avere:
Presente | |
---|---|
Mè a | i-avrèv |
Tè t' | avèss |
Lò 'l | avrèv |
Nuèter a | i-avrèven |
Vuèter a | i-avrèssi |
Lôr i | avrèven |
1ª Coniugazione: Cantêr (cantare)
Presente | |
---|---|
Mè a | cantarèv |
Tè t' | cantarèss |
Lò 'l | cantarèv |
Nuèter a | cantarèven |
Vuèter a | cantarèssi |
Lôr i | càntarèven |
2ª Coniugazione: Lèżer (leggere)
Presente | |
---|---|
Mè a | liżrèv |
Tè t' | liżréss |
Lò 'l | liżrèv |
Nuèter a | liżrèven |
Vuèter a | liżrèssi |
Lôr i | liżrèven |
3° Coniugazione: Durmîr (dormire)
Presente | |
---|---|
Mè a | durmirèv |
Tè t' | durmirèss |
Lò 'l | durmirèv |
Nuèter a | durmirèven |
Vuèter a | durmirèssi |
Lôr i | durmirèven |
L'imperativo ha un solo tempo, il presente, e solo due persone, la 2ª singolare e la 2ª plurale.
Essere:
Imperativo | |
---|---|
(Tè) | sî! |
(Vuèter) | sìdi! |
Avere:
Imperativo | |
---|---|
(Tè) | àv! |
(Vuèter) | avìdi! |
1ª Coniugazione: Cantêr (cantare)
Imperativo | |
---|---|
(Tè) | chantaa! |
(Vuèter) | cantè! |
2ª Coniugazione: Lèżer (leggere)
Imperativo | |
---|---|
(Tè) | léż! |
(Vuèter) | lizî! |
3ª Coniugazione: Durmîr (dormire)
Imperativo | |
---|---|
(Tè) | dòr(e)m! |
(Vuèter) | durmî! |
Il gerundio ha un solo tempo, il presente, più un tempo composto formato da presente + pp. Come l'infinito, è impersonale.
Essere | Avere |
essánd | avánd |
1ª Coniugazione: Cantêr (cantare) | 2ª Coniugazione: Lèżer (leggere) | 3ª Coniugazione: Durmîr (dormire) |
cantánd | liżánd | durmánd |
Qualche frase in modenese:
L'inféren ed Dante
In d'al mêz d'al camîn d'la nostra vétta
a-m sun catê in d'na furèsta bura,
c'l'a-s s'éra pèrsa la strèda drétta.
Ahi, niànch a dìrel, la strêda l'è dura
ed quèst bôsch, selvâg' e oscûr
c'al sôl pinsêr al fa gnîr pòra!
Tant' él amêr che pòch pió l'è la mòrt;
ma per ciacarêr d'al bèin ch'a g'ò catê,
a drò ed quáll c'a-i-ò vést tentànd la sòrt.
A-n sun mia bòun ed ridîr cum a sun entrê,
tant' a-i-éra asunê a quel pùnt
c'la bòuna strèda a-i-ò abandunê.
Ma po' a sun arivê a i pê ed 'na muntàgna,
là, in duv l'éra finî la vâl
c'la m'avìva rimpî al côr d'ogni magàgna,
a-i-ò guardê in èlt e a-i-ò vést al piân
vistî d'i râg' d'al sôl
c'i culpìssen la fàża d'ogni cristiân...
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!
Tant' è amara che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch'i' vi trovai,
dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte.
Io non so ben ridir com' i' v'intrai,
tant' era pien di sonno a quel punto
che la verace via abbandonai.
Ma poi ch'i' fui al piè d'un colle giunto,
là dove terminava quella valle
che m'avea di paura il cor compunto,
guardai in alto e vidi le sue spalle
vestite già de' raggi del pianeta
che mena dritto altrui per ogne calle...
Non esiste una grafia certa del dialetto modenese, come accade per molti dialetti. Le convenzioni qui utilizzate sono un mix estrapolato da varie fonti e non hanno alcuna pretesa di essere definitive.
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