Il dialetto lombardo occidentale[1] (più raramente cisabduano[2] o insubre[3][4]) è uno dei due rami principali della lingua lombarda la quale, con la variante orientale, è riconosciuta come "lingua minoritaria" europea dal 1981 (Rapporto 4745 del Consiglio d'Europa) e inoltre censita dall'UNESCO (Red book on endangered languages) tra quelle meritevoli di tutela.
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Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1 Tucc i òmen nàssen liber e tucc istess per dignitaa e diritt. Gh'hann giudizi e coscienza e gh'hann de tratass comè fradej. (Milanese)
Distribuzione geografica della variante occidentale della lingua lombarda
Dal punto di vista fonetico, il lombardo occidentale è piuttosto omogeneo, e le varianti locali presentano un numero di variazioni minime[9], principalmente in relazione al gruppo vocalico /o/, /ɔ/ e al passaggio da /ts/ a /s/). Differenze più marcate si trovano invece nella zona alpina, come per esempio in Val Poschiavo e in Val Bregaglia dove il dialetto è fortemente influenzato dal romancio.
Il lombardo occidentale, infatti, raggruppa le varietà-aree-sezioni chiamate da molti studiosi lombardo alpino (province di Sondrio e di Verbania, Sopraceneri del Canton Ticino, Grigioni), lombardo-prealpino occidentale (province di Como, Varese e Lecco), basso-lombardo occidentale (Lodi), macromilanese (provincia di Milano, Monzese e Novarese) e brianteo, tenendo però presente che il lombardo alpino è piuttosto una varietà intermedia tra lombardo occidentale e orientale[nonchiaro]. Lo studioso Clemente Merlo definisce il lombardo occidentale come cisabduano, cioè "parlato al di qua (per i Milanesi) dell'Adda"[10].
Fa notare inoltre Andrea Rognoni in Grammatica dei dialetti della Lombardia:
«Una differenza sostanziale tra la Lombardia occidentale e la Lombardia orientale è data anche dal fatto che mentre a oriente non è riuscito ad agire linguisticamente un polo accentratore, a occidente lo sviluppo e la fortuna letteraria di Milano hanno contaminato moltissimo, condizionando dall'esterno sia le parlate appartenenti alla varietà lombardo-prealpina, sia quelle appartenenti alla varietà basso-lombarda, specie all'interno dell'entità idrogeografica posta tra il fiume Ticino e il fiume Adda, chiamata tradizionalmente Insubria, e soprattutto tra i poli urbani di Varese, Como e la bassa milanese. Un'influenza, seppur blanda, del milanese si è fatta sentire, a est dell'Adda, solo nella zona di Treviglio e dell'Isola (Bassa Bergamasca), nonché nel cremasco e nel cremonese più occidentali.»
Il linguista Glauco Sanga avverte inoltre di distinguere i dialetti veri e propri della lingua locale e le koinè regionali dall'Italiano regionale e dialettale.
Le principali varianti dialettali del lombardo occidentale, secondo la divisione di Bernardino Biondelli, sono le seguenti[11]:
milanese, parlato nelle province di Milano, Monza-Brianza, Novara e nella parte settentrionale della provincia di Pavia[11]; affini a esso sono il brianzolo[12] (parlato in Brianza[13], presenta tracce del lombardo orientale[14]), il novarese (parlato a Novara e provincia, con varianti di transizione piemontesi nei comuni più occidentali[15]) e il lomellino[11] (parlato nella Lomellina, zona occidentale della provincia di Pavia[16]). Nell'Altomilanese, si trovano il bustocco (parlato a Busto Arsizio, a ovest della valle Olona, si stacca notevolmente sia dal milanese[17] che dagli altri dialetti parlati nelle località più prossime a Busto Arsizio[18], così come da tutti gli altri dialetti lombardi[19][20]) e il legnanese (parlato nei dintorni di Legnano, il cui legame con Milano influenzò anche il vernacolo, differenziandolo dal limitrofo dialetto bustocco[21]; continua però a conservare una cospicua diversità rispetto alla parlata meneghina[22]).
comasco, parlato in quasi tutta la provincia di Como, tranne l'estrema punta settentrionale del Lario, e nel Sottoceneri[11]; affini ad esso sono il varesotto[23] (parlato nella parte settentrionale della provincia di Varese e lungo la sponda orientale del Lago Maggiore[24]) e il lecchese[23] (parlato nella città di Lecco, in alcuni comuni limitrofi, in Valsassina e sulla sponda orientale del Lago di Como, è considerato uno dei dialetti "cerniera" tra il lombardo occidentale e quello orientale[25][26]).
Determinante è stato il ruolo del lombardo occidentale nella formazione in epoca medievale dei cosiddetti dialetti gallo-italici di Basilicata (Potenza, Picerno, Tito, ecc.), e dei cosiddetti dialetti gallo-italici (o altoitaliani) della Sicilia (Aidone, Piazza Armerina, Nicosia, San Fratello ecc.)[29].
La grafia
Fra le grafie utilizzate, quella milanese classica, usata ad esempio da Carlo Porta e perfezionata negli ultimi decenni dal Circolo Filologico di Milano, è la più rappresentativa da un punto di vista letterario. Altre grafie sono la ticinese, la comasca, la bosina, la novarese e altre decine sparse per tutto il territorio, ispirate al modello fonetico della lingua italiana.
Storia
Lo stesso argomento in dettaglio: Letteratura milanese.
Note
Riconoscendo l'arbitrarietà delle definizioni, nella nomenclatura delle voci viene usato il termine "lingua" in accordo alle norme ISO 639-1, 639-2 o 639-3. Negli altri casi, viene usato il termine "dialetto".
Clemente Merlo, L'Italia dialettale 1 (1924): 12-26.
Karl Jaberg, Jakob Jud - Sprach- und Sachatlas Italiens und der Südschweiz (AIS) (NavigAIS-webArchiviato l'11 dicembre 2016 in Internet Archive. Versione online navigabile)
Gian Battista Pellegrini, Carta dei dialetti d'Italia, Pacini, Pisa, 1977.
Merlo, Clemente, L'Italia dialettale, 1 (1924): 12-26.
«Il dialetto principale rappresentante il gruppo occidentale si è il Milanese, e a esso più o meno affini sono: il Lodigiano, il Comasco, il Valtellinese, il Bormiese, il Ticinese e il Verbanese. [...] Il Milanese è il più esteso di tutti. Oltre alla provincia di Milano occupa una parte della pavese fino a Landriano e Bereguardo; e, varcando quivi il Ticino, si estende in tutta la Lomellina e nel territorio novarese compreso tra il Po, la Sesia e il Ticino, fino a poche miglia sopra Novara. Il Lodigiano si parla entro angusti limiti, nella breve zona compresa tra l'Adda, il Lambro e il Po, risalendo fino all'Addetta nei contorni di Paullo; inoltre occupa un piccolo lembo lungo la riva orientale dell'Adda, intorno a Pandino e Rivolta. Il Comasco estèndesi in quasi tutta la provincia di Como, tranne l'estrema punta settentrionale al di là di Menagio e di Bellano a destra e a sinistra del Lario; e in quella vece comprende la parte meridionale Piana del Cantone Ticinese, sino al monte Cènere. Il Valtellinese occupa colle sue varietà le valli alpine dell'Adda, della Mera e del Liro, inoltràndosi ancora nelle Tre Pievi, lungo la riva del Lario, intorno a Gravedona, e a settentrione nelle quattro valli dei Grigioni italiani, Mesolcina, Calanca, Pregallia e Puschiavina. L'estremità più elevata settentrionale della valle dell'Adda, che comprende a un dipresso il distretto di Bormio, colla piccola valle di Livigno situata sull'opposto pendio del monte Gallo, è occupata dal dialetto Bormiese. Il Ticinese è parlato nella parte settentrionale del Cantone Svlzzcro d'egual nome, al norte del monte Cènere, in parecchie varietà, tra le quali distinguonsi sopra tutto le favelle delle valli Maggia, Verzasca, Leventina, Bienio e Onsernone. Il Verbanese estèndesi tra il Verbano, il Ticino e la Sesia, dalle Alpi lepóntiche fin presso a Novara, ed è quindi parlato lungo ambe le sponde del Verbano, spaziando a occidente in tutte le vallate che vi affluiscono, ed insinuàndosi nella più estesa della Sesia colle sue affluenti del Sermenta e del Mastallone.»
Francesco Cherubini, Vocabolario milanese-italiano, vol.5, 1856, pp.289-290.
«Il parlar di Brianza è un suddialetto del Milanese, e ha communi con quest'ultimo idioma le regole grammaticali considerate nella loro generalità, come anco buona porzione delle voci isolate. Molte però tra queste ultime, e in gran parte anco la pronuncia, differiscono essenzialmente dal milanese idioma»
Brianzolo, su sapere.it, DeAgostini. URL consultato il 4 settembre 2016.
Dizionario milanese-italiano - C. Beretta - Vallardi, 2002.
Vocabolario milanese italiano coi segni per la pronuncia, preceduto da una breve grammatica del dialetto e seguito dal repertorio italiano milanese - F. Angiolini - Sala Bolognese, Forni, 1978, ISBN TO00367438.
Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana - Centro di dialettologia e di etnografia del Cantone Ticino - 1952.
Lessico dialettale della Svizzera italiana - Centro di dialettologia e di etnografia del Cantone Ticino - 2004.
Grammatica del milanese contemporaneo - C.Beretta - Libreria milanese, 1998.
Andrea Rognoni, Grammatica dei dialetti della Lombardia, Oscar Mondadori, 2005.
Comoletti Cesare, La lengua de Milan, 2002
Nicoli Franco, Grammatica milanese
Pagani Severino, Come parla Meneghino - Piccola grammatica del dialetto milanese
Pavia Luigi, Sulla parlata milanese e i suoi connessi, 2001
Pizzagalli A.M., A la scoeula de lengua del Verzee - Studi di lingua e letteratura milanese, 1944
Varie
Letteratura dialettale milanese. Itinerario antologico-critico dalle origini ai nostri giorni - Claudio Beretta - Hoepli, 2003.
I quatter Vangeli de Mattee, March, Luca E Gioann - NED Editori, 2002.
Poesii de Carlin Porta Milanes – Milano, Libreria Vinciana, 1946.
Canzoniere Lombardo (I e II vol.) – Pierluigi Feltrami, Bruno Ferrari, Luciano Tibiletti, Giorgio D'Ilario, Francesco Ogliari, Aldo Caserini – Varesina Grafica Editrice, 1970.
I consigli di Meneghino – Carlo Maria Maggi.
Il barone di Birbanza – Carlo Maria Maggi.
In ucasiun, Tiziano Corti, 2005.
Proverbi e modi di dire Lariani, Gigliola Campiotti, 1997.
AA. VV., Parlate e dialetti della Lombardia. Lessico comparato, Mondadori, Milano 2003.
Clemente Merlo, Italia dialettale, n.24 del 1960-61.
Glauco Sanga, Dialettologia lombarda, Università di Pavia, Pavia 1984.
Bonvesin da la Riva, De magnalibus urbis Mediolani / I grandoeur de Milan, edizione latino-milanese a cura di C. Comoletti, La Martinella di Milano-Libreria Milanese.
Bonvesin da la Riva, Libro delle tre scritture.
Lanternino, Dialectica – Spunterelli di stile meneghino, 1932.
G.A. Biffi, Prissian de Milan de la parnonzia milanesa, 1606.
Franco Bertolli, La parlata popolare di Lonate Pozzolo, Pro Loco Lonate Pozzolo, 2015.
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