Lo zaconico[2] o tsaconico (greco: Τσακωνική διάλεκτος o Τσακώνικα) è una lingua[3] della famiglia della lingua greca, parlata oggigiorno in una piccola regione (la Zaconia) del Peloponneso orientale, tra Agios Andreas e Leonidio. Probabilmente, in passato, l'areale era più esteso.
Storia della lingua greca (vedi anche: Lineare B, alfabeto greco)
Carta linguistica del Peloponneso (1890). Lo zaconico è parlato nella zona azzurra ad est. Le zone violette sono quelle in cui si parla il greco moderno, quelle rosa dove si parlano dialetti albanesi.
Manuale
Etimologia
La lingua ha preso il nome da coloro che la parlavano, gli Zaconi,[2] il cui nome deriverebbe dal termine exo-Laconia cioè quelli che stanno fuori dalla Laconia.
Dialetti
Lo zaconico esiste in tre varianti dialettali: lo zaconico settentrionale (in regressione), lo zaconico meridionale (il più parlato) e lo zaconico della Propontide (che non ha più parlanti dagli anni '70).
Lo zaconico meridionale tende ad eliminare il lambda (λ) ad inizio di parola, ad esempio lo zaconico settentrionale ha λόγο (lògo, "discorso"), mentre quello meridionale ha όγο (ògo).
Lo zaconico della Propontide, invece, è la forma più simile al greco moderno e in particolare al moderno dialetto di Tracia, ad esempio laddove per la parola "acqua" lo zaconico settentrionale e meridionale hanno ύο (ìo), derivato dal greco antico ὕδωρ (hýdōr), lo zaconico della Propontide ha νερέ (nerè) e il greco moderno νερό (nerò).
Origini e caratteristiche
La caratteristica peculiare dello zaconico è il fatto di essere l'unico dialetto greco non discendente dalla koinè, il greco ellenistico di derivazione ionico-attica che, a partire dal III sec. a.C., ha sostituito le lingue dell'epoca classica. Si ritiene che lo zaconico discenda dal dialetto dorico, del quale conserva alcune caratteristiche. Si forniscono qui di seguito alcune particolarità di questa lingua.
Mantenimento della vocale lunga ᾱ [aː], presente in dorico, ma che in attico è diventata η [ɛː] in quasi tutte le posizioni: es. greco ἡμέρα (pronunciato [hɛːˈmeraː] in attico e [iˈmεra] in neogreco), zaconico αμέρα [aˈmεra] giorno.
Passaggio da ω [ɔː] a ου [u].
Conservazione sporadica dell'antico fonema /w/, che in epoca antica era rappresentato con un simbolo detto digamma (ϝ) nei dialetti in cui si era conservato. Il suono /w/, passato a /v/, si è conservato in diverse parole e viene scritto oggi con la lettera β: es. βάννε [ˈvane] "pecora", derivato dal dorico ϝαμνός [wamˈnos] (ἀμνός nel dialetto attico).
Conservazione molti termini arcaici: es. θύου, derivato dal greco antico θύων, participio presente del verbo θύω («sacrificare»; «uccidere»), mentre il greco moderno ha σφάζω.
Conservazione dell'originario suono [u] dello υ greco, che nel dialetto attico si è evoluto in [y], passato poi a [i] in greco moderno, mentre è rimasto [u] in dorico: ad esempio, lo zaconico ha σούκα [ˈsuka], parola derivata dal greco antico σῦκα, pronunciato [ˈsuːka] in dorico, mentre il greco moderno standard ha σύκα, pronunciato [ˈsika] («fichi»).
Grammatica
Lo zaconico è andato incontro ad una grande semplificazione morfologica: la flessione nominale è, infatti, minima.
Lo zaconico, similmente a quanto accade nel dialetto greco di Calabria, tende ad eliminare il -ς finale del nominativo maschile singolare, conservato dal greco moderno standard: un buon esempio è costituito dalla parola zaconica λόγο ("discorso"), mentre il greco moderno ha λόγος.
Il presente e l'imperfetto indicativo sono formati con una perifrasi composta dal participio presente del verbo preceduto dal verbo essere. Tale perifrasi è attestata nel greco del periodo postclassico e romano, ma non nel greco moderno. In zaconico avremo, così, le forme ενεί αού («io dico») e έμα αού («io dicevo»), derivate dal greco εἰμί λαλών e ἤμην λαλών, mentre il greco moderno ha, rispettivamente, le forme λαλώ e λαλούσα .
L'antico presente indicativo del greco classico, conservatosi in neogreco, non sopravvive in zaconico con questa funzione: si è già detto, infatti, che il presente indicativo è perifrastico. L'antico presente della maggior parte dei verbi ha, invece, assunto oggi la funzione del congiuntivo. L'unica eccezione è costituita dal verbo «essere» (ενεί), il cui presente indicativo ha conservato la sua antica funzione[4]. Sono riportate sotto, in ordine, la coniugazione del verbo ενεί al presente e imperfetto indicativo e quella del verbo portare (φερήκου) al congiuntivo presente. Il congiuntivo presente del verbo ενεί è identico all'indicativo presente.
Indicativo presente
Indicativo imperfetto
Congiuntivo presente
ενεί/έμι (enì/èmi) = io sono
έμα (èma) = io ero
(να) φερήκου (ferìku) = che io porti
εσεί/έσσι (esì/èssi) = tu sei
έσα (èsa) = tu eri
(να) φερήκερε (ferìkere) = che tu porti
έννι (èni) = egli è
έκη (èki) = egli era
(να) φερήκει (ferìki) = che egli porti
έμε (ème) = noi siamo
έμαϊ (èmai) = noi eravamo
(να) φερήκομε (ferìkome) = che noi portiamo
έτε (ète) = voi siete
έταϊ (ètai)= voi eravate
(να) φερήκετε (ferìkete) = che voi portiate
είνι (ìni) = essi sono
ήγκι/ ήγκιαϊ (ìnghi/ìnghiai) = essi erano
(να) φερήκωï (ferìkoi) = che essi portino
Lo zaconico conserva alcune delle voci attive nella coniugazione del verbo «essere» al presente indicativo, seppur modificatesi durante i secoli. Il greco moderno standard impiega, invece, le voci medio-passive[5].
La terza persona singolare έννι è derivata dal greco antico ἔνι. Questo termine era in origine una forma alternativa della preposizione ἐν («in»), ma già in greco classico poteva assumere un valore verbale, con il significato di «c'è». In greco medievale, ἔνι iniziò a essere impiegato come terza persona singolare del verbo «essere» e quest'uso si è mantenuto in zaconico[6]. Un fenomeno identico si è verificato nella lingua pontica, dove la forma medievale ἔνι ha dato origine a έν, utilizzato anche qui come terza persona singolare del verbo «essere».
Riconoscendo l'arbitrarietà delle definizioni, nella nomenclatura delle voci viene usato il termine "lingua" in accordo alle norme ISO 639-1, 639-2 o 639-3. Negli altri casi, viene usato il termine "dialetto".
Martin Haspelmath, The Semantic Development of Old Presents: New Futures and Subjunctives without Grammaticalization, in "Diachronica", vol.15, n.1, 1998, p.42.
Hubert Pernot, Introduction à l'étude du dialecte tsakonien, Parigi, Les Belles Lettres, 1934, p.218.
Hubert Pernot, Introduction à l'étude du dialecte tsakonien, Parigi, Les Belles Lettres, 1934, p.217.
Bibliografia
Αθανάσιος Κωστάκης, Σύντομη Γραμματική της Τσακωνικής Διαλέκτου, Institut Français d'Athènes, Atene, 1951
Martin Haspelmath, The Semantic Development of Old Presents: New Futures and Subjunctives Without Grammaticalization, in "Diachronica", vol. 15, n° 1, 1998, pp.29–62.
Geoffrey Horrocks, Greek: A history of the language and its speakers, Longman, Londra, 1997
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